Filosofia

  • La questione è molto antica, nasce da una vicenda le cui radici si perdono nella notte dei tempi e che ha dato luogo a una serie di miti, di racconti e di trasfigurazioni, che ruotano soprattutto intorno alla figura emblematica di Dioniso. Attraverso le vicende del vino possiamo leggere una complessa storia di civilizzazione. C’è una fase dello sviluppo della cultura umana, soprattutto nel Medio Oriente, che ha attraversato secoli, si è via via consolidata e ha scoperto – attraverso un procedimento sicuramente non semplice – un prodotto eccezionale, la cui forza inebriante deve avere

  • Intramedia

    La visione di uomo come orologio

     

    De anatome, la visione anatomica del corpo umano (e di conseguenza dell’intera medicina) è una componente essenziale della cultura occidentale. Visione che si dilata ad altri settori: anatomicamente è concepita la macchina, composta da elementi autonomi ma rispondenti a un governo centrale. La società, come è venuta in essere in occidente, non può che essere gerarchica. E gerarchica è la sua de anatome.

  • Possiamo pensare che anche la conoscenza sia lavoro? Per farlo, dobbiamo lasciarci alle spalle la distinzione tra conoscenza e lavoro, cosa impossibile per Aristotele, perché la sua era una società schiavista, piramidale, costruita aristocraticamente. Noi, invece, siamo in una società democratica, con attribuzioni lavorative differenti e compiti sociali variegati. Eppure, abbiamo unificato tutte le attività umane sotto un’unica categoria: il lavoro, ereditando una vecchia concezione del lavoro, che comporta una vecchia concezione della cultura. Pensiamo che la cultura sia libresca,

  • La psicanalisi ha avuto in Europa un destino singolare. Come scrive Sergio Dalla Val nel suo libro In direzione della cifra. La scienza della parola, l’impresa, la clinica (Spirali), è stata avversata dal partito comunista e dalla chiesa. I comunisti erano contrari perché le nevrosi erano considerate il portato del capitalismo, sostenevano che in Russia i lavoratori non hanno nevrosi, sono talmente realizzati nel loro lavoro che non hanno nulla di cui curarsi, la nevrosi è un sintomo borghese.

    La chiesa vedeva nella psicanalisi una

  • Un recente articolo su “La Repubblica” riportava una ricerca che pretendeva di confermare ben quindici differenze fra l’uomo e la donna. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Public Library of Sciences”, è stato condotto da Marco Del Giudice, del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, e da alcuni suoi colleghi della Manchester Business School, su un campione di diecimila americani. Da questa indagine è emerso che molti luoghi comuni non sempre sono tali: ci sarebbero realmente sensibili differenze fra uomo e donna – addirittura soltanto per il 10-20 per

  • Quello che noi oggi chiamiamo rivoluzione di paradigma è stato introdotto da Leonardo da Vinci. È cambiato il paradigma del sapere, anche se purtroppo solo in parte. Qual è stata questa rivoluzione? Ne parlo per mostrare che è di grande attualità e la riepilogo con una sua battuta famosissima: “Sono un uomo senza lettere”, diceva. Che cosa voleva dire? Che era un ignorante? Ovviamente no, ma che il suo sapere non nasceva dai discorsi. Il cambiamento di paradigma, l’altro modo di guardare il sapere che nasceva nelle botteghe della Firenze del Quattrocento – non nelle Università, ma nelle

  • Anzitutto credo che occorra riflettere sulla nostra esigenza d’integrazione. Se avessimo usato questa parola cinquecento anni fa, probabilmente non saremmo stati intesi. L’integrazione nel senso moderno del termine è un problema che incomincia con l’impresa di Colombo, che crea una situazione che sconvolge tutte le tradizionali maniere attraverso cui l’uomo aveva concepito se stesso, la terra, il mondo, le religioni. Dal momento della scoperta di Colombo nel pianeta c’è tutt’altro e bisogna integrarsi con tutt’altro. Allora l’integrazione è nata da una violenza inaudita, che è ancora in

  • Per intendere la relazione tra Carlo Borromeo e la modernità, occorre partire dal Concilio di Trento – che si svolge in tre tornate, in un lungo lasso di tempo, dal 1545 al 1563 –, il cui grande momento di elaborazione, l’ultima sessione, sotto il pontificato di suo zio, Pio IV, coincise con sua la presenza a Roma. Il Concilio rispose alla necessità di creare le condizioni per la costruzione di una nuova disciplina di convivenza, che adeguasse le relazioni e i rapporti sociali alle nuove esigenze e alle nuove sfide che quel tempo imponeva.

  • Ciascuno di noi ha potuto percepire la portata dell’opera di san Carlo, non solo per Bologna, come ha sottolineato Marco Poli, non solo per la conclusione del Concilio di Trento, come ha specificato Umberto Mazzone, ma per l’intera Europa cattolica a partire dal 1582, anno della prima edizione degli Acta Ecclesiae Mediolanensis, volumi in cui vengono raccolti atti, editti, documenti, istruzioni che Carlo Borromeo, cardinale di Santa Prassede (a Roma fino al 1565) e arcivescovo di Milano (dal 1565 al 1584), ha potuto precisare, scrivere, formalizzare e pubblicare nel corso della sua vita.

  • Molti anni fa, mentre ero a Baden Baden per un convegno, durante le ore libere raggiunsi la periferia della città per visitare la casa dove Johannes Brahms aveva vissuto per alcuni anni, in giovane età. Ritornando in albergo, mi ritrovo nell’incredibile ingorgo dell’ora di punta e, nonostante l’esasperazione del momento, mi accorgo di un’ampia area sulla quale si affaccia un monastero benedettino del ‘500, che decido di visitare. Entro in un luogo in cui regna la penombra, mi siedo in fondo alla chiesa e inizio a guardarmi intorno godendo, finalmente, del silenzio e della pace, dopo tanti