VIVERE LA MENOPAUSA NEL MODO MIGLIORE
Attualmente presidente della SMIC (Società Medica Italiana per la Contraccezione) e membro del Consiglio nazionale dell’AOGOI (Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani), dopo quarant’anni di pratica clinica in vari ospedali – fra cui il “S. Chiara” di Trento, dove è stato direttore della U. O. di Ostetricia e Ginecologia dal ’93 al 2010 – e di direzione scientifica di varie riviste specialistiche, come l’edizione italiana della “Current Obstretic & Ginecology”, lei di recente è stato convocato dal Poliamulatorio di Modenassistenza, di cui è direttore sanitario, a costituire il Centro per la Menopausa e l’Osteoporosi. Con quali obiettivi?
La menopausa è un fenomeno piuttosto recente nella storia biologica della donna, se pensiamo che all’inizio del 1900 l’età media era di quarant’anni. Oggi, al contrario, la donna vive circa metà della sua vita in menopausa. Per questo è importante che la vivano nel modo migliore, evitando il più possibile i disagi che hanno dovuto affrontare le loro mamme e le loro nonne. Il Centro per la Menopausa e l’Osteoporosi può nasce per offrire un punto di riferimento in cui si tirano complessivamente le fila della salute della donna in questa età, attraverso gli esami necessari, che vengono raccolti e valutati per fornire il suggerimento terapeutico più adeguato al singolo caso. Oltre a fornire consigli di tipo dietetico e nutrizionale, il Centro è in grado di effettuare una valutazione dello status delle ossa, di somministrare un’eventuale terapia ormonale sostitutiva e di dare una serie di suggerimenti per rendere più rosa questa epoca della vita.
Quali sono i sintomi più frequenti della menopausa e come possono essere alleviati?
Con l’inizio della menopausa, a volte anche prima, cominciano a presentarsi problemi vasomotori collegati all’assenza di estrogeni, rappresentati soprattutto da vampate di calore notturne e diurne, talora decisamente disturbanti. Ma possono anche intervenire difficoltà a dormire, nervosismo, vuoti di memoria, malinconia. Tutti questi fenomeni vengono definiti “di breve periodo”. Talora sono modesti, tanto che il 5 per cento delle donne non ne soffre affatto, ma talora sono decisamente disturbanti, ed impediscono una normale vita di relazione. Sono ovviamente questi ultimi i casi in cui una terapia estro progestinica, la cosiddetta “terapia ormonale sostitutiva” è indicata.
Successivamente, nel giro di uno o due anni, possono intervenire “problemi di medio periodo”, come la secchezza vaginale, e una correlata difficoltà e dolore nei rapporti, problemi alla minzione, in particolare incontinenza urinaria e più frequenti cistiti. Anche questi problemi possono essere ben affrontati con terapie locali, che possono prevedere o meno l’uso di ormoni.
Nel giro di alcuni anni invece possono intervenire, ma non obbligatoriamente, “problemi di lungo periodo” come problemi cardiocircolatori, degenerazioni cerebrali (Alzheimer in primis, ma non solo), alterazioni da perdita di calcio dalle ossa (osteopenia ed osteoporosi) e altre malattie degenerative dell’organismo.
In questi casi le terapie sono più complesse e prevedono l’uso di farmaci diversi in modo integrato. Naturalmente l’estrogeno e il progestinico della terapia ormonale sostitutiva hanno comunque un ruolo prioritario, per la semplice ragione che i problemi della menopausa ci sono in quanto le ovaie non producono più estrogeni e progesterone, e la terapia deve sostituirli per combattere i danni della loro carenza. Per questo si parla comunemente di “terapia ormonale sostitutiva”, cioè di terapia che sostituisce quanto non è più prodotto dall’organismo.
