LA RESTITUZIONE IN QUALITÀ E IN VALORE
Il convegno La materia del restauro trae occasione dalla pubblicazione del libro Il restauro (Spirali) dell’architetto Roberto Cecchi, direttore generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le attività culturali, e introduce, già nel titolo, la questione essenziale del restauro: la materia.
La materia del restauro è la materia stessa della memoria. Non si tratta del ricordo, che è limitato alla riproduzione, bensì della memoria, che non prescinde dall’invenzione e dall’arte e si valorizza scrivendosi secondo tre registri: traduzione, trasmissione, trasposizione. È un modo per dire che gli edifici e, in particolare, gli edifici storici, più che prodotti di un’epoca, da conservare con rispetto e da ripristinare com’erano, sono prodotti intellettuali in viaggio. Il viaggio è in direzione della qualificazione della memoria, quindi, gli edifici non sono mai dati una volta per tutte, ma esigono ascolto e lettura.
La memoria non cessa di scriversi. Ciascun intervento conservativo qualificato, che si succede negli anni e nei secoli, lascia un segno materiale della sua fabbrica, dà un contributo alla testimonianza della memoria, qualifica e aggiunge valore. In questo senso, il restauro è la restituzione in qualità e in valore, non il ripristino di ciò che era prima.
Il restauro, quindi, produce valore ed è il valore stesso della memoria. A questa valorizzazione si giunge attraverso la combinazione di conservazione e d’innovazione. Ed è questo il tema del nostro convegno.
Certo, in materia di memoria, occorre tener conto della tradizione, che è un aspetto della cultura della memoria. Ma la tradizione rimarrebbe lettera morta senza il “tradimento” della memoria, ovvero senza l’arte, senza la tecnica, senza la variazione. Un esempio di questo sono le splendide volte dell’Oratorio di San Filippo Neri, sede del nostro convegno. Nell’intervento di recupero, la mano del progettista, l’architetto Pier Luigi Cervellati, ha lasciato la traccia di ciò che non può essere espunto dalla storia di questo edificio. Procedendo per integrazione del nuovo con l’antico, non cancella la memoria, bensì la valorizza.
La conservazione, ispirata al rispetto di ciò che era, non porta a risultati che inaugurino un viaggio intellettuale per quanti sono coinvolti, a vario titolo, nell’intervento conservativo. Quindi, era essenziale organizzare un convegno intorno al restauro con un approccio rinascimentale, che procedesse per integrazione di cultura, tecnica e impresa, tre aspetti simultaneamente essenziali per l’efficacia dell’intervento conservativo.
Lungo questa direzione, il nostro convegno è un’occasione straordinaria per un incontro di parola tra il più importante referente istituzionale per la conservazione dei beni culturali e autorevoli esponenti dell’architettura, dell’imprenditoria di settore e della proprietà degli immobili storici, convocati, in modo eccezionale, allo stesso tavolo. Di solito, vengono disposti tavoli separati per chi ha competenze in materia culturale e per chi ne ha in ambito tecnico, impedendo, così, che ciascuno si interessi ai vari aspetti del progetto. L’idea comune è che ciascuno debba limitarsi alle proprie presunte competenze, ma questo vuol dire non tener conto della globalità, o, in altri termini, della regia dell’intervento di restauro. Invece, che ciascuno dia il suo apporto, e non in separata sede, è la via per giungere a quel valore non già dato, ma da costruire, essenziale sia per la cura della città sia per la sua invenzione. E Bologna, come altre città dell’Emilia Romagna, è tanto ricca di edifici storici da meritare di entrare a pieno titolo negli itinerari del turismo intellettuale.
Quindi, certamente occorre una sensibilità culturale e artistica per la valorizzazione del patrimonio storico, ma anche una strategia imprenditoriale: ovvero, come rendere fruibile l’edificio storico e come far sì che la sua manutenzione sia sempre più frutto di un programma di valorizzazione e non di interventi episodici.