LE DONNE, L’IMPRESA E IL MITO DELLA MADRE

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presidente dell’AIDDA (Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d’Azienda) Delegazione Emilia Romagna

Inizialmente pensavo di dare solo un saluto in qualità di Presidente della Delegazione Emilia Romagna dell’AIDDA, poi però sono stata sollecitata da Anna Spadafora a dare una testimonianza sul tema Le donne, l’impresa e il mito della madre. Allora mi sono chiesta: in che modo nell’esperienza delle donne imprenditrici è riscontrabile il mito della madre? Premetto che non credo nella contrapposizione fra uomini e donne, altrimenti passiamo dalla lotta di classe alla guerra di genere. Per questo, ritengo che sia opportuno pensare a ciò che può dare il mito della madre all’impresa, indipendentemente dal fatto che un’azienda sia costituita, diretta o gestita da una donna o da un uomo. Poi possiamo anche distinguere fra i valori portati dalla cultura femminile e quelli cari alla cultura maschile, che si trasmettono di generazione in generazione in ciascun ambito della vita, e non solo nell’impresa: valori che possono o devono essere messi in discussione, oppure possono portare vantaggio a chi li applica, ma che non dovrebbero comunque essere applicati senza una riflessione a monte.

Allora, pensando al mito della madre nell’impresa, non posso fare a meno di considerare qualcosa di cui ciascuno può avere esperienza nei primi anni di vita: la persona che si prende cura di un bambino appena nato è proprio come un imprenditore: deve rispondere alle esigenze più immediate e urgenti che si presentano in ogni momento della giornata, ma fa ciascuna cosa tenendo conto dell’avvenire, capisce che qualsiasi gesto o parola ha implicazioni che vanno ben al di là del momento presente. E questa impossibilità di circoscrivere le azioni al presente comporta uno sforzo programmatico: è importante non solo come si conclude una giornata, ma anche quante cose si sono portate avanti e quanto si è seminato per il giorno dopo, il mese dopo e l’anno dopo.

Lo stesso paragone vale per il modo di fare le cose, la cura con cui occorre farle, l’esigenza di svolgere tante attività simultaneamente, senza aspettare che sia conclusa una per incominciarne un’altra, ma tenendo ciascuna di esse sotto controllo: è ciò che si vede fare alle persone che si prendono cura dei bambini e della casa, ma è ciò che deve fare ciascun imprenditore o imprenditrice, se vuole ottenere risultati interessanti. Sembrano semplici precetti, eppure, se non c’è il mito della madre, nell’impresa non si sentono altro che lamenti per i sacrifici che si devono fare, partendo dall’idea che ci si debba fare in quattro o in cinque per svolgere tutte le attività oggi richieste dalla complessità dell’organizzazione aziendale e dalla burocrazia. Il mito della madre è il mito di chi, uomo o donna che sia, non si limita a lamentarsi, ma coinvolge i collaboratori nel progetto d’impresa e scommette sulla loro intelligenza e sui loro talenti, che sicuramente non sono innati e bisogna far sviluppare, come fa chi si prende cura dei bambini, ma poi può contare su una crescita, un’abbondanza e una ricchezza inesauribili.