Politica

  • A coloro che mi chiedono a che punto sia la democratizzazione del regime cubano sono costretto a rispondere che la strategia del generale Raul Castro consiste nel prendere tempo e, per prendere tempo, non c’è tattica migliore del gattopardismo, quello che troviamo nel romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ben riassunto nel suo più noto dialogo: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. “E allora che cosa avverrà? Trattative punteggiate da schioppettate quasi innocue e, dopo, tutto sarà lo stesso mentre tutto sarà cambiato”. “…una di quelle

  • Quali saranno gli scenari macroeconomici del post Covid-19? “Per l’Italia vorrà dire 5 o 6 punti in meno del Pil e altrettanti per l’economia dei paesi del Mediterraneo. Ci sarà un’ondata di disoccupazione tremenda, ci sarà una crisi peggiore di quella del 1929. Si dovrà ricominciare tutto da capo, se no il futuro è la miseria per tutti noi”. Sono le parole dell’economista Giulio Sapelli, in un’intervista rilasciata in seguito alle dichiarazioni della neo eletta presidente della Bce, Christine Lagarde (“Panorama”, 13 marzo 2020), che per l’economista deve ritenersi

  • Nell’ora del coronavirus, gli italiani devono avere paura? La paura della morte deve prendere il sopravvento sulle loro vite fino a distruggere il patrimonio di ricerca e d’impresa costituito in settant’anni di repubblica?

    Gli italiani non devono avere paura della morte, ma della miseria, della povertà, della stupidità e dell’invidia, che alimentano guerre, malattie e devastazioni nella vita di uomini e donne impegnati a compiere uno sforzo costante per dare un contributo alla civiltà della parola, perché la legge della giungla sia lasciata ai suoi

  • Sono lieto di dare il benvenuto ai partecipanti a questa iniziativa, promossa dall’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna e dalla casa editrice Spirali, destinata ad affrontare il tema del fare impresa che si pone sicuramente all’attenzione di tutto il mondo e che in questa occasione viene affrontato con un taglio internazionale, consentendoci di aggiornarci e di rinnovarci, anziché rimanere sulle nostre posizioni.

  • Nella fase politico-istituzionale che il nostro paese vive attualmente, il tema dell’imprenditorialità è ricorrente e il libro di Emilio Fontela merita un approfondimento che lo allontani da qualsiasi tentativo di relegarlo in un melenso “politically correct”.

    L’approfondimento dovrebbe, a mio avviso, riguardare tre aspetti: il contenuto concreto dell’imprenditorialità, gli aspetti politici e, infine, la questione della moneta unica europea e della globalizzazione. Questi tre aspetti si collegano l’uno con l’altro, pur essendo ben distinti e,

  • Il libro Come divenire imprenditore nel ventunesimo secolo è suggestivo da molti punti di vista, è interessante sia per il neofita sia per lo specialista, per l’imprenditore, per l’amministratore pubblico. Ben vengano libri che si situano in quello spazio, nel nostro paese amplissimo, tra il livello giornalistico e quello accademico. Quando un accademico vuole offendere un collega dice che ha un piglio giornalistico, d’altra parte i giornalisti quando vogliono usare un sinonimo di “irrilevante” dicono “accademico”. Ma tra i due estremi ci sono tanti spazi

  • Emilio Fontela ha affrontato nel suo libro in maniera molto originale il tema “Come essere imprenditori negli anni duemila”, definendo uno scenario nuovo con il quale l’imprenditore si confronta: uno scenario globalizzato, in cui le imprese non sono più nazionali o internazionalizzate, ma transnazionali. Talora non si sa più neanche dove esse abbiano la sede, tanto che diventa difficile colpire anche dal punto di vista giuridico un’impresa transnazionale, perché sposta il nucleo decisionale da un paese all’altro con grande facilità.

  • Io non sono uno studioso regolare di economia e non conoscevo direttamente l’opera di Fontela. L’ho trovato citato varie volte e questa è stata un’occasione per leggere un suo libro, occasione fortunata perché ho trovato il libro interessantissimo; l’ho letto di seguito, come se fosse un giallo, per vedere come andava a finire. Alla fine non ho trovato l’assassino, ma qualche idea in più su quanto sia complesso il mestiere di chi voglia dare vita a imprese economiche non effimere, e che siano in grado di seguire la rapida evoluzione di tutta la realtà socio-economica del mondo. Data la

  • Parlando di Ferrara, è troppo facile lamentarsi che la sua economia vivacchia. Infatti, le imprese di Ferrara sono circa 40.000, di dimensioni mediamente poco rilevanti; ma sappiamo che le piccole e medie imprese costituiscono la linfa vitale di questo paese.

  • Da molti anni mi sto interessando alle ideologie e alle utopie della post-modernità. Negli anni Settanta mi sono occupato dell’utopia più importante di quel periodo: l’utopia di un processo di decisione ideale, completamente razionale. Era l’epoca di Mao, della guerra del Vietnam, c’era l’idea che con un buon computer, con una buona matematizzazione delle cose si potessero vincere le guerre: quella contro Cuba, con il successo che si è visto, e quella contro il Vietnam, altro successo della matematizzazione della guerra! Dieci anni dopo, ho deciso di lavorare sulla