Psicanalisi

  • Il 25 agosto 1256, la campana dell’Arengo del palazzo del Podestà di Bologna chiamò a raccolta i cittadini bolognesi in piazza Maggiore: il Podestà e il Capitano del popolo annunciarono la liberazione di circa seimila servi. Furono riscattati con il pagamento, da parte del tesoro comunale, di otto lire d’argento bolognesi (per i bambini) e dieci (per i maggiori di 14 anni). Con quello che era uno dei principali atti liberatori servili medioevali, chiamato inizialmente Paradisum voluptatis, Bologna fu il primo comune italiano, e una delle prime città al mondo, a introdurre un

  • La città moderna (Spirali), romanzo d’esordio di Erik Battiston, è proprio una città moderna, nel senso che la zona geografica nella quale la vicenda si esplica non prevede città, semmai luoghi. Si tratta di un romanzo linguistico, come ha detto Sergio Dalla Val, ma ci sono anche i luoghi. Portofluviale, località immaginaria, Cassano Nono, nome probabilmente inventato a partire da un paese esistente, poi Villa san Carlo Borromeo e Senago. Quindi per città moderna deve intendersi un’area metropolitana, che vada oltre i confini della città. Penso che La città moderna sia

  • Luigi De Marchi ha una maniera di scrivere a metà tra il sacro e il profano, il sorridente e il quasi tragico. Lo dimostra lo stesso titolo del suo libro: Il nuovo pensiero forte. “Marx è morto, Freud è morto, e io mi sento molto meglio” (Spirali). Il suo pensiero è abbastanza semplice, come il suo libro, che non è fatto di capitoli, sottocapitoli e tabelle, ma di flash, quasi un centinaio di pensieri a ruota libera su temi di attualità. Fonte del suo pensiero è Wilhelm Reich, che viene cesellato con una ripetizione compiaciuta, tanto da mettere sotto accusa i Soloni dell’epoca,

  • In un millennio che si è aperto ostentando dittature, genocidi, stermini e terrorismi, c’è ancora posto per la politica? Definire la politica “arte del possibile” è un modo per giustificare un operare, sempre a fin di bene, appellandosi a uno stato di necessità.

  • Nell’era della mondializzazione dell’economia e della finanza, all’impresa non basta più definire la propria mission sul mercato, ma deve trovare una politica in direzione del valore assoluto, che vada al di là del luogo comune pronto a indicare il bene come principio e come fine della sua attività. Il discorso politico ha da sempre utilizzato l’idea di bene come strumento del consenso, mentre l’impresa, oggi più che mai, deve qualificarsi per il suo progetto e il suo programma internazionali e per il modo con cui giunge alla qualità. L’impresa non ha davanti a sé il bene come meta

  • Riprenderei quanto ha raccontato Stefano Benassi a proposito di quello studente che vantava i benefici che alcuni pazienti degli Stati Uniti attribuivano all’uso dell’elettroshock. Tutto sta nell’intendersi sulla parola “beneficio”, perché, per esempio, oltre all’elettroshock, la psichiatria ha usato, e a volte usa ancora in alcuni paesi, la castrazione. Allora, non sarebbe difficile trovare uomini tormentati dal desiderio delle donne che si fanno castrare e, dopo, sono liberi da questo desiderio: potrebbero chiamare l’operazione un beneficio. La questione è molto precisa. L’unico effetto

  • Gli psicofarmaci, l’elettroshock, i trattamenti sanitari obbligatori, i farmaci immunodepressivi, l’abuso di chirurgia vengono giustificati dalla mitologia medica con il principio di necessità, di mancanza di alternative: se non si fanno queste cose, che cosa si può fare? Così, in nome della salute ideale, futura, questa medicina limitata dalle proprie convinzioni e convenzioni impone la morte presente, nel migliore dei casi la vita bianca. Trascurando che, in vari ambiti, scienziati, medici e ricercatori sono protagonisti, ciascun giorno, della battaglia per la salute, che non si attiene

  • Se c’è qualcosa che il libro Questione cancro (Spirali), di Georges Mathé, Elisabetta Pontiggia e Paolo Pontiggia, sottolinea fin dal suo titolo è che il cancro è una questione, più precisamente, una questione aperta, non una questione chiusa, un male incurabile rispetto a cui non c’è niente da fare. Non esiste, nella vita di ciascuno, una giornata in cui non ci sia niente da fare. Ne va della salute come istanza di qualità della vita che ci sia il fare ciascun giorno. Per questo la battaglia per la salute esige che ciascuno impari a gestire i problemi, compresi quelli che

  • L’occasione di questo numero della rivista è data dal dibattito organizzato a Bologna, dall’Università internazionale del secondo rinascimento, in occasione della pubblicazione del libro di Georges Mathé, Elisabetta Pontiggia e Paolo Pontiggia Questione cancro (Spirali). Abbiamo invitato a discuterne alcuni medici, docenti e scienziati impegnati nella ricerca e nella cura, che ciascun giorno affrontano qualcosa che esige l’assenza di pregiudizio. E dagli interventi in quel dibattito, che qui pubblichiamo, emerge anzitutto che la questione cancro, e con essa altri

  • È indubbio che, riguardo alla salute, da oltre cinquant’anni, c’è una questione che ha rilievo e si staglia su qualsiasi altra: la questione cancro. Per la sua crescente diffusione tra la popolazione, per l’incidenza che ha rivestito e riveste tuttora nella morbilità, per gli aspetti culturali, economici e finanziari che comporta, essa è diventata, in questi anni, la questione di salute per eccellenza, perdendo, in parte, le caratteristiche di nemico oscuro, quasi il paradigma del male da combattere. Oggi, i tumori, più di altre malattie, sono posti in relazione con aspetti specifici