IL LAVORO E LA DIPENDENZA DALLA SOSTANZA

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responsabile Ufficio Comunicazione Ugl Utl, Padova

Il lavoro è una componente fondamentale dell’essere umano e, in quanto tale, ha a che fare con tutti gli aspetti della sua esistenza e attorno a esso ruotano fattori importanti del suo equilibrio psicofisico.
È un dato consolidato che l’uso e la dipendenza da alcol, droga e farmaci non impedisca nella maggior parte dei casi lo svolgimento di un’attività lavorativa. Il Ser.t (servizio sociosanitario delle Asl), che si occupa di fornire assistenza e percorsi di riabilitazione, in riferimento a tali dipendenze ha fornito dati allarmanti: si stima che il 60 per cento di coloro i quali si rivolgono a questo servizio, continui a svolgere la propria attività lavorativa.
Dati confermati dalle indagini condotte dall’Iper (centro studi dell’UGL), che hanno evidenziato come le percentuali di consumo di alcol tra i lavoratori si attestino tra il 5 e 20 per cento e tra le categorie più inclini troviamo i settori dell’edilizia, dei trasporti e quello alberghiero e della ristorazione, categorie caratterizzate da un elevato sforzo fisico e in cui lo stress, dovuto a turni serrati, orari difficili da sostenere e condizioni disagevoli, influisce nella produttività lavorativa.
I giovani occupati sembrano più soggetti a dipendenze da sostanze stupefacenti, tra queste spicca l’utilizzo della cannabis, tra le più diffuse sia per la facilità nel procurarsela sia per i costi accessibili. Tra i lavoratori con un alto profilo professionale emerge un uso smodato di cocaina, in particolare nei settori bancario e assicurativo, nel brokeraggio e in altre categorie dove sono richiesti importanti obiettivi di vendita e risultato. La difficile congiuntura economica ha fatto registrare un aumento delle prescrizioni mediche che annovera tra le fasce più colpite le lavoratrici di media età e i dipendenti appartenenti al settore pubblico e dell’istruzione.
Questo tipo di problematiche ha ripercussioni negative sia per i lavoratori sia per le aziende e conseguenze come frequenti assenze, riduzione del rendimento di produttività e aumento dei conflitti. È fondamentale comprendere che la dipendenza da tali sostanze è una minaccia anche per gli altri, la sicurezza e la salute sono un diritto di ciascuno e non si possono mettere in discussione. In Italia si tende ad avere un approccio preventivo per non incoraggiare i lavoratori a cadere in determinati abusi: la negatività a test specifici, per esempio, diventa requisito indispensabile per accedere all’idoneità della professione, in categorie come piloti di aerei, detentori di porto d’armi, autisti, addetti ai gas tossici, puericultrici e personale addetto a mansioni sanitarie. A livello europeo sono presenti approcci di tipo disciplinare che prevedono una sospensione dall’attività lavorativa fino a casi di licenziamento.
Come organizzazione sindacale auspichiamo che in Europa si arrivi a una normativa comune e unitaria delle normative da applicare e ci impegneremo fortemente affinché parti sociali, autorità e organizzazioni non governative collaborino in maniera collegiale per attuare un protocollo d’intesa volto a prevenire e combattere gli abusi di sostanze psicotrope. È fondamentale attuare misure che comprendano campagne informative, servizi di assistenza, ricerca, istruzione, formazione e informazione, perché siamo sempre più convinti che soltanto un lavoratore ben informato sarà in grado di fare scelte pienamente consapevoli volte a una maggiore tutela della propria salute e di quella degli altri.

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