NASCE A MODENA IL PRIMO ITS PER MECCANICA E MATERIALI
Grazie all’impegno di imprese (fra cui S.C.E.), enti di formazione ed enti pubblici, capofila l’ITIS Fermo Corni, si è costituita a Modena la Fondazione dell’Istituto per le nuove tecnologie per il made in Italy, da cui nascerà il primo istituto tecnico superiore con specializzazione in meccanica e materiali, unico in Italia. A quali esigenze risponde e quali opportunità offre, soprattutto in un momento in cui l’aumento della disoccupazione costringe a uno sforzo per l’invenzione di nuovi mestieri?
Negli anni sessanta e settanta, l’ITIS Fermo Corni era la scuola più rinomata d’Italia per la meccanica e per le telecomunicazioni: Rai, Sip (oggi Telecom), Siemens, Telettra e tanti altri mandavano a Modena funzionari incaricati d’intercettare i giovani appena diplomati al glorioso Istituto. Io stesso ho incominciato così la mia carriera lavorativa in Italtel a Milano. Paradossalmente, oggi che le aziende del nostro territorio hanno raggiunto un tale livello d’innovazione da richiedere le specializzazioni più avanzate, non esistono periti all’altezza dei loro bisogni e la formazione deve essere completata in azienda. Soprattutto in un momento in cui nel nostro paese si deve rilanciare l’economia, gli imprenditori devono incominciare a essere presenti nel cambiamento dei modi di preparare i futuri collaboratori. Nel dopoguerra, per una nazione che doveva essere ricostruita, per un’industria che si stava sviluppando, occorreva un impulso culturale nuovo e la più ampia diffusione del sapere tecnico, nella meccanica, nella fisica e in tutte quelle discipline che preparavano le persone ai mestieri. Oggi più che mai – in un momento in cui non possiamo più permetterci di sprecare risorse, di contenderci i bravi periti o di doverli cercare all’estero –, il compito della scuola tecnica è quello di preparare le persone per il loro ingresso in azienda. Ecco che allora la costituzione della Fondazione per l’ITS è veramente l’espressione di quello che Modena è stata in passato: in dieci giorni siamo riusciti a mettere d’accordo aziende, associazioni ed enti locali e accedere a finanziamenti che consentiranno l’istituzione di un corso post-diploma, con l’obiettivo di formare super-periti, uomini che, oltre all’apprendimento del mestiere, abbiano la voglia di conoscere al di là del loro campo specifico e la capacità di muoversi agevolmente tra meccanica, materiali e loro lavorazioni, senza arretrare di fronte ai numerosi risvolti della tecnologia, ma affrontando i nuovi ostacoli e risolvendo i problemi che la professione incontra in un mercato sempre più globale e variabile.
Quindi, le imprese del nostro territorio hanno bisogno di figure che sviluppino le nuove frontiere delle specializzazioni?
Sicuramente. Sono frontiere che hanno bisogno di competenze e capacità di adattamento. Se pensiamo alla green economy – la domotica, i convertitori solari, l’illuminazione eolico-solare, l’auto elettrica, ambiti in cui le aziende del nostro Gruppo stanno investendo da anni –, abbiamo bisogno non solo di periti evoluti, ormai merce rara, ma anche di uomini in grado di affrontare argomenti con angoli di lettura diversi da prima.
La società sta scontando il pregiudizio che in passato ha gravato su una mentalità antirinascimentale, per cui molti studenti e molte famiglie prediligevano le professioni ai mestieri, con la conseguenza che oggi medici e laureati in materie umanistiche per esempio, sono esposti fortemente al rischio occupazionale. Tale pregiudizio, inoltre, ha influito sulla diffusione e l’insegnamento del sapere tecnico, che è sempre più stato lasciato in posizione secondaria, facendo venire meno quell’interscambio tra scuola e mondo del lavoro, che è alla base dello sviluppo di un territorio. Il progetto dell’ITS ha proprio l’obiettivo di consentire stadi di preparazione avanzati per i periti, attraverso il confronto costante dei docenti con le aziende, in modo da seguire l’evoluzione tecnologica, che oggi corre a velocità impressionate: gli insegnanti devono scendere dalla cattedra così come noi imprenditori dobbiamo metterci più a disposizione della scuola. Come diceva Einstein, “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”.
Anche in questo ambito, possiamo constatare che la materia intellettuale nasce dal confronto, come poi ha dimostrato l’esperienza di rete che il Gruppo S.C.E. ha attivato con il suo High Tech Park…
La ricerca è la voce più importante per aziende ad alto contenuto tecnologico come le nostre, ma gli investimenti in ricerca spesso vogliono dire milioni di euro, che solo le grandi aziende possono permettersi. Oggi, le piccole aziende non possono diventare grandi, se non trovando una forma di associazione, ecco perché abbiamo pensato di costituire il parco tecnologico, con l’obiettivo di limitare i costi, non solo della ricerca, i cui risultati sono messi a disposizione di più aziende, ma anche i costi generali dovuti all’amministrazione, al magazzino, alla logistica, alla gestione degli ambienti. La trasformazione esige sempre nuovi modi di organizzare l’attività, e noi amiamo farci trovare preparati.