METTERE IN QUESTIONE I PROPRI PREGIUDIZI

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poeta, scrittore, presidente Associazione scrittori della Cina, docente Università di Pechino

La Cina sta cambiando e abbiamo diversi indizi per affermarlo. Sta cambiando il giudizio nei confronti degli occidentali, dei gesuiti italiani, per esempio, che hanno avuto un ruolo davvero molto importante in Cina. Basti pensare che Matteo Ricci era considerato un grande reazionario e, nel cuore della rivoluzione culturale, veniva rappresentato all’Opera di Shangai come spia. Ebbene, oggi è stato eretto un monumento in suo onore a Pechino, cosa impensabile fino a qualche tempo fa, ma questa è la dimostrazione che la Cina sta cambiando. L’Italia aveva una sola concessione coloniale in Cina, in una grande città cinese, recentemente è stata ripartita e distribuita alla stregua di Little Italy a New York: un’altra prova che la Cina oggi è aperta all’occidente. Ai miei tempi queste cose erano impensabili, perché l’occidente era considerato il nemico, oggi, invece, stiamo lavorando per avvicinare la Cina e l’occidente.

La Cina di cui parlo nei miei libri è quella che io ho vissuto e, anche se qualcuno dice che non sono un grande narratore, ho scritto storie vere: I bambini di Yan’an, che narra del viaggio di alcuni bambini, tra cui io stesso, per la libertà; La stella filante, una violenta requisitoria contro il regime totalitario, scritto in un cinese classico per evitare la censura; Gli amanti del lago, che fa parte di una trilogia intitolata La trilogia del nostro tempo ed è la storia incredibile e assurda di un ragazzo, che avevo conosciuto nel 1957, all’epoca in cui facevamo canottaggio sul lago, un ragazzo bellissimo che aveva una ragazza francese altrettanto bella. Nel 1957, una campagna lanciata da Mao fece etichettare come nemici del popolo oltre mezzo milione di persone, tutti coloro che esponevano il tazebao per criticare la burocrazia nascente del partito al potere. Il mio amico non aveva fatto niente, se non donare un centesimo al giornale dell’Università di Pechino, gesto che lo fece definire di destra e nemico del popolo e gli costò la condanna ai lavori forzati. Cercai di consolare la fidanzata, ma non ce n’era bisogno, lei voleva comunque aspettarlo. Negli anni sessanta però, nel periodo della carestia in Cina, mentre lui lavorava in un allevamento di maiali, accadde il peggio: un giorno, una bambina, figlia di contadini, affamata, gli chiese da mangiare e lui le donò un po’ di pastone per i maiali a base di farina di mais. La bambina aveva preso l’abitudine di andare a domandargli del pastone per sfamarsi, ma quando venne scoperto, fu denunciato per accaparramento di bene pubblico, considerato colpevole di un crimine sul piano economico e condannato a cinque anni di prigione. Fu a quel punto che la fidanzata decise di non aspettarlo più e sposò un altro. Lo rividi qualche tempo dopo a Pechino: quando, in una notte nevosa, bussò alla porta del mio appartamento al quinto piano, lì per lì non lo riconobbi, a quarant’anni aveva già i capelli bianchi. Poi lo invitai a entrare, lo feci sedere e gli offersi un bicchiere d’acqua; disse che il partito lo aveva riabilitato, ma la sua giovinezza, come quella di tanti giovani in Cina, era stata rovinata. Quando gli chiesi se fosse sposato, mi diede una risposta molto triste: “Quale ragazza potrebbe mai volermi?”. Era tanto triste che ebbi l’idea di scrivere la sua storia.

Durante la rivoluzione culturale, anch’io fui arrestato perché ero considerato un anti-maoista. All’epoca, ero un giovane insegnante di francese e, durante una lezione, avevo scritto sulla lavagna “il buco nero”, riferendomi al fenomeno naturale; ma uno studente mi denunciò, sostenendo che c’era un’allusione al presidente Mao: essendo lui definito il “Sole rosso”, quanto avevo scritto equivaleva a dire che “nel Sole rosso ci sono buchi neri” e, così, passai per controrivoluzionario.

Quando ebbi l’idea di scrivere la storia del mio amico, lui mi chiese se non avessi già sofferto abbastanza, le persone considerate di destra non erano ancora state riabilitate e, quindi, non soltanto non potevo pubblicare il romanzo ma, se la polizia fosse andata a frugare tra le mie carte e avesse trovato il manoscritto, mi avrebbe messo in galera. Tuttavia, dopo la rivoluzione culturale, decisi di scrivere questa storia per far conoscere il doloroso passato alla gioventù cinese, mostrare il passato per guardare all’avvenire.

Tutti dicono che la Cina ha molti problemi, ma io dico che la Cina ha fatto anche molti progressi e la prova è che io posso venire qui a parlarvi. In Europa non si conosce bene la Cina profonda e il mio amico Pierre Morel, l’ambasciatore della Francia in Cina, sostiene che l’occidente deve mettere in discussione i propri pregiudizi verso la Cina e la Russia. Per questa reciproca conoscenza e comprensione c’è ancora molta strada da fare, ed è quello che Dong Chun e io stiamo facendo da diversi anni, attraverso i dibattiti in varie città, in occasione della pubblicazione dei nostri testi da parte della casa editrice Spirali.