Cervello dell'impresa

  • La parola è originaria, con la sua difficoltà e la sua semplicità. La parola è originaria, quindi, non c’è chi possa padroneggiarla. La parola facile non esiste, non è mai esistita, né mai esisterà. Chi non parla oggi, chi accetta un compromesso oggi, in vista di un posto garantito da cui parlare sia facile domani, si fa suddito, soggetto della mortificazione, della pena come minimo comune ultimo male necessario.

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Lungi dall’essere un’entità immutabile, l’impresa di ciascuno si trova in una trasformazione incessante, quasi in un viaggio di cui temiamo di perdere la direzione. Quale cervello, quale dispositivo per questo viaggio?

     

    Occorre che in nessun modo e in nessun istante noi siamo tratti dall’indifferenza che è la suprema forma d’euforia, quella che preclude il viaggio stesso. Con l’euforia noi siamo, non facciamo, non viaggiamo. Con l’euforia siamo oltre il

  • Mi è capitato qualche giorno fa di entrare in un bar e di udire una canzonetta il cui ritornello diceva: “Togli la ragione e potrai sognare.” Mi è sembrato un messaggio rivolto al popolo dell’epoca New Age, ma mi ha posto una questione: perché per sognare bisognerebbe togliere la ragione?
    La mitologia della liberazione è ciò su cui si fonda il soggetto, in particolare il soggetto schiavo che è la forma eminente di soggetto. Il soggetto è sempre il soggetto schiavo che deve liberarsi da qualche schiavitù, che deve affrancarsi; e la stessa mitologia politica che fomenta la liberazione

  • “Le necessitati possono essere molte, ma quella è più forte che ti costringe o vincere o perdere” scriveva Machiavelli. Con il testo dello scrivano fiorentino la politica non è più l’arte del possibile, ma la via della necessità: dalla questione di vita o di morte alla riuscita, secondo l’occorrenza. Necessità non ontologica, occorrenza linguistica, poetica, pragmatica. Le cose “non aspettano tempo”, scrive, dunque occorre fare quello che occorre: non c’è scelta, fatta apposta per rimandare, indugiare, ritardare, stare a vedere, “Et, quanto alla neutralità, il quale partito mi par sentire

  • Al di là del servizio che noi svolgiamo per i nostri clienti (aziende del settore meccanico, elettromeccanico ed elettronico dell’Emilia Romagna), premesso che non siamo dei benefattori, dal punto di vista imprenditoriale, per loro, siamo veramente il fiore all’occhiello in quanto cerchiamo di dare loro molto più di quanto riceviamo.
    Siamo nati per fare immagine e comunicazione “su misura” per le aziende della nostra realtà economica: piccole e medie imprese tecnico-produttive, nocciolo duro della nostra regione e forza trainante dell’economia nazionale, aziende che non hanno budget

  • Ma è proprio vero che il mezzo è il messaggio? Dopo che la logica, la linguistica, la semiotica sono confluite nell’universalismo disciplinare, dopo che la psicanalisi angloamericana prima e quella francese poi si sono spente, piegate alle ideologie del XX secolo, perché la comunicazione dovrebbe ancora procedere dall’unità e mirare all’unificazione? C’è ancora bisogno del dualismo idealista forma/contenuto (“Internet è neutro, tutto dipende dai contenuti”) o della loro confluenza post-ideologica (“Con i nuovi media, la scrittura è parola e la parola è scrittura”)? Con la cifrematica, la

  • Vorrei affrontare il tema del libro di Padre Busa dall’inizio. Un inizio che farei risalire a quel periodo tra il 1200 e il 1300, quando Tommaso d’Aquino, il primo lavoratore che oggi chiameremmo atipico, con contratto di lavoro coordinato e continuativo, nasce a Viterbo. Studia a Montecassino, si laurea a Napoli e poi va ad insegnare a Parigi. Dopo essere tornato in Italia per un breve periodo, va a Colonia. Comincia così a fare, mentre studia e scrive, quell’opera sulla quale poi Padre Busa ha lavorato: in altri termini, dalla old economy di allora passa al terziario avanzato,

  • Intervista di Anna Spadafora

    Il titolo del suo ultimo libro, 

    Il bel programma

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Perché il venture capital investe nell’impresa nuova, in particolare nell’informazione? 

  • Considerate come l’Inferno e il Paradiso, il regno della dannazione e quello della salvezza, la globalizzazione e l’antiglobalizzazione sono due facce della stessa medaglia. Da una parte, chi predica i vantaggi di “fare come se il mondo fosse un posto solo”, dall’altra, chi predice la fine certa e ravvicinata di questo stesso mondo. Per entrambi, però, le dissolte ideologie del ventesimo secolo sono state presto rimpiazzate da più o meno solide visioni del mondo. Allora ecco che, per chi procede dalla visione, che tutto unifica e massifica, anziché dall’ascolto, che s’instaura con la