ALESSANDRO TAGLIONI: LA PITTURA DELL'ASSOLUTO
Nell’introduzione al suo libro Dio, la materia, l’arte, Alessandro Taglioni scrive: “Dove sta l’arte? Oggi, non più dove stava prima. Prima, cioè nel Quattrocento e nel Cinquecento. Ciò che avviene nell’arte cosiddetta contemporanea è la decadenza che ha inizio con la reazione al rinascimento. E, allora, dove sta, dopo tutti i distinguo che sono intervenuti? L’idea della morte di dio, della morte dell’uomo, della morte della materia, della morte dell’arte ha prodotto interrogazioni speculari il cui risultato è la tabula rasa pop concettuale. [...] Una volta c’era la pittura ‘di genere’, e ci si riferiva a un certo modo, tempo, tema. Oggi, l’arte è di genere, e ritenuta di divina o demoniaca ispirazione, come al tempo di Platone. Tolta la materia, tolta la memoria, tolto il tempo, ecco lo spettacolo”.
Da molti anni, incontro Alessandro Taglioni durante gli appuntamenti che s’inscrivono nel nostro itinerario di formazione psicanalitica e cifrematica, e ho avuto la fortuna di ammirare molte sue esposizioni artistiche in varie città. Per alcune di queste ho contribuito con l’organizzazione e il testo introduttivo. Una delle doti più nobili che rilevo nella sua elaborazione e nella sua ricerca artistica è la coerenza intellettuale. In questo suo libro affronta la questione dell’arte come questione intellettuale, dunque come questione che concerne la parola e le sue logiche. La materia, per esempio, viene intesa come materia della parola, come sua dimensione non semiotizzabile e non codificabile, che impedisce di mettersi al posto dell’Altro, di partire dall’Altro, di spiegarlo o di giustificarlo. Materia della parola, che attiene all’assoluto dell’arte e alla parola originaria. La nozione di memoria, che interviene in questo suo libro, non ha nulla a che fare con il ricordo, da rappresentare, da ideologizzare, da dimostrare. La memoria: tradizione, trasmissione e loro debordamento. La memoria è anche trasposizione e corda, invenzione e arte. Il debordamento della memoria è anzi l’arte stessa, è l’arte che giunge all’insegnamento, com’è accaduto nel Rinascimento, con Leonardo da Vinci e altri artisti, e con scrittori come Machiavelli e Ariosto. Arte, scrittura e memoria.
Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, allievo di Emilio Vedova, Alessandro Taglioni ha poi frequentato a lungo l’atelier fondato a Salisburgo da Oskar Kokoschka. Troviamo nella sua pittura echi delle Marche, della Sardegna, terra di sua madre, ma anche del Veneto, dove ha studiato, vissuto e dove in parte vive tuttora, della Mitteleuropa e della Lombardia, dove lavora. A Milano ha iniziato con successo l’attività di grafica editoriale e, proprio come Leonardo da Vinci, Alessandro Taglioni ha incontrato a Milano l’industria e l’invenzione, la bottega dell’arte nella tipografia e nell’editoria. La sua formazione, nei differenti momenti, lo ha portato sempre più spesso a integrare pittura e grafica. La pittura di Alessandro Taglioni è stata contrassegnata fin dall’inizio da uno stile figurativo molto accurato, con predilezione per i soggetti architettonici o paesaggistico-architettonici. Si è trattato soprattutto di paesaggi mediterranei, che lo hanno portato a un’elaborazione della luce proseguita nella composizione e nella combinazione dei colori della ricerca attuale, trasposta alla grafica e nella cura di cataloghi d’arte per alcune delle maggiori case editrici, come Spirali.
Nell’itinerario di Alessandro Taglioni s’intrecciano arte, scrittura e teoria, come constatiamo nel suo libro, un libro che proviene, oltre che dalla sua esperienza artistica, dall’elaborazione e dalla lettura. Ha compiuto una traversata del dizionario e del glossario della lingua dell’arte e di quanti se ne sono occupati, dei suoi strumenti e dei suoi mezzi, affrontando, tra gli altri, i testi di Massimo Bontempelli, di Benedetto Croce, di John Dewey, di Ferdinand de Saussure, di Georges Didi-Huberman, poi di Mircea Eliade, René Girard, G.W.F. Hegel, Giovanni Papini, sant’Agostino, sant’Ambrogio, Armando Ver di glione e altri. Affrontando anche i luoghi comuni delle utilizzazioni postume degli scritti di alcuni di questi autori.
Da decenni, è diffusa una lettura psicologistica delle opere d’arte, una semiotizzazione che pretende spesso di significarla, influenzando anche molta critica d’arte. In modo analogo avviene da parte di alcune pratiche psicanalitiche. Invece l’arte indica – e Taglioni con il suo libro giunge a enunciare proprio questo – che il caso artistico può configurarsi soltanto come caso di qualità. In questo senso l’itinerario artistico non può che essere anche culturale e l’arte che mira alla qualità, esulando dalle categorie del sincronico e del contemporaneo, non può non giungere alla scrittura. Come nel caso del libro di Alessandro Taglioni.