Arte

  • Da anni mi occupo del recupero delle tradizioni popolari italiane, che vanno perdendosi sempre più. Nel libro di Bachisio Bandinu, La maschera, la donna, lo specchio (Spirali) ho trovato molte differenze rispetto ai miei studi, ma anche molte analogie. La cultura occidentale e orientale – mi riferisco soltanto all’Oriente, non parlo dell’Africa – sono veramente molto distanti e questo non è certamente un dato negativo. Tuttavia voglio partire da un’analogia che mi è sembrata particolarmente significativa e che riguarda la maschera, da sempre oggetto dei miei studi. Nel libro di

  • Per intendere la maschera di cui io parlo, cerchiamo di capire quale differenza poniamo nel linguaggio comune tra faccia, volto e maschera. La faccia ha a che fare con la fisiognomica, eppure, quando interviene la metafora: “Ha perso la faccia”, “Che faccia tosta”, c’è un rimando non fisico, non fisiognomico, ma, in qualche modo, simbolico.

    A proposito del volto, si dice: “Ha mostrato il suo vero volto”. Perché, ci sono altri volti? Che rapporto c’è tra questi volti e il vero volto e quale economia intercorre in questa molteplicità di sembianze?

  • Intervista di Anna Spadafora

    Quando lei ha incominciato a lavorare non c’erano molte donne imprenditrici?

    Avevo diciotto anni e non mi prendevano molto sul serio: “La figlia del padrone”, dicevano, “entra in azienda. Figurati!”. E vedevo che anche le amiche, che erano inserite nelle aziende del padre o del marito o del fratello, avevano pochi riconoscimenti, lavoravano sempre nell’ombra. Adesso la situazione è cambiata, ma gli uomini comandano ancora, o per lo meno, pensano così.

    In che ruolo ha incominciato a lavorare?

  • Due pastori avanzano nel campo, hanno litigato, si fermano, non si guardano. Il volto del primo guarda verso l’orizzonte esterno, lo sguardo dell’altro, analogamente, è rivolto a un altro orizzonte esterno. È un momento molto importante, perché gli occhi dei due, che non si guardano, colgono le espressioni, la forma facciale, un po’ pietrificata come spesso nell’iconografia ci viene rappresentata la faccia dei sardi.

  • Le religioni monoteistiche e finanche, al loro interno, le correnti reputate tra le più “ortodosse”, sono disseminate di incrostazioni gnostiche. Il mio tentativo è stato quello di definire il rapporto tra Dio e la poesia affrancandomi, nei limiti del possibile, da queste incrostazioni gnostiche. Come ha influito lo gnosticismo, in particolare, su Eugenio Montale? Ritengo che la gnosi di Montale, espressamente ispirata all’eresia nestoriana, sia particolarissima e geniale e che, in particolare, la poesia Antico, sono ubriacato dalla voce, fortemente gnosticizzante, sia di respiro

  • È molto difficile parlare del rapporto che c’è tra l’uomo in generale, l’ebreo in particolare e Dio. Sin dai primissimi capitoli della Torah – la parte fondamentale dell’Antico Testamento – si narra dell’istituzione del rapporto tra l’uomo e Dio. Cercherò di trovare una spiegazione dal punto di vista rabbinico, poiché il contenuto del libro di Bloch mi tocca particolarmente da vicino, in quanto studioso del testo della Torah, della Bibbia, dei testi rabbinici e di ciò che riguarda lo scibile ebraico.

  • "Nell’infinito e nell’eternità in cui le cose si fanno secondo l’occorrenza, non solo nulla può essere tolto all’Altro, nulla può essere aggiunto o tolto all’infinito e nulla della parola può essere confiscato, nemmeno la nostra tranquillità, nemmeno la nostra serenità, ma neppure può essere scalfita la nostra fierezza”.

    “La non accettazione intellettuale del mondo e di ciò che si prospetta come naturalmente normale esige il nostro intervento. Non per rinsaldare o combattere questo mondo, né per aggirarlo o consacrarlo, ma per indicare, del viaggio, la direzione. E allora, noi non

  • Quando ho avuto tra le mani il libro di John Bloch, Dio e la poesia (Spirali), ho pensato che ci fosse, nel frontespizio, un errore di stampa. Forse si erano dimenticati l’accento, dato che il titolo doveva essere Dio è la poesia. Poi mi sono accorto che i due titoli si equivalgono: Dio è nella poesia, solo che Dio è la poesia e la poesia è Dio: non già nel senso della coincidenza dei due termini, ma di una presenza di Dio nella poesia. E insieme di un’assenza di Dio, che testimonia la sua presenza come cifra e come nostalgia. Nel 1970 pubblicai la mia filosofia della

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Polonia, Stati Uniti. Combinazione, integrazione. Cosa c’è nella sua poesia della Mitteleuropa e cosa c’è degli Stati Uniti?

    Le influenze che colpiscono la mia poesia riguardano soprattutto l’Europa, l’Europa centrale, la poesia inglese; mentre il mio interesse per gli Stati Uniti riguarda principalmente le amicizie, più che la concretezza della poesia. Infatti, ho moltissimi amici fra i poeti degli USA e credo che sia l’unico paese in cui c’è questa solidarietà tra poeti. Ho vissuto a Parigi per parecchi anni come esule e non sono

  • Intervista di Sergio Dalla Val

    Oltre che presidente del Museum of the second renaissance e del Club del secondo rinascimento, lei è scrittrice e presidente della casa editrice Spirali. Quando e perché è incominciata questa attività di coordinamento dei lavori di restauro e di arredo, ormai giunti alla conclusione, della Villa San Carlo Borromeo?