I MIGLIORI ESITI DEL MADE IN ITALY
Da oltre quarant’anni Faraoni Srl, azienda leader nella lavorazione su disegno di lastre in plexiglas in vari settori dell’arredamento civile, nautico e industriale, ha diffuso il made in Italy nel pianeta. Com’è incominciato il suo viaggio?
Quando ho aperto l’azienda, nell’ottobre del 1967, l’Italia era in pieno rilancio economico. L’Emilia Romagna aveva un PIL pari a quello della Svizzera e l’innovazione era indispensabile in tutti i settori. Avevo ventidue anni e l’entusiasmo di chi si appresta a costruire qualcosa di nuovo. All’Istituto “Aldini Valeriani”, dove eccellevo nelle materie del disegno e della meccanica, mi dissero che avevo grandi doti. Decisi, allora, di acquistare un locale che non costasse troppo per incominciare a lavorare. Era una stalla, messa in vendita per poco da alcuni contadini. Iniziai a eseguire lavori che altre aziende rifiutavano perché troppo complessi e arrivarono subito molte commesse, che mi consentirono di acquistare un terreno, dove, dopo quattro anni, costruii il capannone che oggi è la sede dell’azienda.
Si rivolgono a noi le aziende dei settori più disparati, sia dall’Italia sia dall’estero, per la lavorazione del plexiglas e di altri materiali plastici innovativi, di cui abbiamo fatto alcuni prototipi. Siamo molto richiesti da parte di prestigiosi marchi dell’arredamento, dell’oggettistica, della gioielleria e della moda italiana, soprattutto quando si tratta di lavori che devono essere rifiniti a mano e che le macchine a controllo numerico non riescono a eseguire. La nostra produzione di tipo artigianale è molto richiesta anche dal settore delle macchine automatiche, che ha bisogno di pochi pezzi, ciascuno diverso dall’altro. Inoltre, quando occorre, utilizziamo anche le macchine manuali – che si adoperavano fra gli anni ottanta e novanta, come quella che abbiamo brevettato all’inizio dell’attività – perché danno la possibilità di eseguire lavorazioni personalizzate. Oggi, molti tra i nostri migliori clienti sono ex concorrenti che hanno dovuto ridurre l’attività perché non trovavano manodopera specializzata che sostituisse gli operai man mano che andavano in pensione. Anche per questo considero una fortuna che mio figlio lavori in azienda e sia più esperto di me nell’utilizzo delle macchine automatiche.
È cambiato anche il rapporto con le banche: oggi non basta più la parola, come accadeva in passato…
È ancora così nei rapporti fra aziende, ma non più con le banche. A un’azienda può capitare, per esempio, di avere difficoltà a incassare le fatture dei propri clienti, ma di trovare solidarietà da parte dei fornitori, che dilazionano i pagamenti e le consentono di fare altrettanto con i clienti ritardatari. Negli anni settanta, nonostante gli inevitabili momenti di crisi che ciascuna azienda attraversava, la concessione di finanziamenti era valutata in base a quello che l’imprenditore era riuscito a costruire negli anni precedenti o in base al suo progetto, che testimoniava il valore della persona. C’era una grande attenzione a individuare l’intelligenza dell’imprenditore e a operare con buon senso, mentre oggi tutto si riduce a una questione di numeri la cui valutazione è lasciata al computer.
Purtroppo accade troppo spesso che sia sempre più difficile ottenere da una banca la somma necessaria per acquisire o ristrutturare un’azienda, anche a fronte di fatture da incassare per un valore superiore. Per di più, in Italia, l’acquisto di aziende non può essere detratto dai costi dell’impresa, per la presenza di normative tutt’altro che favorevoli. In questo caso le banche possono concedere mutui per il solo pagamento delle tasse, ma il mutuo ha i costi degli interessi, anche per questo in Italia è molto difficile investire.
In momenti di difficoltà, le imprese devono dare priorità assoluta agli stipendi dei dipendenti, poi al versamento dei contributi, sempre per i dipendenti, poi ai fornitori, infine al fisco. Non dimentichiamo infatti che l’importo fatturato, anche se non incassato, viene tassato, almeno per l’IVA.
Il vostro caso ricorda la bottega rinascimentale, in cui si sperimentava e si vendeva il prodotto su misura. Era la bottega dell’artista che, come notava l’economista Emilio Fontela, è la caratteristica dell’impresa in cui opera il brainworker…
In passato contava prevalentemente la capacità manuale del lavoro, mentre oggi è richiesta soprattutto la capacità di offrire un servizio che altri non sono in grado di fornire, incidendo in modo determinante nella filiera produttiva. Per questo vogliamo offrire ai nostri clienti i migliori manufatti del made in Italy, prodotti unici che restano nel tempo.