ITALIANI, TORNATE PROTAGONISTI DELL'ECONOMIA EUROPEA

Immagine: 
Qualifiche dell'autore: 
economista, scrittore, banchiere, presidente della Commissione per la liberazione della crescita

L’attuale fase storica esige una constatazione essenziale per l’Europa e per l’Italia: non può esistere un mercato sostenibile senza le leggi e la loro applicazione e senza un ordine. Come può avvenire una globalizzazione dei mercati, se non c’è la globalizzazione delle leggi e dei regolamenti? Senza leggi, vivremmo solo la globalizzazione dei mercati criminali, del mercato nero e dell’economia sommersa; vivremmo la globalizzazione della finanza, ma non la globalizzazione di una crescita sostenibile. Nonostante sappiamo che le nazioni non possono sopravvivere senza leggi, abbiamo organizzato tanti diversi liberi mercati in tutto il mondo, senza regolamentazioni a livello planetario. Ma neppure il G20 è una soluzione efficace, perché non riesce a creare regole che funzionino a livello mondiale.

La crisi è incominciata, se ci pensate, proprio perché abbiamo creato una globalizzazione senza regole. La finanza può funzionare senza le regole, ma non con l’economia globale, con le società globali. Cosa succede allora quando la finanza crea la crisi globale? In questo caso non è stata approvata una legge, e nemmeno una regolamentazione, da parte della Banca Mondiale, dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio e di altre organizzazioni. L’unica decisione è stata quella di rinviare il problema aumentando il debito pubblico. In tutto il mondo, abbiamo solo spostato il problema economico dal pubblico al privato. “Qualcosa succederà”, diceva qualcuno, ed è esattamente ciò che sta accadendo a tutti noi adesso, quando pensiamo di aspettare che la soluzione arriverà da sola. A volte accade che la soluzione intervenga con l’innovazione o con le guerre. Così potrebbe accadere che qualcosa o qualcuno che arriva da fuori ci porti la soluzione. Per questo rinviamo, ma, rinviando, le soluzioni non arrivano perché l’innovazione non è sufficiente, l’inflazione non aiuta e la guerra non c’è, per fortuna. Abbiamo aumentato, però, il livello d’indebitamento. Pensate non solo agli Stati Uniti, ma anche alla Cina. La prossima grande notizia sarà il timore della bancarotta della Cina, dato che l’indebitamento di questo grande paese nei confronti del mondo corrisponde al 70 per cento del suo PIL. E noi non facciamo altro che aspettare. Aspettiamo che qualche aiuto arrivi, forse dalla luna o da qualche altra parte?

Anche i paesi europei hanno aumentato il livello di debito, per questo dovremmo parlarne di più e trovare una soluzione europea. Finora non abbiamo mosso nulla e così il debito è aumentato un po’ troppo in tutti i nostri paesi. E poi, nel momento in cui non riusciamo a finanziare il nostro debito, ci rivolgiamo alla Banca Centrale. Negli Stati Uniti si chiama “leasing quantitativo”, mentre in Europa usiamo un termine diverso, ma fondamentalmente sono le banche che danno denaro alle banche centrali, che fanno altrettanto con le banche locali. Si tratta semplicemente di una libera creazione di denaro senza nessuna soluzione. 

È vero che in questo momento nessuno di noi può fidarsi di questo sistema. È anche vero che sempre in questo momento un aspetto del problema è la Grecia, che rappresenta il 2 per cento del PIL europeo. Sarebbe un problema facile da risolvere, però non viene risolto. Alcuni anni fa poteva essere più facile intervenire, ma non è stato fatto. La soluzione è stata trovata nello scorso mese di luglio, ma non è stata ancora implementata proprio per le lungaggini parlamentari, e forse la Grecia potrebbe fallire. E allora potrebbe accadere che quello che chiamiamo il mercato dovrebbe essere forse chiamato l’area dei “lenders”, cioè dei finanziatori, che giustamente vogliono sapere se la Grecia li ripagherà o qualcuno pagherà al suo posto. Se nessuno pagherà per la Grecia, è chiaro che la domanda cambierebbe e diventerebbe: cosa succederà la prossima volta? La prossima volta potrebbe capitare alla Spagna, all’Irlanda, al Portogallo e infine all’Italia. Per tantissime ragioni. Potrebbe capitare anche alla Francia, perché la situazione francese non è certo migliore della vostra, in Italia. Ma, oggi, in prima fila c’è proprio l’Italia. 

L’Italia ha un debito pubblico elevato, è lenta nell’attività legislativa, è carente nella gestione governativa e non è credibile quando promette l’attuazione delle riforme. E ancora, non sembra essere in grado di trovare un buon equilibrio tra l’Italia molto ricca e quella molto povera. C’è qualcosa d’ironico nella situazione italiana. Quando consideriamo l’Europa, per esempio, vediamo che la ricchezza privata dei cittadini europei è sei volte il PIL europeo, mentre la ricchezza privata italiana – almeno, quella che conosciamo – risulterebbe otto volte il PIL italiano. Questo vuol dire che basterebbe una tassa dell’uno e mezzo per cento, applicata per dieci anni, per sbarazzarsi completamente dell’intero debito pubblico. Ovviamente questo non accadrà mai, perché manca la credibilità e la capacità di attuare una simile misura. Nessuno di noi è pronto a implementare le leggi e il diritto a livello europeo e mondiale ma, se non siamo in grado di farlo, rischiamo veramente il tracollo. 

