PERCHÉ È SCOPPIATA LA RIVOLUZIONE SIRIANA
Gli italiani amano la Siria, di cui condividono la storia, come testimoniano i ritrovamenti archeologici di epoca romana. Il contributo della Siria è considerato, anche dagli accademici, talmente vicino all’Italia che un intero corpo cattedratico dell’Università La Sapienza ha deciso di dare la laurea ad honorem alla moglie del presidente siriano Bashar al-Assad, spiegando che la Siria è considerata parte dell’Italia. Questo episodio testimonia dell’ottimo rapporto che il presidente e sua moglie hanno con il mondo europeo.
Purtroppo, però, in questi ultimi mesi, sono accaduti eventi molto importanti. Premetto che mio cognato, Suleiman Mahmalat, e io amiamo la nostra patria nello stesso modo, pur avendo opinioni opposte sul regime. Entrambi abbiamo un principio e un obiettivo, la salvezza della patria, e non vogliamo che alcun potere, interno o esterno, possa distruggerla. Credo che il nostro sia un discorso costruttivo, stimolo per una vita politica democratica e migliore, caratterizzata da libertà personale, di parola e di opinione. Questi ultimi tre concetti sono stati esaltati da tutti coloro che hanno organizzato manifestazioni nei paesi della primavera araba, cominciate spontaneamente in un modo che nessuno avrebbe potuto immaginare.
Quando qualcuno ha un problema molto simile a quello del suo vicino, se il suo vicino riesce a risolverlo, anche lui è incoraggiato a cercarne la soluzione. Vorrei fare una piccola ricostruzione cronologica per entrare nel discorso. La vera contestazione o protesta è nata a Damasco nel mese di febbraio, quando un cittadino protesta perché è stato arrestato da un poliziotto e alle sue proteste si uniscono quelle di migliaia di persone del suo quartiere commerciale nel centro cittadino: nasce così la prima manifestazione. In Siria, le manifestazioni non autorizzate sono vietate ed è servito l’intervento del Ministro per risolvere la contestazione pacificamente. Dopo circa un mese, accade un episodio analogo: alcuni ragazzi della scuola elementare, spinti dall’entusiasmo, alimentato dai servizi televisivi, per le manifestazioni in corso in paesi vicini, come l’Egitto, scrivono sui muri della scuola “Libertà, il popolo vuole abbattere il regime” e altri slogan molto simili a quelli usati dai manifestanti vicini. Purtroppo, questi ragazzi vengono denunciati e arrestati, e non vengono liberati neanche dopo le richieste dei genitori di considerare la loro giovane età. Questo ha dato il via a una grande manifestazione e così è cominciata la rivolta, alimentata da altri atti di violenza, come il fatto che in un’altra città sono stati sparati colpi di arma da fuoco contro alcuni manifestanti.
Le richieste erano molto semplici: libertà personale, libertà di parola e di opinione e immunità personale. In Siria, infatti, vigeva la legge marziale, che permetteva alle forze dell’ordine di prelevare le persone e farle sparire senza dover dare spiegazioni. Con il passare del tempo, la gente ha smesso di sopportare tutto questo. I servizi segreti erano nati per proteggere lo stato e questo da un lato garantiva sicurezza nelle strade, che sono effettivamente sicure – anche per le donne che possono camminare ingioiellate di notte senza correre alcun pericolo –, ma dall’altro ha limitato la libertà e la dignità delle persone, perché venire arrestati senza alcuna spiegazione significa subire un abuso di potere gravissimo. Anche il mal costume della corruzione è fonte di malcontento. In Siria non erano consentiti i partiti, e tanto meno un’opposizione democratica.
Non possiamo, inoltre, non considerare che la situazione economica sta peggiorando sempre di più, i benestanti si stanno impoverendo, la disoccupazione è aumentata e alcuni grandi investimenti statali sono andati in mano al cugino del presidente. Tali esagerazioni hanno reso la situazione insopportabile e per tutti questi motivi è scoppiata la rivoluzione.
**L'articolo di Nabil al Mureden è tratto dall'intervento al dibattito Siria, dove vai?, che si è tenuto nella Libreria Il secondo rinascimento di Bologna, il 7 maggio 2012.