Economia e finanza

  • Stasera non sapevo nemmeno di dover intervenire. Avevo l’impressione che si trattasse di uno di quegli incontri in cui ci saremmo trovati di fronte a qualcuno che ci avrebbe insegnato a vivere e a fare il nostro mestiere senza magari saperlo fare. Ho incominciato a cambiare idea quando ho visto il titolo di questa rivista, “La città del secondo rinascimento”, perché ho visto una parolina chiave, rinascimento. Infatti, se dovessi scegliere una patria ideale, un’età in cui vivere, sceglierei certamente il Rinascimento. Il Rinascimento è stato proprio quel momento in cui l’

  • Vorrei indagare il tema del brainworking dal punto di vista dell’osservatore esterno all’impresa e vedere come l’imprenditore e l’impresa contribuiscano alla diffusione delle novità, della creatività e dei progetti innovatori, che possono riguardare sia l’innovazione di prodotto sia l’innovazione di processo. Per questo occorre affrontare un aspetto abbastanza controverso, che è quello che si chiede dove nascano le invenzioni. Credevo che l’innovazione fosse soprattutto appannaggio delle grandi imprese, che la grande dimensione d’impresa fosse quella che consentiva

  • Intervista di Anna Spadafora

    Spesso si pensa che la finanza sia senza cervello, oppure che il cervello sia il controllo, il dominio, la facoltà di padroneggiare uomini e capitali. Secondo Lei, esiste un cervello della finanza che non sia l’eminenza grigia, ma l’intendimento, il dispositivo di direzione?

  • La nozione di lavoro in economia sta cambiando. Occorre ormai distinguere tra un lavoro puramente strumentale, nel quale un determinato sforzo umano è messo in relazione con un risultato produttivo, e un lavoro in cui la produttività s’identifica con l’apporto umano e ciò che viene prodotto è un servizio personale. Questa è la nozione di lavoro-prodotto, che deriva dalla trasformazione della produttività per l’introduzione di criteri qualitativi. È il prodotto che qualifica il lavoro. Partendo da questa idea, ci sono grandi categorie di attività che possono essere

  • Vorrei ringraziare Aurelio Misiti per avere accolto il nostro invito. Ho avuto l’occasione di leggere il suo bellissimo libro prima di questa presentazione, vista l’amicizia personale con Sergio Dalla Val, che ha collaborato all’organizzazione dell’incontro. Aurelio Misiti è uno dei massimi esperti nazionali in Ingegneria Ambientale, ha fatto una lunga carriera universitaria e all’interno delle istituzioni: è Ordinario di Ingegneria Sanitaria e Ambientale all’Università La Sapienza di Roma, è stato per molti anni presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e, dopo un breve

  • Le istituzioni bancarie del nostro paese sono da tempo protagoniste di una rivoluzione provocata principalmente da tre fenomeni: 
    1) la concentrazione del sistema: sono scomparse alcune banche storiche e stanno nascendo gruppi bancari per competere sul mercato europeo e internazionale;
    2) la scoperta del valore della relazione con il cliente: mai come in questi ultimi anni si è parlato del cliente, di come conoscerlo meglio, segmentarlo, servirlo, gestirlo, renderlo più fedele e profittevole per l’azienda; 
    3) l’irruzione di Internet, che ha imposto alle banche nuove regole

  • Intervista di Mariella Sandri

    La situazione di crisi che ha seguito i tragici eventi dell’11 settembre si è inevitabilmente riversata sulle principali economie mondiali. Qual è la sua opinione circa l’attuale fase di incertezza che caratterizza le piazze finanziarie mondiali?

     In verità, lo scenario macroeconomico non era roseo già da prima dell’attacco alle torri gemelle; l’economia americana aveva retto grazie ai consumi, ma il clima di fiducia delle famiglie era già deteriorato. Le speranze d’inversione del ciclo

  • A proposito di un certo modo di fare politica, Karl Popper parlava di “pianificatori a spizzico”. Un “pianificatore a spizzico” è molto modesto nei suoi approcci, poiché limita il proprio obiettivo al minimo necessario. Mi sembra questa la figura del sindaco di Bologna Guazzaloca, anche se qualificandolo così non intendo darne un’immagine negativa, tanto più dopo cinquant’anni d’amministrazione costituita da pianificatori a tutto tondo, un po’ come i francesi, che fanno piani cartesiani, bellissimi, ma che non possono funzionare, sono troppo precisi. Ma proprio questa mentalità del far le

  • Un buon programma di politica industriale è un programma che incentiva l’insediamento delle imprese scelte per lo sviluppo di quel territorio o che ne sostiene il consolidamento e la crescita. Un programma si può definire buono se comprende sostegno all’innovazione tecnologica, all’esportazione o addirittura all’internazionalizzazione delle imprese, all’occupazione (nelle regioni ove ciò è necessario, dove cioè rientra negli obiettivi di politica economica), alla qualità. Un programma deve essere anche (possibilmente) completo, coerente, realizzabile. Marco Maiocchi, nel suo libro Il

  • Vorrei portare il saluto della Provincia di Bologna a questo incontro con Padre Busa e lascio ai relatori il compito di entrare nel merito delle questioni di informatica affrontate nei suoi libri.
    Un po’ di tempo fa, c’era un detto: “Se i cittadini non si occupano di politica, sarà la politica a occuparsi dei cittadini”. Seguendo questo detto, io mi sono occupato di politica. La stessa cosa si può dire oggi dell’informatica: anche se qualcuno non vuole occuparsene, l’informatica si occupa di lui. Con questo, vi ringrazio per l’opportunità di dibattito offerta con questo incontro e vi