OCCORRE INVESTIRE NEL CENTRO STORICO
Da alcuni anni impegnato nel settore alimentare, che ha esplorato anche in ambito internazionale, è amministratore delegato della sede di Bruxelles di un’importante azienda italiana. Anche per questo, recentemente, è stato selezionato e intervistato fra alcuni dei più importanti manager del paese per uno studio sulle strategie di eccellenza nelle imprese più rappresentative d’Italia. In che modo il contesto culturale in cui si è formato ha inciso nella sua esperienza?
L’Italia ha il dono dell’invenzione, non a caso è qui che nasce l’artigianato, che comporta l’invenzione di dispositivi differenti per ciascun caso specifico. Nel confronto con manager provenienti da altri paesi ho constatato che quello italiano trasferisce in ciò che fa la cultura dell’integrazione e dell’invenzione costanti. In particolare, mentre altrove la formazione è per lo più impostata su schemi rigidi, in Italia è ancora valorizzata l’iniziativa personale e la fantasia che hanno contribuito alla costruzione di quel bellissimo marchio che è il made in Italy. Inoltre, ritengo che “manager” sia colui che scommette su una politica lungimirante che coglie della crisi le opportunità, anziché vederla come segno negativo. Purtroppo, solo nei momenti più difficili l’Italia ha saputo valorizzare le immense risorse che aveva e ancora oggi sta raccogliendo molto da quello spirito di costruzione, tant’è che il settore del turismo continua a prosperare grazie alle nostre bellezze architettoniche, nonostante i pochi investimenti. Ecco che, pur non avendo grandi risorse energetiche e una grande industria, le piccole e medie imprese investono sulle capacità del singolo, spesso un manager che prosegue e innova con tanto buon senso, lungimiranza, inventiva e passione per quello che fa.
In effetti, lei è promotore di una delle più note eccellenze del made in Italy, la ristorazione di qualità, scommettendo su una peculiarità tutta italiana, il centro storico di Bologna, e per di più in un momento di crisi…
Ci sono due strade: o arrendersi, ma in Italia non possiamo permettercelo, o valorizzare e rilanciare il nostro patrimonio culturale. Abbiamo i mezzi per riuscire, basti pensare alla pasta italiana: un prodotto semplice composto di farina e acqua che abbiamo esportato in tutto il mondo. La mia esperienza imprenditoriale nasce in controtendenza con le politiche che sono state attuate in questi ultimi anni. Proprio mentre la crisi impoverisce la città e il nostro centro storico risente della mancanza di rilancio, insieme a alcuni amici innamorati di Bologna abbiamo investito per riportare vita nel centro storico e riproporre la buona ristorazione abbinata a quella ospitalità che l’ha resa celebre nel mondo. In particolare, abbiamo riscoperto un angolo tra i più belli di Bologna con il Ristorante 7 Archi, un locale vincolato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali, che si sviluppa all’interno di un’antica torre medievale con un bellissimo patio sormontato da volte gotiche e con mirabili affreschi all’interno, tuttora oggetto di studio, tant’è che spesso riceviamo studenti delle facoltà di architettura che fanno la tesi di laurea sulla sua struttura. Questo scorcio caratteristico della città è stata una sfida. È un’esperienza bellissima, d’altra parte però, se non fosse stata messa in piedi dal sottoscritto con altri amici, già protagonisti in diversi ambiti lavorativi di rilievo, non si sarebbe fatto nulla. Le difficoltà burocratiche e di rapporti all’interno di un equilibrio economico già consolidato nel business della città, infatti, sottolineano come sia ancora forte una mentalità che vede chi investe in un’idea nuova come un nemico anziché come un portatore di ricchezza. È una logica arcaica che occorre abbandonare, mentre è da notare come spesso non ci sia molta collaborazione fra gli stessi esercenti. Sembra che in Italia si propenda quasi per un’oligarchia mascherata da democrazia per cui sono sempre i soliti pochi che beneficiano del tanto. Questo è uno dei mali dell’Italia, che scoraggia l’investimento di grandi capitali stranieri, non a caso spesso impiegati nel resto d’Europa. Anch’io sono stato tentato a investire altrove, sarebbe stato più semplice e nettamente più redditizio, ma mi sono chiesto perché avrei dovuto creare valore fuori dall’Italia e dalla nostra città che, invece, ne hanno tanto bisogno. Per queste ragioni, invito altri colleghi manager e imprenditori a investire nel centro storico, che non deve cadere nell’oblio ma divenire volano per l’economia della città, contribuendo a creare nuovi posti di lavoro e nuove opportunità e incentivando un nuovo tipo di business di cui ciascuno può beneficiare.
Il patrimonio culturale dei nostri centri storici ha la chance di giungere a profitto se è inteso non come qualcosa che c’è già, ma come occasione per fare nuovi progetti…
Penso che la mancanza di progetto sia dovuta alla paura del cambiamento, ma questo si traduce inevitabilmente nell’annichilimento del centro della città, che infatti è sempre più isolato anche a causa di problemi di accesso e di parcheggio. La risposta a queste problematiche non c’è e spesso è lasciata al singolo imprenditore che non ha altro mezzo se non la sua inventiva. Occorre incominciare a pensare a un progetto comune per favorire il centro di cui ciascuno sia partecipe, perché la posta in gioco è tale per cui o si vince o si perde tutti. Se il Ristorante 7 Archi riesce, riescono anche le altre attività che operano nel centro e questo è un bene per tutti. Questo è il modo di donare nuovamente la città ai cittadini bolognesi, ecco perché il Ristorante 7 Archi ha scelto uno chef italiano d’eccellenza con esperienza internazionale, che è stato ambasciatore della nostra cultura culinaria all’estero e che attualmente è ambasciatore della migliore cucina tradizionale e sperimentale nel centro della nostra città, in via Marchesana 6 (www.ristorante7archi.it).