TESTIMONIANZE GRAFICHE DI ANGELICA KAUFFMANN A BOLOGNA
Al successo di Angelica Kauffmann hanno indubbiamente contribuito sia le incisioni tratte dalle sue opere da parte di numerosi incisori d’après, più o meno noti, sia le incisioni da lei realizzate in prima persona. Le incisioni d’après sono ispirate ai suoi dipinti, o sono riprodotte da disegni appositamente realizzati dalla pittrice, e generalmente hanno soggetti ispirati alla letteratura classica e sua contemporanea. Le incisioni per cui essa seguiva la trascrizione su lastra sono, per la maggior parte, ritratti. Angelica si è dedicata all’attività incisoria fin dalla prima giovinezza, e ha intensificato la produzione verso la fine del suo operato.
Vengono qui prese in esame sei opere appartenenti a collezioni private e pubbliche bolognesi1 che versano in un differente stato di conservazione per fattori strettamente legati ai criteri espositivi e alle tipologie di montaggio adottate. Si tratta in tutti i casi di incisioni ad acquaforte, quattro di esse (due di proprietà della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, due provenienti da una collezione privata) sono incisioni d’après e sono acqueforti a cera molle realizzate alla “maniera crayon”2. Tale tecnica consente di ottenere un tratto simile a quello di un disegno, in questi quattro casi l’intento è di simulare la sanguigna. Questo effetto era ricercato dagli incisori per raggiungere un pubblico che altrimenti non avrebbe potuto acquistare opere d’arte a fini decorativi (le incisioni sono, difatti, molto più economiche dei disegni e dei dipinti, quindi, più accessibili) e che diveniva sempre più vasto, tanto che verso la fine del XVIII secolo, prende piede il termine inglese furniture print.
Le incisioni dell’Archiginnasio sono state stampate su una carta fabbricata a macchina di modesta qualità e sono inserite all’interno di una cornice posta a diretto contatto col vetro, senza distanziatori. Il contatto diretto col vetro impedisce all’aria di circolare bene, ciò che può facilitare un aumento dell’umidità relativa e, di rimando, la deformazione del supporto cartaceo o, peggio ancora, l’insorgere di attacchi microbiologici. Nelle due incisioni, vi sono alcune macchie di foxing, tipologia di degrado molto frequente nella carta; il termine si rifà all’inglese “fox” perché le macchie hanno un tono rossastro. Tale degrado, in questi due casi, è causato sia dal montaggio (acidità del cartone posto a protezione del verso) sia dalla natura stessa della carta che, come abbiamo accennato, è di modesta qualità.
Le due incisioni provenienti da collezione privata sono il classico esempio di furniture print: non a caso, sono state decurtate per poter essere adattate alle cornici circolari all’interno delle quali sono inserite, a contatto diretto col vetro (si veda foto in alto a sinistra). Decurtando le incisioni lungo il perimetro sono andate perse preziose informazioni (soggetto, incisore, e via dicendo, come si vede nella foto in basso a destra). Le opere presentano un forte imbrunimento del supporto dovuto all’asse di legno posta a protezione del verso oltre a significative deformazioni legate al montaggio.
Infine, abbiamo due opere di proprietà del Gabinetto e dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca di Bologna realizzate con la tecnica ad acquaforte “tradizionale”. In una è ritratto Pietro Zucchi, nell’altra Johann Joachim Winckelmann, che fu amico della pittrice. Tale tipologia di opere, difficilmente poteva essere acquistata per essere esposta, e difatti entrambe sono in buone condizioni. Nello specifico, l’incisione che ritrae Winckelmann è stata di recente richiesta in prestito per una mostra, e per l’occasione è stata montata correttamente sotto il profilo conservativo. Essa è, infatti, inserita all’interno di un passe-partout realizzato in cartone per la conservazione dei materiali cartacei, al quale è fissata tramite due brachette in carta giapponese incollate lungo il bordo superiore in prossimità degli angoli, le quali consentono all’opera di muoversi liberamente, senza subire tensioni.
In conclusione, i danni causati da criteri espositivi e da montaggi non adeguati sono tra le principali cause del degrado del materiale cartaceo e possono essere dovuti, tra le varie cose, a materiali non idonei (cartoni acidi, legno, nastri adesivi), a un contatto diretto con vetri e plexiglass, all’assenza di una protezione sul recto. Nel caso delle opere sopracitate, si aggiungono anche le modifiche apportate all’opera, come le decurtazioni.
1 Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, Gabinetto disegni e stampe, Inv. 194, Rinaldo e Armida, 1784, e Inv. 1959 Winter, 1782. Pinacoteca Nazionale.
Gabinetto delle Stampe e dei Disegni di Bologna, Inv. 25998, Ritratto di Winckelmann, 1764, e Inv. 2213, Ritratto di Pietro Zucchi, 1763.
Collezione privata, Scena di genere con Cupido, e Figura femminile, L’invenzione - L’ispirazione del teatro arcadico.
2 Sulla base di cera si passano vari strumenti a più punte, in modo da creare linee fittamente punteggiate che imitano l’effetto granuloso sulla carta ruvida, tecnica frequentemente usata con inchiostro rosso o marrone per simulare la sanguigna.