LA PROTOTIPAZIONE RAPIDA PER I BENI CULTURALI
Il plastico di Vema – la città ideale presentata al Padiglione italiano della 10° Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2006 – è frutto del vostro lavoro, in collaborazione con l’Università di Ferrara, presso la quale eravate collaboratori alla ricerca. È stata una bella vetrina per due giovani architetti come voi, che si erano da poco lanciati in un’avventura assolutamente nuova nel nostro paese: applicare tecnologie nate in campo industriale, come la scansione laser e la prototipazione rapida, all’architettura, all’edilizia, al restauro e al recupero dei beni culturali.
Questa importante realizzazione è servita da apripista per la Tryeco, che avevate fondato da poco…
La nostra forza sta nel riuscire a coadiuvare le tecnologie utilizzate nei settori più disparati. Grazie a Vema, abbiamo preso contatto con una casa editrice di Milano che si occupa di allestimenti visivi per la promozione della regione e delle sue infrastrutture, che ci ha commissionato la realizzazione di un plastico in scala 1:20000 dell’intera regione Lombardia, attraverso un rilievo satellitare, utilizzato come schermo di proiezione in modo da ottenere una scenografia tridimensionale e dare profondità a montagne, laghi e percorsi autostradali.
La collaborazione è proseguita con un lavoro che riguardava il Museo diocesano di un paese in Valle d’Aosta, al confine con la Francia, per il quale dovevamo presentare i nuovi assetti urbani della valle, le strade e le gallerie da realizzare, utilizzando un plastico come schermo di visualizzazione.
In entrambi i plastici di architettura territoriale, abbiamo usato una fresa a controllo numerico a cinque assi che normalmente viene impiegata in campo meccanico o nautico. La stessa cosa è avvenuta nel caso dello Scalo di Furno, a Lecce, un insediamento che risale al periodo messapico e romano (tra il XVIII e il XVII secolo a. C.) di cui abbiamo realizzato il plastico quest’anno. Essendo un sito archeologico composto principalmente da terra battuta e argilla cotta, soggetto a un forte deterioramento, a seguito di studi, rilievi e scavi, l’amministrazione comunale e la soprintendenza cercavano un modo per valorizzarlo e metterlo a disposizione del pubblico. La soprintendenza archeologica di Taranto ha deciso di realizzare una copia da porre sopra il sito originale, in scala 1:1 e, non potendo utilizzare le classiche tecniche del calco in silicone, si sono rivolte a una società come la nostra, in grado di offrire la soluzione più adeguata. Abbiamo messo insieme tecnologie come la fresatura di derivazione nautica con la scansione laser eseguita dal Politecnico di Bari per l’acquisizione della morfologia del sito archeologico. Dopo la fresatura e la riproduzione della morfologia del terreno e delle fornaci di cottura, dovevamo ottenere una copia molto simile al reale, tramite un rilievo fotografico. Per questo abbiamo interpellato un’azienda leader nel settore dei parchi divertimento, che ha collaborato per realizzare una scenografia da collocare sopra il sito, mentre con un’azienda di San Marino che si occupa principalmente del settore nautico, abbiamo messo a punto il metodo per l’utilizzo del polistirolo, materiale biodegradabile non inquinante, e la vetroresina, materiale resistente al tempo.
I vantaggi di queste nuove tecnologie nel settore dei beni culturali sono tanti…
Il gesso, per esempio, è molto utile per chi fa design, perché costa poco e permette di capire se il risultato finale può funzionare, prima di andare avanti con la progettazione e la produzione di stampi in plastica. Anche per i musei è utile avere copie per periodi limitati, con una spesa decisamente affrontabile. Per esempio, in occasione dell’inaugurazione del Museo del Canopo di Villa Adriana, a Tivoli, abbiamo realizzato una copia del ritratto di Matidia Minore, per sostituire l’originale temporaneamente in prestito alla mostra su Adriano tenutasi al British Museum di Londra.
Inoltre, stiamo lavorando con la Regione Val d’Aosta, per la realizzazione delle copie delle opere presenti in un museo che sarà inaugurato fra tre anni.
Di recente, abbiamo pensato anche di sfruttare le nuove tecnologie per rendere i capolavori dei musei accessibili ai non vedenti: quest’anno, la borsa di studio che assegniamo ai laureati dell’Università di Ferrara sarà destinata a una laureata in Conservazione dei beni culturali, che cercherà di capire come rendere nel migliore dei modi le superfici delle opere, studiando le differenze nella trama dei materiali.
La Tryeco si occupa anche di video editing?
È un ramo della nostra attività, che realizza la copia virtuale, mentre noi creiamo quella solida con la prototipazione. Quando realizziamo i plastici urbanistici, per esempio, il flight through del video rende la movimentazione e l’animazione.
Il progettista o l’architetto che deve presentare un progetto a un concorso può affidarci tutto il processo dal volantino all’animazione tridimensionale, fino al plastico.
Quando eravamo ancora collaboratori dell’Università, abbiamo realizzato quaranta plastici in pochissimo tempo, per l’architetto inglese David Chipperfield, i cui progetti erano in mostra a Padova. È stato il lavoro che ci ha dato la spinta per acquistare la prima macchina nel 2006.
E adesso è arrivata la seconda…
Sì, stampa progetti più grandi, con maggiore dettaglio e, soprattutto, in full color: il prototipo si estrae dalla macchina già colorato, saltando il passaggio della verniciatura. Lungo questa strada, abbiamo in programma di continuare la ricerca per realizzare diversi tipi di coloritura, finitura superficiale e la loro classificazione.