LA CRISI COME STIMOLO PER L’INNOVAZIONE

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amministratore delegato di Manutencoop Immobiliare S.p.A.

Nel suo intervento al convegno La materia del restauro (Bologna, 16 ottobre 2009), il segretario generale del Ministero dei Beni culturali, Roberto Cecchi, sottolineava l’importanza della prevenzione nella salvaguardia del patrimonio artistico e culturale. E, come emerge dalle interviste da lei rilasciate nei numeri precedenti di questo giornale, la manutenzione è parte integrante della prevenzione…

L’Italia vanta l’80 per cento del patrimonio artistico mondiale e ciascun italiano dovrebbe considerare il proprio paese un gioiello. Le città, i palazzi parlano, raccontano la nostra storia, sono vivi, ma se non sono curati muoiono. Pertanto, sicuramente la manutenzione è uno strumento di tutela e di questo cerchiamo sempre di tenere conto anche nella progettazione di un intervento, sia di restauro sia di costruzione del nuovo. Non dimentichiamo che il nostro core business è proprio la gestione e la manutenzione degli immobili. Facciamo anche project management: ricerchiamo, progettiamo e appaltiamo per il gruppo FIAT e per il gruppo Pirelli le sedi che costruiscono in Italia e in Europa.

Attualmente, stiamo costruendo una sede in Polonia e fungiamo da loro ufficio progetti esterno, un outsourcing delle loro attività di project management. Con l’acquisizione di Pirelli RE, abbiamo ereditato questo servizio, che ci consente di consegnare al cliente la fabbrica o il direzionale pronto.

Nei vostri interventi c’è anche molta attenzione alle nuove tecnologie che consentono di ottenere la massima efficienza energetica di un fabbricato, come abbiamo visto a proposito della bellissima riqualificazione della vostra sede di Mestre…

Sicuramente, facciamo molta attenzione alle scelte, sia architettoniche sia relative all’uso dell’edificio, per dare al cliente il massimo che oggi offre l’innovazione nel settore delle costruzioni. C’è da dire che il mercato immobiliare attuale, soprattutto quello residenziale, è attento più ai prezzi che alla tecnologia e all’efficienza energetica, e spesso la casa ecologica resta un mero slogan pubblicitario. Fare i conti con questo mercato non ancora sensibile a questi valori non è facile, soprattutto se pensiamo che i nostri investimenti, sia per l’acquisizione di terreni, sia per la formazione e l’aggiornamento, sono sempre rimasti costanti.

L’educazione del mercato è ancora più urgente e importante in un periodo di grande difficoltà, a cui auspichiamo possa seguire una trasformazione. Ma la trasformazione esige movimento, idee, quindi, forse, uno dei vostri compiti in questi anni è stato e sarà sempre più quello di provocare i clienti alla ricerca di novità…

Sì, abbiamo cercato di offrire qualcosa che potesse permettere un confronto e una crescita culturale nel settore, che in questi ultimi anni si è rinnovato poco: l’edilizia è vecchia e anche le tipologie abitative. Soltanto da poco sta affacciandosi all’orizzonte qualcosa di nuovo, perché nei momenti di crisi i clienti diventano più esigenti, mentre fino a qualche anno fa il mercato assorbiva tutto e, di conseguenza, c’era poco interesse e stimolo verso l’innovazione. La società si trasforma e, con essa, le esigenze abitative, e allora ci si accorge che molti progetti sono superati. Per esempio, sono aumentate le famiglie mononucleari, ma non per questo è aumentata la richiesta di monolocali, perché anche chi vive da solo preferisce avere due camere. Per quanto riguarda le grandi dimensioni, poi, è richiesta la massima qualità, non solo del manufatto, ma anche della zona: una villa sui colli bolognesi, per esempio, troverà sicuramente un acquirente.

Inoltre, è aumentata la complessità della vendita immobiliare negli ultimi anni. Una volta si costruivano gli alloggi e si vendevano finiti, stava poi ai clienti personalizzarli, mentre oggi, pur di attrarre il compratore, si personalizza l’alloggio andando incontro a mille richieste e altrettante complicazioni: c’è chi vuole il bagno più grande della camera, per esempio, con la conseguenza che dev’essere spostato lo scarico, per evitare che produca rumore in corrispondenza del soggiorno nell’appartamento sottostante. Allora, gli alloggi non vengono finiti prima di essere venduti, perché il cliente e l’architetto possano decidere le modifiche da effettuare.

L’innovazione nel settore edile oggi è essenziale. In che modo diventa patrimonio condiviso dalle varie maestranze coinvolte negli interventi?

Il nostro ufficio tecnico, il project manager, si occupa del coordinamento dei vari attori nella progettazione: impiantisti, progettisti dell’impianto elettrico e di quello termico, geologi, strutturisti ed esperti in acustica. È importante farli dialogare affinché il progetto sia efficiente, ma è anche piuttosto difficile, perché spesso nei cantieri si progetta man mano che i lavori procedono, non esiste un vero progetto esecutivo e non si riesce a fare una pianificazione dei tempi necessari alla realizzazione del progetto.

Quando c’è un problema, si tiene una riunione tecnica, dove il numero dei partecipanti è più alto di quello degli operai che lavorano nel cantiere e difficilmente si raggiunge un accordo che soddisfi tutti. Tuttavia, sia nelle nuove costruzioni sia nelle ristrutturazioni, ciò che conta è la professionalità, che consente d’intervenire in maniera adeguata. Anche questa è una battaglia ancora tutta da compiere, perché c’è poca cultura della costruzione nel singolo cittadino: per fare anche solo lavori di modifica interna agli alloggi, c’è bisogno di verificare bene sia le strutture sia gli impianti, non va preso “sotto gamba”. Le ristrutturazioni, specialmente di vecchi edifici, richiedono una grande professionalità.