Economia e finanza

  • Se dovessi attribuire una nascita simbolica alla modernità in Europa, sceglierei una data che forse non avete in mente: il 529, anno in cui viene fondato il monastero di Montecassino. Piaccia o no a Chirac, è lì la nascita dell’Europa, quando San Benedetto lancia per tutta Europa i suoi monaci per costruire una rete che da allora non è più venuta meno ma che prima non c’era. Lancia i suoi monaci sulla base di un motto che tutti noi ricordiamo: “Ora et labora”. E si tratta di capire bene cosa vuol dire “orare” e “laborare”, per un benedettino. Aggiungerò un particolare che non è marginale

  • Intervista di Anna Spadafora

    Oil Control, nota in vari paesi per la qualità delle sue valvole, è entrata a far parte della tedesca Bosch, azienda molto particolare, sorta alla fine dell’ottocento.

  • Intervista di Anna Spadafora

    Parliamo ai nostri lettori della traversata che avete compiuto dagli anni sessanta a oggi. Ne avete fatta di strada: dal settore alimentare in Estremo Oriente, arrivando fino a oggi in cui La Portile è un gruppo di cui la Grani & Partners è solo un ramo.

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Nel suo intervento al forum mondiale di cifrematica La tolleranza nel terzo millennio. L’Altro, il tempo, la differenza (Villa San Carlo Borromeo, Milano Senago, 10-12 giugno 2005), lei ha parlato di tolleranza e politica, tolleranza e cultura, tolleranza e anziani, ma non ha parlato di tolleranza e industria.

  • Voltaire, in una delle sue osservazioni più felici, notò, scrivendolo in un saggio, che alle borse commerciali di Amsterdam, di Londra, di Surat o di Bassora, il guebro, il baniano, l’ebreo, il maomettano, il deista cinese, il bramino indiano, il cristiano greco, il cristiano romano, il cristiano protestante, il cristiano quacchero trafficavano tutto il giorno assieme, e nessuno di loro avrebbe mai levato il pugnale sull’altro per guadagnare un’anima alla sua religione. Nello stesso saggio Voltaire, che nella sua esistenza non avrebbe dato a sua volta sempre prova di tolleranza, si chiede

  • Intervista di Anna Spadafora

    Oltre che dell’Assofermet, lei è presidente della MD, della Synapto, della Cisterlaier e della Metalsider, azienda leader nel settore siderurgico, che è poi il settore in cui lei ha iniziato la sua avventura imprenditoriale. Come vede oggi l’avvenire di questo settore in Italia rispetto all’Europa e al resto del mondo?

    In questo settore ho iniziato a lavorare giovanissimo, come dipendente di una grande impresa quale era allora la Falk e poi, a soli ventidue anni, mi sono messo in proprio, seguendo un istinto provocato da una disillusione.

  • Intervista di Anna Spadafora

    Lei è amministratore delegato di TEC Eurolab, centro di ricerca e prove su materiali con clienti importanti in tutto il mondo, che offre soluzioni per la qualità e il collaudo, in cui la responsabilità è un fattore costantemente in gioco. Spesso, per responsabilità di un collaboratore s’intende quella sindacale o, tutt’al più, il dovere di attenersi alle regole, di non trasgredirle. Lei ritiene che, oggi, dall’impresa possa sorgere un’altra accezione di responsabilità?

  • L’icona non è la stessa fra Roma e Atene, o fra Roma e Costantinopoli, o anche fra Milano e Costantinopoli, quando Milano era capitale dell’impero, all’epoca di sant’Ambrogio. Sant’Ambrogio e sant’Agostino erano venuti a Milano, nella capitale. L’icona non è la stessa neppure fra Roma e Mosca, fra Roma e San Pietroburgo, come non è la stessa fra Roma e Berlino, o fra Roma e Londra, fra Roma e Parigi.

    L’icona, per sant’Agostino, è l’immagine che si rivolge all’inimmaginabile, all’inopinabile, all’incredibile, al dogma. E diviene dogma attraverso la scrittura. È l’immagine che si

  • Sono particolarmente lieto di essere a Modena, in un’area del paese nota a tutti gli italiani e non solo per la grande capacità di creare ricchezza e prodotti, per la sua grande vitalità. Ho amici importanti in questa zona, primo fra tutti, il presidente della Ferrari, Montezemolo, quindi, oggi è rinnovato il piacere di trovarmi qui.

  • Il titolo di questo numero della rivista è "L’impresa. L’avventura e il rischio". Può parlarci della sua avventura imprenditoriale e di come e quando rischiare è risultato essenziale?

    Il rischio è una componente indispensabile per fare impresa. Io credo che la legittimazione a essere un imprenditore o un dirigente stia nel prendere dei rischi, come dicono i francesi, “prendre des risques”. Altrimenti non ci sarebbe ragione per dire che siamo classe imprenditoriale. La nostra missione è creare ricchezza. Naturalmente, questo porta come