Di queste condizioni gravi (“problemi di lungo periodo”) la più conosciuta e la più temuta dalle donne, e la più prevenibile per certi aspetti, è sicuramente l’osteoporosi, una drammatica perdita di calcio dalle ossa, che diventano fragili. È comunemente definita come un “killer silenzioso”, perché di solito ci si accorge di essa quando sono già presenti le fratture, che possono dare dolore, contrariamente al periodo precedente in cui il dolore era del tutto assente, nonostante l’osso avesse perso gran parte del suo contenuto di calcio.
L’osteoporosi colpisce le donne molto più dell’uomo, e le donne magre più di quelle un po’ in sovrappeso. Altri fattori di rischio che predispongono all’osteoporosi sono la menopausa precoce (prima dei quarantacinque anni), l’appartenenza alla razza bianca, l’abitudine al fumo, l’abuso di alcool e caffè, l’uso di farmaci come il cortisone o l’eparina o l’insulina, le malattie gastro-intestinali con disturbi dell’assorbimento, i disturbi della tiroide.
Per controbilanciare le perdite di calcio dalle ossa, in questa epoca della vita viene consigliato un apporto supplementare di almeno 1200-1500 mg di calcio, che possono essere benissimo integrati con l’alimentazione, con acque mineralizzate ricche di calcio (e possibilmente povere di sodio), e con uno stile di vita adeguato, che comprenda il movimento e la vita all’aria aperta. Eventualmente si possono assumere anche degli integratori alimentari. In ogni caso una dieta adeguata ricca di antiossidanti andrà adeguatamente impostata, eventualmente preceduta da alcuni esami che valutino lo stress ossidativo, grande nemico della nostra salute e in particolare della pelle e della circolazione, con conseguenze come la comparsa di rughe e cellulite, la perdita di elasticità e, a livello circolatorio, un maggiore rischio d’infarto.
Quali sono gli strumenti a disposizione del vostro Centro per diagnosticare un’eventuale carenza di calcio?
La diagnosi della carenza di calcio si può effettuare attraverso la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata): si tratta di semplici misurazioni con apparecchi a ultrasuoni, strumenti che non danno radiazioni, e le cui misurazioni sono facilmente ripetibili in qualunque epoca della vita e in varie condizioni di fisiologia e di patologia (disturbi dell’assorbimento intestinale, terapie in atto con cortisone o eparina, disturbi dell’alimentazione come l’anoressia, diete carenti, ecc.).
A volte, per necessità particolari e per la valutazione di determinati distretti ossei come l’anca o la colonna vertebrale, può essere utile eseguire la MOC con strumenti a isotopi radioattivi (gadolinio) o con raggi X.
In certe condizioni si ricorre anche alla valutazione sul sangue o sulle urine di alcuni marcatori del metabolismo osseo.
Certamente, come lei ricordava, per la cura delle patologie legate alla menopausa occorre intervenire con terapie mirate e specifiche a seconda del caso, ma può dare qualche suggerimento valido per la prevenzione?
Controbilanciare i pericoli legati alla menopausa è relativamente facile. Basterebbe applicare nella pratica quotidiana tre regole: non fumare, fare movimento e seguire una dieta equilibrata. Dire che il fumo fa male è ormai superfluo. Basta citare le migliaia di morti che fa ogni anno e i danni che crea a tutti i livelli dell’organismo.
Il movimento fa bene sempre, tutti i tipi di movimento sono utili: camminare, ballare, andare in bicicletta, fare ginnastica dolce, e così via. Camminare spediti almeno mezz’ora al giorno è sicuramente un’ottima medicina, per le ossa e per la circolazione, oltre che per l’umore.
La dieta deve essere possibilmente “mediterranea” (olio di oliva come condimento, ortaggi e frutta in abbondanza, legumi al posto delle proteine animali, raramente la carne, e infine pochi zuccheri), e deve prevedere l’introduzione di un grammo e mezzo di calcio al giorno, attraverso latte e latticini, o alimenti contenenti calcio, dai pesci alle acque minerali. Meglio tanti piccoli pasti semplici nella giornata e soprattutto impostare una dieta pertinente da seguire poi con costanza.