OCCORRE UNA POLITICA CHE FAVORISCA GLII INVESTIMENTI
In questo numero della rivista discutiamo delle ragioni di salute nei vari ambiti. Quali sono le ragioni di salute dell’impresa, oggi?
In Italia, la salute dell’impresa è molto precaria e le motivazioni sono diverse. Dal dopoguerra a oggi, il modo di percepire l’imprenditore non è cambiato, viene ancora indicato come colui che ruba e che sfrutta il dipendente. È constatabile l’assenza di una mentalità collaborativa fra sindacati e impresa, mentre il percorso che sta facendo il mondo imprenditoriale comporta la valutazione di nuove esigenze di sviluppo che esigono la libertà di fare quello che occorre per l’azienda, pur nel rispetto dei dipendenti. Attualmente, non ci sono le condizioni perché gli imprenditori possano lavorare con serenità, addirittura è più produttivo creare opportunità di lavoro in altri paesi. Questo dato è confermato anche dal fatto che gli imprenditori esteri non fanno più investimenti in Italia. Il caso del referendum sul Contratto di Mirafiori è indicativo: come si può gestire un’azienda in cui i sindacati in poche ore affermano che, se vincerà il no, occorrerà nazionalizzare la Fiat? Questi sono segnali molto forti e un imprenditore prima di avviare un’attività ci pensa due volte.
È uno scenario che favorisce lo scontro più che la costruzione…
Occorre un costante confronto fra impresa e sindacati, così com’è però essenziale che non manchi l’adeguamento alle esigenze attuali dell’impresa. Sono trascorsi più di sessant’anni dalla fine della guerra e quaranta dalla conquista dei diritti dei lavoratori, ma oggi ci sono nuovi valori che devono trovare integrazione, perché non si tratta più solo di tutelare il diritto al lavoro (che passa anche dalla possibilità di dare il lavoro), ma anche tutto il resto: il valore del lavoro che tenga conto di quanto è cambiato il modo di lavorare. Occorre trovare le condizioni perché nell’impresa si metta a disposizione un servizio, invece c’è solo la mentalità dello scontro. Non essendoci valori forti nella politica, viene demandato al sindacato fare quello che la politica non riesce a fare. Pertanto, questo stato di cose ha prodotto la logica dello scontro anche all’interno del sindacato, che si è disgiunto in varie sigle con opinioni e strategie molto diverse. In questo momento è in atto una prova di forza all’interno dei sindacati. Che cosa significa fare un referendum e poi incominciare a trattare? Mettiamoci attorno a un tavolo e discutiamo prima di ciò che occorre fare. Se il referendum di Mirafiori si fosse concluso con la vittoria dei no, quali sarebbero state le conseguenze? Questa è la domanda che si pongono gli imprenditori oggi.
Cosa occorre per favorire l’impresa?
Incontro spesso sindaci, giovani e imprenditori, e noto un comune senso di lassismo secondo cui, se le cose vanno male, non si può fare altro se non lasciare che vadano sempre peggio. Lo scoraggiamento, invece, è la cosa più devastante in cui possano imbattersi l’impresa e la società, pertanto, ritengo che occorrano nuovi stimoli per garantire un futuro al paese. Oggi i giovani hanno tutto ciò che desiderano, per cui non interessa a nessuno fare l’imprenditore per ventiquattr’ore al giorno, quando si può fare qualcos’altro, che va bene comunque. Occorre ricreare quello stimolo alla costruzione, che la nostra generazione ha avuto nel dopoguerra e che oggi manca. È una scelta: o vivere nella mediocrità, come fanno tutti, oppure vivere nell’eccellenza; e questo è uno stimolo per fare impresa, non un obbligo. Caffitaly rappresenta un marchio di qualità perché ciascun settore dell’azienda ha una qualifica speciale per raggiungere gli obiettivi che gli sono affidati e per giungere all’eccellenza.
La salute dell’impresa è un risultato che si costruisce con l’impegno dell’imprenditore alla valorizzazione dei propri dipendenti e dei propri prodotti, tenendo conto del mercato in cui opera. Tuttavia, oggi, l’imprenditore risente di una gestione politica che non dà un’immagine positiva del nostro paese all’estero. Possiamo, infatti, fare cose eccellenti, ma quando siamo all’estero noi presentiamo molto di più del nostro prodotto. In tal senso, posso constatare che il made in Italy non ha più la forza che aveva vent’anni fa, con il marchio forte di grandi imprese del nostro territorio.
Occorre che la politica ascolti le esigenze della gente senza fare populismo, senza tutelare i corporativismi e senza favorire l’impreparazione strutturale del nostro sistema economico, ma operi con interventi che diano una svolta a questo stato di cose, così com’è avvenuto in altri paesi. È importante, quindi, investire in efficienza, nella realizzazione di progetti in tempi più brevi, per presentare un’immagine più costruttiva. Una sana amministrazione giova all’immagine di un’impresa così come di un territorio.