Politica

  • Nel discorso comune, l’integrazione viene scambiata spesso con l’inserimento, il coinvolgimento, il completamento. Il termine “integro” viene inteso come ciò che è completo, indiviso, totale, addirittura puro. Così l’integralismo, il colmo della purezza, diviene quasi l’opposto dell’integrazione. E, spesso, l’integrazione viene temuta da chi ha paura di perdere la propria integrità.

  • Anzitutto credo che occorra riflettere sulla nostra esigenza d’integrazione. Se avessimo usato questa parola cinquecento anni fa, probabilmente non saremmo stati intesi. L’integrazione nel senso moderno del termine è un problema che incomincia con l’impresa di Colombo, che crea una situazione che sconvolge tutte le tradizionali maniere attraverso cui l’uomo aveva concepito se stesso, la terra, il mondo, le religioni. Dal momento della scoperta di Colombo nel pianeta c’è tutt’altro e bisogna integrarsi con tutt’altro. Allora l’integrazione è nata da una violenza inaudita, che è ancora in

  • All’epoca in cui sono nata, in Iran c’era la dittatura dello scià, ma la libertà privata era ammessa. Da adolescente potevo vestirmi come le ragazze europee, in jeans e t-shirt, ascoltare musica e vedere film occidentali, e nello stesso tempo innamorarmi delle poesie persiane. A quel tempo, le mie amiche e io al mare indossavamo il bikini e sulla spiaggia le ragazze e i ragazzi ballavano insieme. Nel 1978, al ritorno dalle vacanze, nel mio tranquillo quartiere residenziale trovai le cose molto cambiate: nelle strade i carri armati e i soldati accerchiavano la gente, milioni di persone,

  • “Bologna Capitale” si presenterà alle prossime elezioni amministrative con Daniele Corticelli come candidato sindaco. Lei, anche in quanto imprenditore attento alle esigenze della città, è stato incaricato di coordinare il programma elettorale. Può indicarci una traccia?

    “Bologna Capitale” è un movimento civico estremamente pragmatico, molto vicino al modo di pensare dell’impresa. Il programma s’incardina su quattro grandi riforme e su undici progetti rilevanti. È la sintesi delle proposte presentate nei cinque anni di vita del movimento. Nell’insieme è un vero progetto di

  • Affrontare i problemi di una città, oggi, è materia culturale, prima che economica e politica. Bologna, per esempio, sta attraversando un momento di grande difficoltà, causata non solo da una profonda crisi in ambito economico, ma anche da un degrado culturale. Il segnale più pericoloso di questa crisi è rilasciato dal suo centro storico, che sembra essere una pesante eredità del passato più che un ricco dono della tradizione da valorizzare e rilanciare…

  • Il Lions Club Bologna Archiginnasio non avrebbe potuto essere insensibile al convegno di questa sera e per questo ha offerto la propria collaborazione organizzativa. Infatti, la denominazione del nostro club ben evidenzia il legame con questa prestigiosissima struttura che è l’Archiginnasio e la cui edificazione, come sappiamo, è stata voluta proprio da Carlo Borromeo nel periodo in cui è stato legato pontificio a Bologna.

    In anni precedenti, il nostro club ha dato importanti contributi all’Archiginnasio, sia per il restauro di alcune formelle deteriorate dal tempo e dagli eventi

  • Sono grato a Caterina Giannelli, organizzatrice di questa straordinaria serata insieme con il Lions Club Bologna Archiginnasio, di darmi l’opportunità di un saluto a quanti sono convenuti stasera all’Archiginnasio. Le sono grato di leggere queste poche righe, perché la mia voce non sarebbe stata in grado di fare altrettanto. E sono grato agli organizzatori di questo incontro per avere dato a Bologna l’opportunità di scoprire un bolognese illustre come san Carlo Borromeo. Dico scoprire e dico bolognese, perché anche un petroniano doc come me, che qui è nato, che qui ha avuto l’

  • Per intendere la relazione tra Carlo Borromeo e la modernità, occorre partire dal Concilio di Trento – che si svolge in tre tornate, in un lungo lasso di tempo, dal 1545 al 1563 –, il cui grande momento di elaborazione, l’ultima sessione, sotto il pontificato di suo zio, Pio IV, coincise con sua la presenza a Roma. Il Concilio rispose alla necessità di creare le condizioni per la costruzione di una nuova disciplina di convivenza, che adeguasse le relazioni e i rapporti sociali alle nuove esigenze e alle nuove sfide che quel tempo imponeva.

  • Due degli stemmi dei legati pontifici, vice legati e governatori – succedutisi alla guida della nostra città in circa trecentocinquant’anni – dipinti nella Sala Urbana (o Sala degli Stemmi) del Palazzo d’Accursio a Bologna, appartengono a san Carlo Borromeo, che fu legato pontificio di Bologna ben due volte. Il primo stemma recita: “San Carlo Borromeo Cardinal, nipote di Papa Pio IV, legato 1560”. Nel secondo si legge: “San Carlo Cardinal Borromeo, di nuovo legato, 1565”. La data che c’interessa è il 1560: il 16 aprile fu nominato e il 10 giugno prese possesso della carica. È opportuno

  • Ciascuno di noi ha potuto percepire la portata dell’opera di san Carlo, non solo per Bologna, come ha sottolineato Marco Poli, non solo per la conclusione del Concilio di Trento, come ha specificato Umberto Mazzone, ma per l’intera Europa cattolica a partire dal 1582, anno della prima edizione degli Acta Ecclesiae Mediolanensis, volumi in cui vengono raccolti atti, editti, documenti, istruzioni che Carlo Borromeo, cardinale di Santa Prassede (a Roma fino al 1565) e arcivescovo di Milano (dal 1565 al 1584), ha potuto precisare, scrivere, formalizzare e pubblicare nel corso della sua vita.