L’INTERGENERAZIONALITÀ DELL’EDIFICIO STORICO

Qualifiche dell'autore: 
responsabile settore Edile e direttore Costruzioni, Coop. Costruzioni (Bologna)

Al convegno La materia del restauro (Bologna, 16 ottobre 2009), Roberto Cecchi ha sottolineato l’importanza del bene come testimonianza materiale di civiltà e del restauro come restituzione in qualità, che non cancelli la memoria, come invece avviene in alcuni interventi. Non è il caso del restauro di Palazzo Legnani Pizzardi, che Coop Costruzioni ha curato di recente a Bologna…

Nel restauro di Palazzo Legnani Pizzardi, siamo intervenuti in stretto contatto con la soprintendenza, per riportare allo stato originario il fabbricato, occupato per molti anni dalle Ferrovie dello Stato, le quali avevano modificato la struttura originaria con varie superfetazioni per renderlo fruibile secondo le loro esigenze: per esempio, in un magnifico salone, avevano posto un tramezzo divisorio che tagliava a metà gli affreschi del soffitto ed il disegno a mosaico del pavimento. Insieme ai progettisti ed alla soprintendenza ci siamo posti l’obiettivo di ripristinare le originarie conformazioni cercando di conciliarle con le nuove esigenze distributive volute dal committente per l’utilizzo finale dell’edificio come tribunale. Il restauro dei numerosi affreschi presenti in quasi tutte le sale e la loro appropriata illuminazione per esaltarli hanno comportato un intenso lavoro oltre che esecutivo anche di studio illuminotecnico. Abbiamo realizzato nelle sale una cornice in gesso a “guscio di conchiglia” atta a contenere e nascondere la fonte di luce la quale, posizionata in alto, emette luce diffusa ed al contempo esalta la visione degli affreschi.

Spesso è difficile conciliare le esigenze dei committenti che ragionano in termini puramente economici e funzionali con quelle di un edificio e della sua storia. Fortunatamente, in questo caso, grazie anche alla sensibilità della proprietà – Datalogic dell’ingegnere Romano Volta – abbiamo potuto valorizzare ciascun particolare.

Un altro aspetto che ha richiesto un grande lavoro d’ingegno è stata l’integrazione fra le esigenze dell’impiantistica e quelle dell’estetica: gli impianti dovevano essere funzionali senza essere visibili. In questo senso, abbiamo ottenuto un bel risultato. Grazie all’uso di tecnologie particolari non ci sono tracce di passaggi strutturali; si vedono panche basse ricavate a parete che danno un’idea di continuità grazie al marmo del quale sono rivestite, ma al loro interno, insospettabilmente, passa tutta l’impiantistica necessaria. Sul tetto, poi, dove sono stati posizionati i gruppi frigo per consentire il condizionamento, è stato “inventato” un sistema di copertura con lamiere microforate e canalizzate rivestite da vecchi coppi di Bologna.

Tra i vostri interventi che hanno restituito a Bologna antichi beni, ci sono quelli del Crescentone (la pavimentazione di Piazza Maggiore) e della piazza di Santo Stefano, ma voi avete anche recuperato un edificio più moderno come l’ex cinema Ambasciatori, in via Orefici…

Essendo un edificio non particolarmente ricco di valore artistico, ha comportato un approccio al restauro completamente differente. Oggi la facciata è rimasta la stessa, ma l’interno è stato adattato a libreria e locali per la ristorazione veloce.

Sono stati necessari alcuni interventi per modernizzare la struttura, sono state aggiunte alcune stanze e creata un’apertura vetrata nel tetto da cui intravedere i tetti di Bologna. In questo caso, non si trattava di portare all’antico splendore un bene culturale, ma di rendere moderno un vecchio edificio disabitato dell’Ottocento. E così è stato, tranne che per la sorpresa di portare alla luce la facciata di una vecchia chiesa del Cinquecento. I documenti storici hanno confermano l’origine delle evidenti tracce di fuliggine sulle pareti di un grave incendio che ha distrutto l’edificio; noi abbiamo scelto di lasciare questi segni del tempo, abbiamo consolidato la parete ed oggi, chi accede alla libreria nella zona posteriore, vede la sagoma della vecchia facciata della chiesa scura “catalizzata” con protettivi trasparenti lì a testimonianza di un evento storico della città. Curiosare intorno ai monumenti storici ed agli edifici antichi è come leggere un libro che indirettamente ci racconta pagina per pagina la storia della nostra città.

L’importanza che lo spirito di una cooperativa dà al lavoro informa anche l’approccio con cui curate il restauro di un monumento, al di là della mera logica del profitto…

Il principio che sta alla base della cooperazione è quello dell’intergenerazionalità: così come la cooperativa non è nostra, ma delle generazioni che verranno, allo stesso modo l’edificio storico sul quale interveniamo non si può considerare di proprietà di qualcuno, se non delle future generazioni.