L’OPERA D’ARTE VIAGGIA CON NOI
Quale approccio ha seguito nei suoi trent’anni di attività di restauro di opere d’arte?
Mi sono formata al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Ravenna con un lungo apprendistato nel laboratorio della restauratrice Mirella Simonetti, molto attenta alla conservazione delle caratteristiche originarie dell’opera. Seguendo questo approccio, nel 1990, ho proposto di lavorare per la manutenzione delle opere d’arte all’interno di diversi musei in Romagna, fra cui il Museo della Città di Rimini. È stata una delle prime esperienze di conservazione preventiva, che ha comportato anche un notevole risparmio di risorse economiche, soprattutto nei piccoli musei dell’Emilia Romagna che non hanno un restauratore interno come le grandi pinacoteche. Come responsabile conservativo, ho curato il controllo delle opere e del microclima delle sale espositive, segnalando e programmando per priorità conservative eventuali restauri solo dove erano veramente necessari. Qualche anno più tardi sono sorti progetti importanti in questa direzione, come il Progetto Musa, promosso, coordinato e in parte finanziato dall’Istituto per i Beni culturali della Regione Emilia Romagna, in collaborazione con il CNR-ISAC di Bologna, che privilegia la conservazione preventiva delle opere esposte nei musei e in altre sedi destinate all’esposizione permanente o temporanea, attraverso il controllo del microclima. Inoltre, nel 1993, in occasione della mostra Guido Cagnacci, nel Museo della Città di Rimini, in accordo con Andrea Emiliani, allora soprintendente, ho proposto e avviato una collaborazione con gli organizzatori di mostre temporanee che prevedeva la specifica figura del conservatore con il compito di eseguire il controllo dello stato di conservazione delle opere al momento dell’avvio, durante e alla conclusione dell’esposizione.
Occorre riprendere e perfezionare una politica della conservazione dell’opera d’arte…
Un dipinto ben conservato esige una minima manutenzione, che assicura anche il rispetto della sua storia.
Come si può favorire l’ascolto dell’opera d’arte?
È molto importante l’esperienza di un lungo apprendistato. In questo mestiere è essenziale lavorare sulla materia, per questo occorre una formazione artigianale che, accanto alla sensibilità artistica e a una formazione teorica, dà valore aggiunto all’intervento. Ciascuna opera è un unicum, ecco perché occorre leggerla, intenderla e non stravolgerla. Il mio modo di intervenire tiene conto del fatto che l’opera deve essere tramandata. Ciascun intervento che facciamo e i materiali che usiamo devono essere removibili senza intaccare la parte originale dell’opera, per dare la possibilità a chi interverrà in futuro di non danneggiarla. Quando si fa restauro e manutenzione, occorre considerare la compatibilità e la similitudine dei materiali usati nell’intervento con il materiale originale dell’opera. Occorre pensare che noi non saremo gli ultimi a intervenire perché l’opera d’arte viaggia oltre noi.