FIBRE DI CARBONIO E NUOVE TECNOLOGIE PER IL RESTAURO: NOVITÀ CON PRUDENZA

Qualifiche dell'autore: 
presidente di Ardea Progetti e Sistemi S.r.l., Bologna

Innanzitutto ringrazio l’organizzazione del convegno La materia del restauro per averci offerto l’opportunità di parlare di nuove tecnologie in un contesto di grande prestigio, come l’Oratorio di San Filippo Neri.

La tecnica dei materiali compositi, ovvero l’utilizzo di fibre di carbonio nel recupero strutturale, nasce o almeno è stata introdotta in Italia nel 1993, all’Università di Bologna, a seguito di un incontro con  Angelo Di Tommaso,  titolare della cattedra di Scienze delle Costruzioni, e con l’inizio di una prima sperimentazione, che ha portato a un incredibile sviluppo di queste tecnologie. Oggi questa tecnica si è consolidata, ed è sempre più diffusa nei recuperi strutturali sia in opere  civili sia in edifici storici, oltre che nei più importanti progetti di restauro realizzati in Italia negli ultimi anni.

Come società Ardea (con sede a Bologna), siamo impegnati sin dal 1993 nello studio, progettazione, produzione e marketing di sistemi completi a base di materiali compositi per il recupero strutturale. La nostra esperienza è di lunga data e riguarda svariati settori: dall’aerospazio alle applicazioni navali, dalla balistica ai più diffusi articoli sportivi, fondando il proprio know how su una grande capacità progettuale sia dei componenti sia dell’applicazione finale.

Anche solo nella città di Bologna possiamo citare un notevole numero di interventi in cui le nostre tecnologie sono state utilizzate. In questo stesso edificio, le volte, danneggiate dagli eventi bellici e mirabilmente recuperate su progetto dell’architetto Pier Luigi Cervellati, che ha saputo lasciare inalterato l’aspetto storico, con una soluzione architettonica di grande effetto, sono state rinforzate con nastri in fibra di carbonio posti all’estradosso delle volte stesse, evitando complicati sistemi di tirantatura. Anche la navata centrale della Basilica di San Petronio è stata rinforzata all’estradosso da nastri in carbonio su progetto delle Belle Arti di Bologna e di Angelo Di Tommaso. Altri interventi su edifici di pregio sono stati realizzati al Cenobio di  San Vittore, nella Chiesa di Santa Maria della Misericordia, presso la Cattedrale di San Pietro in via Indipendenza, con la messa in sicurezza degli ornati della facciata, ma anche presso il Teatro Testoni, nel Cinema Capitol, in Canton dei Fiori, all’interno del Palazzo dello Sport, in Palazzo Maccaferri (ora Hotel I Portici), nella Palazzina Drusiani dei Giardini Margherita, nelle Scuole Ercolani, e in alcuni edifici civili nelle vie Indipendenza e Montegrappa. 

Il successo di queste tecnologie, che si sono affermate in tempi brevissimi, deriva dai grandi vantaggi che questi materiali possono offrire. Solo per citarne alcuni: le elevate proprietà meccaniche e la leggerezza della struttura; la bassa invasività e la reversibilità dell’intervento; l’assenza di fenomeni di corrosione e nessuna richiesta di manutenzione nel tempo. Altri due aspetti, collegati al comportamento delle strutture, sono di grande importanza e purtroppo di grande attualità, dopo i recenti eventi sismici in Abruzzo: i materiali compositi conferiscono, sia alle murature sia al calcestruzzo, un’elevata resistenza meccanica, senza apportare rigidezza, e un’elevata capacità di dissipare l’energia vibrazionale. Il meccanismo di fessurazioni è completamente modificato rispetto ai materiali tradizionali, ed è in grado di conferire alla struttura stessa una grande duttilità. Proprio in Abruzzo queste tecniche saranno ampiamente utilizzate. Alcuni esempi di interventi già  realizzati o in corso d’opera a L’Aquila sono la messa in sicurezza del timpano della Basilica delle Anime Sante con speciali cavi in fibra aramidica, messi in opera da personale della Protezione Civile calato da un elicottero, e il rinforzo di travi e pilastri in calcestruzzo all’interno di strutture industriali, dove sono state utilizzate in larga misura le fibre di carbonio.

Purtroppo, si assiste spesso a situazioni in cui l’euforia per la novità, quando non addirittura la superficialità o la moda, induce a compiere scelte errate. I materiali compositi sono prodotti dalle proprietà straordinarie, sono ben identificati e hanno superato collaudi in situazioni difficilissime quali quelle che si presentano in aeronautica, nell’aerospazio, nei telai di Formula 1, ma devono essere impiegati secondo regole ben precise e consolidate dall’esperienza. Sostituire le fibre di carbonio con altri materiali, il cui impiego è stato criticato o proibito per mancanza di resistenza nel tempo, o utilizzare fibre (canapa, iuta) aventi proprietà meccaniche assolutamente insufficienti solo perché “naturali”, per risolvere problemi strutturali, significa unicamente travisare i risultati ottenuti fino ad oggi dalla ricerca, asservendoli a logiche commerciali o fuorvianti.

Gli esempi delle più importanti applicazioni eseguite negli ultimi dodici anni ben potranno mostrare le diverse tipologie d’intervento. Fra i più significativi possiamo citare i seguenti casi: il complesso della Corte Benedettina di Legnaro (Padova), dove per la prima volta in Italia sono stati utilizzati rinforzi in fibra di carbonio; sulla facciata del Grand Hotel di Alassio (Savona) sono state create delle cordolature e dei controventamenti con largo impiego di connettori; nella Basilica di Alba il rinforzo delle pareti laterali è stato realizzato e collegato alla facciata a modo di tirantatura.