IL CASO PARMA: COME LA CITTÀ PUÒ RIVIVERE
Quattro anni fa, quando c’è stato il cambio dell’Amministrazione, Parma partiva da una situazione che il Sindaco stesso aveva definito di letargo: una città ricca e opulenta, una città che si era addormentata, che viveva di eredità, un’eredità che però stava consumando. Ci trovavamo in una situazione di grossa difficoltà, perché la città dei luoghi – Verga fa una distinzione tra la città dei luoghi e la città dei tempi –, intesi anche come luoghi fisici e infrastrutturali, era molto indietro. A titolo di esempio, ci sono voluti trent’anni per pensare di chiudere l’anello della tangenziale e quindici per realizzare il parco attorno ad un edificio di grande rilevanza come la Pilotta.
Parma si trovava in una situazione in cui si doveva recuperare questo gap. Lo abbiamo affrontato, abbiamo impegnato oltre seicento miliardi in tre anni e in questo momento possiamo dire di averlo colmato. È stato uno degli elementi fondamentali della riuscita della campagna elettorale del 2002, tenendo conto che abbiamo anche fatto una politica che ha visto la riprogettazione di alcuni tipi di luoghi di alto valore storico ed architettonico. Nel campo sociale abbiamo avviato l’accreditamento e il completamento delle case protette, l’assistenza domiciliare fatta attraverso aziende accreditate e certificate, così come per gli asili, sviluppando asili pubblici dati in service all’esterno e implementando quelli privati. Quindi, abbiamo cercato di non realizzare strutture che potessero appesantire la spesa corrente.
Siamo a questo punto nella situazione in cui abbiamo incominciato a innescare quella che potremmo chiamare, nella visione della cura della città, la città del tempo; abbiamo cioè incominciato a sviluppare una serie di luoghi dove il cittadino, parmigiano e non, possa vivere intere giornate, possa essere attratto da cose che arricchiscono la socialità. Quindi, abbiamo realizzato il Palazzo della Musica, stiamo per realizzare la Cittadella della Carta, realizzeremo il Palazzo dei Musei, luoghi nei quali ci saranno anche alberghi, bar, ristoranti, momenti di ritrovo e situazioni che possono creare aggregazioni, consentendo di trovare una dimensione sociale in ambienti e luoghi che possano avere un tematismo attrattivo.
Queste sono le cose più importanti con le quali abbiamo chiuso la legislatura. La apriamo, sempre nell’ambito urbanistico, pensando che il Piano Regolatore appena approvato vada totalmente superato. Il Sindaco ha sempre detto che questo era l’ultimo Piano Regolatore, che tra l’altro abbiamo immediatamente trasformato in piano strutturale, comunale ed operativo. Abbiamo avviato una serie di piani di riqualificazione anche di notevole coraggio – due di questi sono stati affidati ad un ex assessore di Barcellona, Oriol Bohigas –, che determinano lo sfondamento di tutta la zona circostante la Stazione ferroviaria e la creazione di una nuova piazza e di centocinquanta mila metri cubi tra residenza, commerciale e terziario, costituendo un polo intermodale. Con questa operazione si proietta la città al di là della ferrovia, creando condizioni per uno sviluppo totalmente diverso, che determinerà una fortissima attrazione nei confronti dei privati, attraverso la creazione di una plusvalenza finanziaria di notevole rilevanza. Il Comune di Parma pensa di moltiplicare operazioni come queste. Esistono alcune zone degradate, alcune zone industriali che saranno delocalizzate: cercheremo di mettere assieme progetti, il più possibile condivisi con le proprietà, ma anche utilizzando gli strumenti che la legge consente alle Amministrazioni locali, in particolare le Società di Trasformazione Urbana – noi ne abbiamo già create due –, strumenti formidabili che danno la possibilità di effettuare un progetto, quindi, di dichiarare la pubblica utilità e a quel punto cercare l’accordo con i cittadini; ovviamente per quelli interessati, mentre per quelli residuali si tratterà di andare a operazioni di esproprio, naturalmente, secondo la nuova norma degli espropri che ripaga in termini reali la proprietà. Questi strumenti danno la possibilità di essere propulsivi, cioè di non lasciare sulla carta i progetti. Naturalmente, affiancheremo le tecniche di project financing, che il Comune di Parma ha già sviluppato, per dare modo alle realtà economiche interessate di realizzare quelle opere, generalmente intese come opere pubbliche, che possono andare a reddito. Noi abbiamo realizzato diversi project financing, sia nello sport, sia negli edifici per uffici, lo stiamo facendo anche per i parcheggi ed è nostra intenzione sviluppare ciò che indica il libro di Verga, cioè un project financing che viene definito fisico, ma che chiamerei territoriale. In poche parole, il Comune assume quasi un ruolo immobiliarista su un’area, un ruolo propulsore, e definisce tutti i rapporti convenzionali che naturalmente danno la possibilità della remunerazione delle aree che vengono messe in gioco.
La cura della città è vista come la necessità di trovare il modo di rivitalizzare la città. Nei grandi comparti la cura s’innesta sulla base della storia, perché, per esempio, un’area che abbiamo ristrutturato è limitrofa al Parco Ducale, mentre l’Auditorium di Renzo Piano è il risultato del riuso dell’antico zuccherificio Eridania. Nella cura della città il Comune di Parma non si è mai tirato indietro: anche nella prima parte della passata legislatura, i luoghi che sono stati ristrutturati sono stati affidati a progettisti di grande valore, l’architetto Botta per quanto riguarda la Pilotta, l’ing. Martinez nel caso d’infrastrutture come il Ponte strallato sul torrente Parma di 160 metri con un unico pilone. Questa opera sarà costosa per l’Amministrazione ma avrà un valore emblematico: rappresenterà la porta a Sud di tutta la città.
Anche nella parte che non è propriamente di sviluppo urbanistico ma di recupero del gap di cui parlavo prima, nelle opere pubbliche si è cercato di avere cura anche dei minimi dettagli. Soprattutto verso la fine della legislatura, ci siamo dedicati alla riqualificazione degli spazi verdi e degli arredi ed in particolare, a seguito di una gara di appalto degli spazi pubblicitari, abbiamo potuto acquisire gratuitamente arredi da collocare in tutta la città che ci hanno consentito di sviluppare un sistema armonico di arredo urbano quale si trova solo nelle più importanti città europee, che verrà imposto quale standard con i Piani Particolareggiati futuri.
Noi ci sentiamo in un solco e ci riconosciamo in quella che è l’ipotesi di una città da accompagnare, una città di cui avere cura, una città da amare e da sostenere, il cui sviluppo va incoraggiato, cercando di definire le linee guida e le direttrici fondamentali. Non disdegniamo una propulsione, un fare che possa dare risultati tangibili e realizzazioni in maniera continua e soprattutto con un coinvolgimento del privato in cui il project financing è il vero fautore della rapidità, l’unico strumento che consente di raggiungere i traguardi fondamentali che si propongono le Amministrazioni: costi contenuti e tempi rapidi.