SIRIA, DOVE VAI?
La nostra associazione “Uniti per Bologna” abitualmente si riunisce per analizzare problemi di ordine sociale o economico riguardanti la nostra collettività locale. Non così questa sera, in cui affrontiamo un’autentica tragedia, che investe un paese rivierasco del nostro mare comune, il Mediterraneo. Questo paese è la Siria, di cui ci parleranno due amici siriani, Nabil Al Mureden e Suleiman Mahmalat, con i quali visitammo la loro patria molti anni or sono. La Siria, con la sua capitale Damasco, è uno dei grandi crocevia della civiltà mondiale e in particolare, insieme a Bagdhad, è il faro della grande cultura arabo musulmana, che illuminò il mondo per cinquecento anni, per poi essere travolta dall’invasione delle barbare orde asiatiche turche.
Quel grande popolo è vittima di un’antica e terribile dittatura che lo opprime da cinquanta anni e ancora paga per quella posizione strategica di cerniera fra Medio Oriente, oriente e occidente. Vedere oggi un esercito duro e agguerrito, che spara cannonate contro abitazioni ricolme di connazionali, quasi disarmati, spesso donne e bambini, riempie di angoscia e di sdegno.
Ma noi occidentali abbiamo già avuto recentemente questo sentimento, quando la Libia si liberò di Gheddafi. E oggi la delusione è grande.
Proprio questo ci rende prudenti perché oggi sappiamo che, dopo quel dittatore, la Libia è ancor più divisa in dimensioni tribali contrapposte militarmente fra loro e sappiamo altresì che ingiustizie, brutalità e torture di ogni genere in questi giorni affliggono quel popolo più di ieri.
In Tunisia, in Egitto e chissà forse domani in Siria, la cosiddetta, tanto sognata e attesa primavera araba assume gli aspetti sempre temuti di un nazionalismo oltranzista e spesso feroce, impregnato di fanatismo religioso che sempre intimidisce gli europei. Questo movimento ha un nome comune, anche se i contorni sono localmente diversi, i “Fratelli musulmani”.
Tutto questo in un contesto mediatico spesso confuso, bugiardo, difficilmente interpretabile.
Al Mureden e Mahmalat tengono a dire che rimangono fedeli patrioti siriani, anche se danno delle loro tragedie interpretazioni e soluzioni diverse e opposte. Essi, pure essendo da anni residenti in Italia ove svolgono affermate professioni, sono una fedele, attuale, immagine del loro popolo. Perché sono addirittura cognati. Ecco quindi evidenziata la terribile linea di frattura che in Siria si spinge a rompere quel popolo in fazioni contrapposte fin dentro le famiglie.
Forse non è stato facile per questi due relatori accettare di esporci, dal vivo di testimoni oculari, quali essi sono, la loro interpretazione della tragedia siriana.
Ma ad essi va un ringraziamento speciale, perché è solo da esperienze di questo tipo che ci è consentito costruirci una valutazione che sia il più possibile vicina a una verità, dura e ostile, spesso terribile.
**L'articolo di Roberto Sgarzi è tratto dall'intervento al dibattito Siria, dove vai?, che si è tenuto nella Libreria Il secondo rinascimento di Bologna, il 7 maggio 2012.