Vandin Paolo

  • La modernità della parola non si afferma attraverso l’egemonia e la gerarchia, bensì sfatandole. Nell’atto di parola, non già nell’utopia. La modernità non si afferma attraverso il predominio o la supremazia, come vuole il pregiudizio arcaizzante. Non si fonda su una tavola dei valori stabiliti, dei valori convenzionali. La giustizia dell’oggetto, cioè non soggettiva e non convenzionale, e il diritto e la ragione dell’Altro, cioè non propri e non sociali, sono originari: procedono dall’equità, dal due. La Carta che può sancirli non è la carta convenzionale, non è la carta

  • La padronanza in nome dell’Altro, in nome del nome, in nome del nulla si esercita nella community, nella comunità idealmente esente dalla contraddizione, dall’ostacolo e dall’Altro. È la padronanza che risalta dall’esorcismo idealmente riuscito.

  • Molte volte, per la paura solamente, sanza altra esperienza di forze, le città si perdono”. Questo dice Machiavelli nell’Arte della guerra: è bastata la paura, perché la battaglia sia andata persa. La paura giustificherebbe l’assenza di battaglia in direzione della qualità. In breve, la paura viene associata all’idea di un’alternativa alla riuscita: noi abbiamo l’idea di potere scegliere tra combattere e non combattere, e a questa idea viene associata la paura, che giustificherebbe la scelta obbligata, la scelta di non combattere.

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