Politica

  • “Le necessitati possono essere molte, ma quella è più forte che ti costringe o vincere o perdere” scriveva Machiavelli. Con il testo dello scrivano fiorentino la politica non è più l’arte del possibile, ma la via della necessità: dalla questione di vita o di morte alla riuscita, secondo l’occorrenza. Necessità non ontologica, occorrenza linguistica, poetica, pragmatica. Le cose “non aspettano tempo”, scrive, dunque occorre fare quello che occorre: non c’è scelta, fatta apposta per rimandare, indugiare, ritardare, stare a vedere, “Et, quanto alla neutralità, il quale partito mi par sentire

  • Intervista di Anna Spadafora

    Con i fondamentalismi, la religione sembra sovrapporsi alla politica e ai diritti civili, negandoli, in particolare rispetto alle donne e ai giovani. Cosa possono fare le donne perché si dissipino i fondamentalismi?

    Purtroppo, ci sono anche donne fondamentaliste. Non è una questione di donne o di uomini, ma di non prendere i testi religiosi alla lettera, di distinguere tra la lettera e lo spirito. Quindi, è una questione intellettuale.

  • A proposito di un certo modo di fare politica, Karl Popper parlava di “pianificatori a spizzico”. Un “pianificatore a spizzico” è molto modesto nei suoi approcci, poiché limita il proprio obiettivo al minimo necessario. Mi sembra questa la figura del sindaco di Bologna Guazzaloca, anche se qualificandolo così non intendo darne un’immagine negativa, tanto più dopo cinquant’anni d’amministrazione costituita da pianificatori a tutto tondo, un po’ come i francesi, che fanno piani cartesiani, bellissimi, ma che non possono funzionare, sono troppo precisi. Ma proprio questa mentalità del far le

  • Carlo Monaco ha accennato a un problema d’importanza mondiale: come il mio paese sia riuscito a risolvere i suoi problemi senza ricorrere al sangue. Mentre ero in Canada come ambasciatore sovietico, avvertivo che era necessario cambiare tutto, sia nella politica interna sia in quella estera, altrimenti sarebbe stata una catastrofe. Soprattutto negli ultimi anni, il paese sembrava concentrato sul problema della sopravvivenza, su come uscire indenne da una crisi che stava diventando pericolosa. Il problema fondamentale che accomunava la mia preoccupazione e quella di Michail Gorbaciov era

  • La nozione di sociale ha conosciuto, negli ultimi vent’anni, una trasformazione radicale, che ha fatto riconsiderare gran parte delle accezioni che la riguardavano. Tanto il concetto di variabile sociale dato dalla suddivisione dei ruoli e del lavoro, di Durkheim, quanto quello di spinta intrinseca all’equilibrio e all’omeostasi proposto da Pareto hanno un valore molto meno assoluto e prevalente rispetto al passato, a vantaggio di teorie che tengono maggiormente conto della variazione come elemento costante e originario e di una mobilità dall’andamento imprevedibile a priori, come

  • Vorrei dare un affettuoso benvenuto al nostro ospite, Aleksandr Yakovlev, che è un protagonista della storia recente e, mi sarà permesso dirlo, della storia positiva recente, una persona che, come s’intuisce dalla lettura del suo libro La Russia, il vortice della memoria. Da Stolypin a Putin (Spirali edizioni), ha saputo muoversi in momenti difficili della storia, avendo sempre di mira i valori positivi ai quali ispirarsi. Io lo ringrazio veramente di essere venuto qui e ringrazio coloro che con il loro impegno e con la loro iniziativa lo hanno invitato, perché credo che

  • Devo fare un ringraziamento a Sergio Dalla Val perché da molti anni s’impegna con tenacia e capacità a organizzare a Bologna numerose iniziative culturali di prim’ordine; in particolare c’è un filone di iniziative, da lui e dalla sua associazione promosso, che ha sempre prestato particolare attenzione al problema del mondo e della cultura sovietica e ha portato nella nostra città un numero considerevole di intellettuali russi. Quindi, un ringraziamento non formale va a Sergio Dalla Val per l’intenso lavoro culturale da lui svolto.

  • Un buon programma di politica industriale è un programma che incentiva l’insediamento delle imprese scelte per lo sviluppo di quel territorio o che ne sostiene il consolidamento e la crescita. Un programma si può definire buono se comprende sostegno all’innovazione tecnologica, all’esportazione o addirittura all’internazionalizzazione delle imprese, all’occupazione (nelle regioni ove ciò è necessario, dove cioè rientra negli obiettivi di politica economica), alla qualità. Un programma deve essere anche (possibilmente) completo, coerente, realizzabile. Marco Maiocchi, nel suo libro Il

  • Nelle famiglie, nelle scuole, nelle imprese gira aria di conciliazione, di pacificazione, che la guerra in Afghanistan fa invocare ancor più. Ma come interviene oggi la pace? È il contrario della guerra? È forse vero che se vuoi la pace devi preparare la guerra? La pace non è la calma che, tutto appianando, tutto collegando, toglie quel conflitto di cui si nutre. Il principio della pace è il principio della morte e il dialogo con cui si vuole portare la pace è, come mostra Platone, essenzialmente polemologico: vive di soggetti in conflitto fra loro. La fine della guerra come pacificazione

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Come mai si può parlare di arte ebraica, nonostante il secondo comandamento vieti la rappresentazione di Dio, degli uomini, delle cose?