UN PRODOTTO DI QUALITÀ PER I TETTI DELLE AZIENDE
Co.Ind S.r.l., azienda leader nel settore della bonifica e dello smaltimento di amianto, da oltre venticinque anni opera nel territorio per la realizzazione di coperture metalliche su edifici industriali e civili, già molto prima, quindi, della legge 257 del 1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”. Avete precorso i tempi?
Ho incominciato a interessarmi al problema dell’amianto circa trentacinque anni fa, quando mi occupavo delle vendite per conto di un’azienda italiana produttrice di sistemi di coperture metalliche. All’epoca, il settore delle coperture prediligeva in prevalenza l’utilizzo di eternit, mentre le coperture metalliche erano impiegate in una piccola percentuale. Inoltre, s’ignorava ancora la pericolosità intrinseca del materiale. Fu allora che decisi di costituire una piccola azienda che potesse intervenire in questo processo. Quando l’attività si è consolidata, anche sotto il profilo dell’esperienza professionale, e con l’entrata in vigore della legge sull’amianto, siamo intervenuti anche nella bonifica, mantenendo grande attenzione alla qualità. È così che Co.Ind è divenuta sempre più un riferimento nel panorama industriale.
Quanto è cambiato il settore delle coperture?
Con l’entrata in vigore della legge del 1992, vengono sanciti la pericolosità dell’amianto e una serie di criteri per la rimozione e il trattamento. Fondamentale fu il passaggio successivo avvenuto con l’emanazione del D.M. del 6 settembre 1994 che stabilì, finalmente, le linee guida d’intervento. In quell’occasione collaborai, tra l’altro, con l’USL di Reggio Emilia nell’effettuazione di alcune prove pratiche tendenti a evidenziare sistemi d’intervento che potessero essere ritenuti applicabili. La legge identificava tre possibili soluzioni: la rimozione dell’amianto, il confinamento per sovracopertura o l’incapsulamento attraverso resine e vernici. Nel 1993, qualche mese dopo l’entrata in vigore della legge, fui incaricato da Manutencoop per la rimozione dell’eternit da un edificio di proprietà a Imola. A differenza di altre zone, nel nostro territorio è maturata una sensibilità oggettiva sul problema dell’amianto con un preciso controllo da parte delle autorità competenti.
Qual è lo stato attuale delle discariche sul territorio nazionale?
Il recepimento di alcune direttive europee in materia ha provocato la chiusura di oltre il 90 per cento delle nostre discariche. I costi sono quasi decuplicati perché la dismissione avviene all’estero. Se le quotazioni sono partite dalle 80 lire al chilogrammo arrivando alle 380,00 euro a tonnellata, attualmente siamo attorno ai 200,00 euro, un prezzo che resta alto anche a causa degli oneri di trasporto.
Siete stati fra i primi a utilizzare coperture in metallo anche quando era più diffuso l’eternit. Perché?
Il materiale maggiormente usato in sostituzione dell’amianto è sicuramente il metallo perché il fibrocemento cosiddetto ecologico ha evidenziato limiti enormi. Sono tre le ipologie della famiglia dei “metalli”. L’alluminio, l’acciaio preverniciato e l’acciaio multistrato. L’alluminio è sicuramente un materiale leggero e affidabile, ma ha un coefficiente di dilatazione elevato che, nel tempo, può produrre problemi di asolazione dei fissaggi. L’acciaio preverniciato potrebbe essere una buona alternativa, ma per ragioni commerciali oggi si utilizza quello importato dal Sud Est asiatico. Nella maggior parte dei casi, è materiale privo di certificazioni con protezioni di dubbia qualità, che l’esperienza ha dimostrato essere vulnerabili al quinto o al sesto anno. L’acciaio multistrato è il sistema più affidabile e duraturo. Fortunatamente, l’imprenditore emiliano romagnolo nella maggioranza dei casi lavora nella propria azienda, perciò ne ha cura e ha interesse a investire in un prodotto di qualità che dia garanzie sul lungo periodo. È uno dei fattori per cui il nostro modello economico è studiato in tutto il mondo.
Valorizzare la propria impresa incomincia anche da un tetto sicuro…
Ha torto chi considera il tetto un inutile accessorio, perché è l’elemento strutturale che protegge il capitale investito in attrezzature, macchinari e altre risorse dell’azienda. I cambiamenti avvenuti nel settore dell’edilizia comportano un ripensamento dei problemi legati alla manutenzione, quindi, è necessario rivedere sin dall’inizio la logica d’intervento. La qualità del tetto ha acquisito nuova attenzione con l’installazione dei sistemi fotovoltaici. Il GSE (Gestore del Sistema Elettrico), infatti, attraverso vari soggetti, remunera a coloro che installano il fotovoltaico per vent’anni una cifra corrispondente a ogni Kw prodotto. Pertanto, chi sta valutando investimenti in questa direzione deve realizzare una copertura di qualità. Qualche anno fa, in Spagna, con il boom del fotovoltaico, furono montati impianti da diversi milioni di euro che sono ormai da rimuovere, a causa della scarsa qualità delle coperture impiegate. È un serio problema, se pensiamo che quasi tutte le operazioni di bonifica sono effettuate con leasing o con finanziamenti bancari. Inoltre, l’imprenditore che deve fermare l’impianto per rifare il tetto non incassa nemmeno la tariffa incentivante per l’utilizzo del fotovoltaico.