UN'IMPRESA ETICA NEL SETTORE ODONTOTECNICO

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presidente della Società Consortile Q.E.T.

Quando il 30 marzo scorso il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, proprio da Modena rivolgeva il suo appello a costituire aggregazioni fra imprese per combattere la crisi, faceva riferimento a realtà che, come il Q.E.T. (Qualità, Etica, Tecnologia), dimostrano fino a che punto contribuisca alla riuscita la collaborazione fra imprese dello stesso settore per sviluppare innovazione e per elevare il valore aggiunto attraverso una sempre maggiore integrazione delle capacità professionali.

A quattro anni dalla sua nascita, la società consortile Q.E.T. conta 24 aziende odontotecniche certificate ISO 9000 (distribuite in varie regioni del Centro-Nord), con circa 500 addetti e oltre 2500 clienti. Ma in che modo siete riusciti a instaurare rapporti efficaci tra le vostre imprese?

Non è stato facile condividere il processo di trasformazione verso un nuovo modello d’impresa che il settore richiedeva e continua a richiedere, soprattutto se consideriamo che il nostro è un mestiere tipicamente artigianale che per troppo tempo si riteneva avesse poco a che fare con i caratteri tipici dell’impresa. Quindi, i primi due anni sono serviti ad assemblare questa macchina che, una volta partita, soprattutto nell’ultimo anno, ci ha consentito di dare un contributo notevole all’innovazione, con l’adozione di sistemi di tecnologia avanzata, in grado di fornire un prodotto a costi competitivi.

Fare incontrare qualità, etica e tecnologia è un’operazione complessa, per questo cerchiamo di creare opportunità o cogliere l’occasione per questa integrazione fruttuosa. Da una recente indagine è emerso che circa la metà degli italiani non frequenta regolarmente lo studio dentistico, rimandando le cure di cui avrebbe bisogno. Proprio in virtù della nostra mission, siamo stati firmatari, presso il Ministero della Salute, con l’ANDI (la maggiore associazione dei dentisti), l’OCI (Odontoiatri Cattolici Italiani) e lo SNO-CNA (associazione di imprese odontotecniche), del protocollo per la fornitura di protesi odontoiatriche a tariffe concordate per i cittadini a basso reddito, da realizzarsi presso i 6000 studi odontoiatrici privati che hanno aderito al progetto.

Un’impresa etica è in grado di sostenere progetti che rispondono alle esigenze di una società che si trasforma: va in questa direzione anche il nostro supporto protesico ai pazienti di strutture come la comunità di San Patrignano, per esempio, ma anche il nostro appoggio all’iniziativa Bimbo Tu, finalizzata alla raccolta di fondi per l’ampliamento di un’area che si occupa dell’assistenza ai bambini ricoverati nel reparto di neurochirurgia pediatrica dell’ospedale Bellaria di Bologna.

La qualità come la intendiamo noi non interviene solo nel processo di produzione del dispositivo da fornire al nostro cliente, il dentista, ma anche nella comunicazione verso l’utente finale, il paziente, che deve percepirla, attraverso la documentazione tecnica che noi redigiamo in modo individuale, a garanzia di conformità, e che il dentista deve consegnare al paziente, affinché possa riconoscere ciò che viene applicato nel suo cavo orale. Vogliamo valorizzare il concetto di qualità di filiera.

Per raggiungere la qualità, il Q.E.T. organizza anche eventi e corsi di formazione. In che modo sono strutturati?

Ci stiamo impegnando molto nella formazione, perché il capitale intellettuale delle nostre aziende e del cliente dà linfa vitale alle nostre idee. Il programma 2010 ha un calendario di formazione rivolta ai nostri clienti e associati, che si avvale delle università con le quali collaboriamo e siamo impegnati alla realizzazione di progetti di ricerca e sviluppo di tecnologie e materiali. Inoltre, con il network GDS, l’associazione Amici di Brugg e l’ANDI Culturale Lombardia, condividiamo un percorso di formazione a distanza che consente al dentista di vedere operare in diretta i maggiori esperti di varie discipline odontoiatriche.

Per quanto riguarda la tecnologia, i vostri manufatti sono garantiti non solo dalla documentazione tecnica, ma forse anche dal luogo d’origine: sono costruiti in un paese dove ancora si rispettano le regole nell’ambiente di lavoro e nell’uso di materiali, e certamente questo è un valore aggiunto per il prodotto…

Anche nell’ambito dentale si può parlare di made in Italy e si può dire che l’odontoiatria italiana, sia dal punto di vista clinico sia dal punto di vista tecnico, è considerata una delle migliori al mondo.

Lo sviluppo della tecnologia però comporta investimenti complessi di carattere tecnico-scientifico, anche per questo un gruppo di aziende del consorzio ha chiesto e ottenuto un finanziamento presentando un progetto particolareggiato alla Regione Emilia Romagna sull’innovazione e trasferimento tecnologico. In quell’ambito si lavora anche per ottimizzare un nuovo strumento per la rilevazione dell’impronta dentale al paziente, evitando l’utilizzo dei materiali tipici per quell’azione e predisponendo già dall’origine un percorso di realizzazione “virtuale” del dispositivo.

Questo strumento agisce mediante una scansione ottica o laser emettendo un file che il clinico invierà al proprio collaboratore tecnico il quale potrà dare origine alla costruzione delle componenti del dispositivo richiesto, mediante tecnologie CAD CAM.

Le vostre strategie di innovazione costante hanno aiutato a contrastare il calo di fatturato che si è verificato nei vari settori?

In parte sì. Tant’è che, anche se nei primi mesi dell’anno è stato stimato che i clienti degli studi odontoiatrici (pazienti) sono diminuiti del 20-25 per cento, le aziende Q.E.T. al momento registrano, come media, un sostanziale pareggio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, in altri un calo che si aggira intorno al 4-5 per cento, quindi decisamente inferiore a tanti settori che purtroppo soffrono maggiormente.

Non c’è dubbio che nel settore c’è stato un riposizionamento, dovuto al fatto che molte imprese non hanno saputo rinnovarsi e quindi hanno evidenti difficoltà nell’affrontare la crisi.