In Italia, può essere fatto in breve tempo qualcosa che aumenti la credibilità del paese, ma se questo non avviene, allora potrebbe presentarsi lo scenario peggiore. Anzitutto si potrebbe verificare la bancarotta della Grecia, poi potremmo avere una perdita di fiducia delle banche italiane e francesi, in terzo luogo potrebbe intervenire una mancanza di fiducia anche nei confronti della capacità italiana di restituire il debito. Quarto punto, potrebbe subentrare una sfiducia nella capacità dell’intera Europa di risolvere i problemi italiani, visto che l’Europa non è stata neanche in grado di risolvere il piccolo problema greco. E, quinto e ultimo punto, potrebbe esserci il crollo dell’euro. 

Però, rimangono ancora due considerazioni. La prima è che l’euro non sopravvivrà senza un budget federale, perché in tutta la storia non abbiamo mai constatato che una divisa possa proseguire senza uno stato. Se non si costituirà uno stato europeo, fra dieci anni, l’euro non esisterà più. Questo è il primo aspetto. Il secondo è che, nel caso di crollo dell’euro, tutti i singoli mercati e il mercato unico crolleranno, perché noi abbiamo creato l’euro proprio per sostenere il mercato unico. Il mercato unico, infatti, senza questa divisa non può funzionare. 

È fondamentale che tutti quanti voi, cittadini italiani, facciate tutto ciò che è necessario per riacquistare credibilità, per aumentare la vostra capacità di essere veramente protagonisti dell’economia mondiale. Dovete trovare un modo per aumentare il livello di tasse al punto da ridurre il vostro debito, ricordando che è più facile ingoiare un pezzo solo una volta sola, che non stare in agonia per dieci anni. Fatelo una volta sola, con forte impatto. La prossima settimana annunciate un programma credibile sull’aumento delle tasse, sulla riforma pensionistica, sulle riforme del mercato del lavoro e anche sull’efficienza dell’apparato governativo. Parlate anche di sviluppo regionale, fate riferimento alle riforme universitarie. Poi basta. Ovviamente consiglio le stesse decisioni anche al mio paese. 

Abbiamo un’altra soluzione, che potrebbe essere sia la migliore sia la peggiore. Oggi, per esempio, per evitare la bancarotta delle nazioni europee, viene utilizzata la Banca Centrale, che finanzia le nostre economie. Abbiamo fatto un errore terribile, quello di aumentare il livello di liquidità, mentre il vero problema è la solvibilità: prima o poi, bisogna pagare i conti e allora occorre solvibilità. Potrebbe esserci un’altra soluzione, sempre a livello europeo. Dovremmo renderci conto che l’Europa, come entità statale, non ha debito, diversamente dagli Stati Uniti, che hanno debiti sia a livello statale sia a livello federale, come il Giappone o qualsiasi altra nazione. Noi europei, in effetti, abbiamo un debito a livello dei singoli stati, ma non a livello dell’Unione. Questo è il motivo per il quale potrebbe essere abbastanza facile creare gli eurobond. Grazie a queste obbligazioni, infatti, possiamo attivare un nuovo livello di prestito su scala europea. Potrebbe essere la soluzione peggiore, perché aumenterà la possibilità di fare altri errori, come entrare in un nuovo debito e rinviare ancora una volta i problemi. Ma, al tempo stesso, potrebbe essere la soluzione migliore, proprio perché, se sfruttiamo questa possibilità di nuovo debito, possiamo utilizzare queste somme per aumentare l’innovazione e per fare più investimenti. E, inoltre, potremmo avere un certo controllo da parte delle entità europee o almeno nell’area euro, per limitare il deficit di ogni singola nazione europea. Infatti, se l’Europa chiede denaro in prestito, bisogna limitare la capacità di ogni singola nazione di chiedere a sua volta prestiti, per evitare un’esplosione. Questo comporta avviare la creazione di un sistema federale europeo. 

Ricordiamoci quello che è successo nel 1790 negli Stati Uniti, quando in meno di una notte e durante una cena, tre persone, Thomas Jefferson, Alexander Hamilton e James Madison, hanno deciso di creare uno stato, una sua città capitale, un bilancio statale, un esercito e anche i buoni del tesoro di questo stato. Era il 26 luglio 1790. Il problema è che non abbiamo questi tre signori in Europa quest’anno.*

*Il testo di Jacques Attali è tratto dal suo intervento al convegno economico inaugurale del Cersaie Vivere l’evoluzione del mercato (Palazzo dei Congressi, Bologna, 20 settembre 2011).