LAVORARE INSIEME E ANDARE NELLA STESSA DIREZIONE

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presidente di TEC Eurolab, Campogalliano (MO)

Considerando che nella vostra azienda, TEC Eurolab, si recano ciascun giorno clienti provenienti da varie regioni d’Italia e di altri paesi – che si affidano ai vostri laboratori d’eccellenza per analisi sui materiali, test non distruttivi e tomografia industriale nei settori della meccanica, dell’automotive, dell’aeronautica e del biomedicale –, la vostra attività genera un indotto di assoluto rilievo all’interno della comunità nella quale sorge, con effetti di natura non solo economica e finanziaria, ma anche culturale. Il vostro è un contributo straordinario alla comunità pragmatica, basata sul fare e non fondata su modelli ideali o idee precostituite. Ma in che modo i rappresentanti delle istituzioni possono promuovere e valorizzare l’attività delle aziende che, come TEC Eurolab, costituiscono un fiore all’occhiello per il proprio territorio?
Le istituzioni e i loro rappresentanti possono fare molto per il sostegno e lo sviluppo delle aziende e del lavoro. Ma, se il termine “pragmatico” è sicuramente molto appropriato all’attività dell’impresa, non sempre questo si può dire dell’approccio e del modus operandi di alcuni enti e uffici amministrativi. Perché la comunità sia pragmatica, le istituzioni devono avere la massima attenzione al modo in cui le aziende sono collegate tra loro e con il territorio, e devono trovare il modo per valorizzarle nell’interazione con gli enti di amministrazione pubblica. Invece, purtroppo, devo constatare che, a volte, ci sentiamo stranieri in casa nostra.
Per esempio, l’impatto dell’attività di TEC Eurolab nell’area di Campogalliano non è trascurabile: oltre a garantire il lavoro a settanta persone, ha una ricaduta sulle altre attività del territorio – dai ristoranti agli idraulici e altri artigiani e servizi – che si aggira intorno ai 300.000 euro all’anno, e non sto parlando delle tasse, quelle sono altra cosa. Ora, non so quale sia l’impatto di tutte le altre aziende di Campogalliano, ma, più o meno, tutte avranno una ricaduta sulle altre attività del territorio sul quale insistono. Questo per dire che, anche semplicemente per puro interesse economico, la presenza delle aziende sul territorio è da valorizzare e le istituzioni e i cittadini non devono considerare la loro presenza come incidentale. L’azienda deve rispettare il territorio, ma il territorio deve rispettare l’azienda e adoperarsi, nei limiti che gli competono, per la sua prosperità.
E consideriamo che a volte stiamo parlando di cose banali: la disponibilità di un parcheggio, la sua pulizia, la manutenzione del verde, cose che agli occhi di un visitatore valorizzano un’azienda, e il territorio nella quale opera, prima ancora di varcarne i cancelli.
Comunità pragmatica vuol dire lavorare insieme e in sinergia per andare nella stessa direzione, ovvero per la valorizzazione delle eccellenze del nostro distretto.
Purtroppo, non è affatto facile “intendersi” su tali questioni, e la comunicazione è spesso problematica. A volte, sembra quasi che non parliamo la stessa lingua, come se fosse necessario un dispositivo di traduzione, di allineamento, tra la lingua pragmatica dell’impresa e il modo di comunicare e operare della pubblica amministrazione.
Ha toccato un argomento molto importante. In effetti, la base su cui poggia qualsiasi comunità è la lingua. Senza lingua non può esserci alcuna comunità. C’è il branco, semmai, che è ben altra cosa.
Molti oggi sostengono che, per la preparazione professionale dei giovani, sia fondamentale l’apprendimento delle lingue straniere, dell’inglese in particolare. È vero, non lo metto in discussione. Ma quando, nei dibattiti intorno alla formazione, mi chiedono che cosa ritengo essenziale per fare bene il proprio lavoro, non ho dubbi: bisogna conoscere innanzitutto l’italiano. Bisogna essere in grado di capire e di parlare correttamente la nostra lingua per poter comunicare e svolgere le questioni che intervengono in ciascun contesto lavorativo. Anche l’ingegnere, anche il fisico, anche il chimico, per trasmettere e illustrare gli esiti e i risultati della propria ricerca, hanno bisogno delle parole, soprattutto di parole appropriate, precise, non approssimative. E per questo non basta uno studio approfondito della lingua, che è la base. C’è una questione culturale e intellettuale, che va al di là del semplice studio della grammatica: anche per un ingegnere o per un matematico, affinché svolgano ottimamente il proprio lavoro, è essenziale che si siano imbattuti qualche volta in una terzina di Dante o che abbiano provato un’emozione davanti a un quadro del Caravaggio. È su questa cultura che, poi, possiamo innestare con successo tante altre competenze di varia natura. È una questione di logica. La parola ci insegna innanzitutto una logica.
Infatti, quelli che vengono definiti errori linguistici non sono dovuti semplicemente all’ignoranza di una regola grammaticale...
Stanno a indicare che ci è sfuggito qualcosa di una logica e di un funzionamento differenti da quelli che vengono dati per scontati. Per questo la lingua è così importante. E la comunità pragmatica, perché sia una comunità del fare, non può che basarsi sulla lingua.

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