CON LA CRISI OCCORE INVESTIRE
Come fondatore di Abitel Ascensori, in oltre trent’anni, lei non si è mai sottratto alla complessità. Quanto è stato importante puntare su prodotti e metodo di lavoro italiani per affrontare questo momento particolare?
Una macchina è un insieme di componenti semplici che, nel loro funzionamento, costituiscono una complessità. L’attuale scenario industriale italiano può essere paragonato a qualcosa di simile, qualcosa che si discosta dal resto del mondo. È vero che la crisi ha reso tutto più difficile, ma per poter vincere la sfida, o almeno per tentare di superarla, le aziende italiane hanno dovuto affrontare ciascun aspetto singolarmente nella sua semplicità, anziché arenarsi e pensare che la difficoltà coincidesse con una complessità da eliminare e da ridurre. Noi, per esempio, prima di tutto abbiamo analizzato ciascun settore dell’azienda, per capire quali fossero le note dolenti, non solo per porvi rimedio, ma anche per trovare nuove idee e nuovi approcci rispetto a quelli adottati fino ad allora. Poi, abbiamo preso atto del fatto che la crisi portava a una diminuzione del nostro mercato, non a un azzeramento, una diminuzione che comportava l’esigenza di soddisfare richieste estremamente complesse, perché quelle standard rimanevano appannaggio dei grandi gruppi. Il nostro valore aggiunto, che è tipico dell’inventiva e dell’unicità delle piccole e medie imprese italiane, sta proprio qui, in questa operosità e ingegnosità, che consente di proseguire sempre la ricerca e l’invenzione di prodotti belli e funzionali, indipendentemente dalla riduzione dei margini di profitto.
Dopo aver chiuso il 2008 in perdita, infatti, avete rilanciato in modo tale che arrivassero i primi risultati già alla fine del 2009. Quale politica avete adottato?
Dal momento in cui si è sviluppata la crisi mondiale, nel nostro settore c’è stato un arretramento repentino e immediato, di fronte al quale abbiamo preso le nostre contromisure. Prima di tutto, pur di mantenere i clienti, abbiamo lavorato a utile zero, anzi, a volte rimettendoci, per poter continuare a retribuire il lavoro dei nostri collaboratori. Poi, abbiamo investito molto in pubblicità, allo scopo di continuare a fidelizzare il cliente e far capire che noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo in futuro. Tutto questo, che nel 2008 ha comportato quello che sembrava un vero disastro economico, si è rivelato un ottimo investimento per l’anno successivo: nel 2009, infatti, abbiamo raccolto i frutti della nostra semina, perché il lavoro costante ci ha consentito di mantenere anche i livelli di fatturato. Con la ristrutturazione dell’attività attraverso la divisione in settori, inoltre, abbiamo ridotto i costi generali e abbiamo acquisito maggiore efficacia nei nostri interventi, riuscendo a raggiungere di nuovo una piccola quota di profitto, che ci ha consentito in un solo anno di portare il bilancio in pareggio e di registrare un primo semestre 2010 in forte crescita, anticipando addirittura le previsioni per l’autunno sull’andamento generale dell’economia. I nostri clienti hanno capito che abbiamo mantenuto costante il nostro impegno e ci stanno premiando. Quindi è proprio vero che occorre investire nei momenti di crisi e risparmiare nei momenti di grande euforia.
Del tutto in controtendenza, voi vi state preparando a nuove assunzioni di personale…
Mentre prima era conveniente scindere la nostra attività, creando tante piccole società controllate, che si occupavano di settori diversi, oggi c’è l’esigenza di ridurre le spese generali, gli sprechi e i doppioni. Quindi, mettendo di nuovo insieme i pezzi del mosaico, abbiamo un portafoglio di ordinativi che copre tutto il 2010 e parte del 2011. Ecco perché ci stiamo preparando ad assumere nuovo personale, da formare perché sia in grado di soddisfare le richieste che prevediamo in aumento.
Voi siete corteggiati da diverse multinazionali nel settore degli ascensori, ma avete fatto la scelta di rilanciare con un prodotto che non ha nulla a che vedere con quello delle grandi realtà industriali…
Dire di essere corteggiati forse è eccessivo, però abbiamo ricevuto molte offerte. Quando si perdono quote di mercato – e le hanno perse tutti in questo periodo –, la cosa più facile è, invece che investire e innovare, acquisire aziende che funzionano. È quello che fanno le multinazionali: grazie alla loro disponibilità economica, possono permettersi di acquistare le piccole realtà locali che negli anni hanno continuato a fare innovazione e sviluppo.
Eppure, nonostante le loro offerte siano molto appetibili, la nostra filosofia è un’altra: quello che abbiamo cercato di fare in questi anni, dare un’anima ai nostri prodotti, difficilmente si sposa con l’acquisizione da parte di una multinazionale, che comporterebbe la fine del nostro sogno. Non è questo che vogliamo, noi puntiamo all’eccellenza: stiamo elaborando un progetto che porti di nuovo in alto il marchio Italia e la fantasia, la capacità imprenditoriale e produttiva di questo paese, perché c’è un’Italia sana, che lavora, investe, produce, ha idee e dev’essere valorizzata. E noi ci sentiamo parte di questa Italia, che ha una marcia in più: in tutti i mercati del mondo in cui siamo presenti, il prodotto italiano è particolarmente ricercato. Purtroppo, non si può dire altrettanto degli italiani, che spesso non sono apprezzati per quello che realmente fanno. Allora, il nostro impegno va anche in questa direzione, dobbiamo promuovere l’immagine dell’Italia e degli italiani, non solo dei nostri prodotti. Ma per fare questo non dobbiamo pensare al resto del mondo come a un mercato da conquistare, ma a nuove persone con cui comunicare e confrontarsi; dobbiamo smettere di ricercare il profitto a tutti i costi e incominciare a esportare in altri continenti il nostro sogno e il nostro stile: solo così riusciremo a farci apprezzare anche come persone.