Psicanalisi

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Perché un congresso internazionale di cifrematica dal titolo “Stress. La clinica della vita”?

     

  • Questo numero prende spunto dal dibattito suscitato a Bologna e in altre città dalla pubblicazione del libro di Gianni Verga, Come avere cura della città (Spirali), e ne propone, tra gli altri, alcuni testi. Più che commenti al libro, sono testimonianze, proposte, programmi di protagonisti dell’impresa che è più implicata dalla città: amministratori, urbanisti, ingegneri, architetti, impresari, qui interpellati in uno statuto intellettuale, non professionale o di categoria. In particolare, amministratori e imprenditori di Milano, Bologna e Parma che, dopo le elezioni, si trovano a

  • Milano

    Fra le tue pietre e le tue nebbie faccio

                   villeggiatura. Mi riposo in piazza                                

    del Duomo. Invece di stelle                                       

    ogni sera s’accendono parole.                                    

    Nulla riposa della vita come                                      

  • Da dove vengono le cose? Dove vanno? Da dove vengono le merci? Dove vanno? Le cose vengono da oriente e vanno verso occidente lungo un itinerario assolutamente artificiale, assolutamente intellettuale che viene dalla tradizione e va verso l’invenzione. Questo itinerario inaugurato dal va e vieni incessante delle merci, delle donne, degli uomini, è un viaggio nella parola, per questo non è spaziale, non è geometrico e non è visivo. È il viaggio temporale, non temporaneo: è l’itinerario delle cose che si fanno e che stanno tra l’avvenire e il divenire.

  • La città come civitas esiste soltanto in seguito all’instaurazione dell’Altro, mentre la città come polis, come comunità fondata sulla politica del luogo comune, da Platone e Aristotele fino a oggi, si è risolta in un ideale di partecipazione al governo sulla città, in cui la città diviene di tutti, di pochi, di molti, ma mai dell’Altro. Tutt’al più, la politica del luogo comune ha economizzato l’Altro, socializzandolo nella dicotomia amico/nemico, universo/diverso, sano/malato. Anche in questi giorni, non è raro che politici di varie provenienze appoggino l’impresa

  • “Perché osservi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non scorgi la trave, che è nell’occhio tuo? E come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, permetti che io ti levi la pagliuzza che è nell’occhio», non vedendo la trave che hai nel tuo occhio? Ipocrita! Leva prima la trave dal tuo occhio; ed allora vedrai di togliere la pagliuzza, che è nell’occhio del tuo fratello”.

     

    (Matteo, 7, 1-5)

     

  • Il termine Brainworker viene ufficialmente divulgato per la prima volta nel rapporto preparato per il programma FAST della Comunità Europea elaborato da R. von Gizycki e W. Ulrich The Brain-Workers (Oldenburg Verlag, Monaco, 1988) e giunge in Italia con la pubblicazione del libro di Emilio Fontela Sfide per giovani economisti (Spirali, 1997). In questo saggio, l’economista del Club di Lisbona di cui in questo numero pubblichiamo un testo inedito, tra le caratteristiche di questo “lavoratore di cervello”, tipico della nostra era, evidenzia la creatività, l’

  • Il discorso occidentale insiste molto sulla salute con grandi investimenti per l’assistenza e la prevenzione, coadiuvati da campagne pubblicitarie e trasmissioni televisive per informare sul pericolo di malattia. La salute oggi, nelle società occidentali, è tra i problemi più importanti in assoluto, ma questi media e l’apparato sanitario stesso procedono veramente da una questione di vita o di morte, o pongono la questione nei termini della sopravvivenza? La salute è sopravvivenza alla malattia, o è istanza di qualità della vita?

  • La parola è originaria, con la sua difficoltà e la sua semplicità. La parola è originaria, quindi, non c’è chi possa padroneggiarla. La parola facile non esiste, non è mai esistita, né mai esisterà. Chi non parla oggi, chi accetta un compromesso oggi, in vista di un posto garantito da cui parlare sia facile domani, si fa suddito, soggetto della mortificazione, della pena come minimo comune ultimo male necessario.

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Lungi dall’essere un’entità immutabile, l’impresa di ciascuno si trova in una trasformazione incessante, quasi in un viaggio di cui temiamo di perdere la direzione. Quale cervello, quale dispositivo per questo viaggio?

     

    Occorre che in nessun modo e in nessun istante noi siamo tratti dall’indifferenza che è la suprema forma d’euforia, quella che preclude il viaggio stesso. Con l’euforia noi siamo, non facciamo, non viaggiamo. Con l’euforia siamo oltre il