IL VENTO DELL’IMPRESA DAL 1891
Nel 1891, Ercole Marelli (1867-1922) fondò l’industria elettromeccanica che rese il suo nome e i suoi prodotti made in Italy celebri in tutto il mondo. Dal 2001, la famiglia Tosetti veicola il marchio del la storica industria attraverso la Marelli Ventilazione Srl e quest’anno anche attraverso la pubblicazione del libro di Mario Magagnino, docente di Comunicazione d’impresa all’Università di Verona, L’imprenditore inatteso. Marelli: i primi vent’anni (1891-1911) (Cierre Edizioni), che narra gli esordi di questa avventura straordinaria, partita proprio con la nascita della ventilazione. Com’è nato il vostro interesse per questo settore?
L’imprenditore Giorgio Tosetti, mio padre, ha contribuito molto ai successi della Marelli nelle sue varie articolazioni, realizzando ventilatori, motori, pompe, gruppi elettrogeni, alterna tori per corrente e altri prodotti della costellazione “marelliana”. Nel 2001, quando abbiamo rilevato la divisione ventilatori, eravamo tre soci (mio fratello, mia sorella e io) e il nostro core business era focalizzato nella fornitura di ventilatori per i costruttori di forni alimentari. Man mano che arrivavano le richieste di revamping dei ventilatori installati in tutto il mondo dalla Ercole Marelli nei decenni precedenti, però, ci siamo resi conto che avevamo l’opportunità di estende re il nostro business a tutti i settori dell’industria manifatturiera. Così, nel 2015, dopo avere ricevuto importanti commesse nel settore dei ventilatori Heavy Duty (per applicazioni con pressioni molto elevate e condizioni di servizio particolarmente gravose, progettati e costruiti con spessori maggiorati e rinforzi strutturali), abbiamo deciso di ampliare la gamma di produzione e di espanderci con nuove sedi nel continente indiano. È stata una decisione che nostro fratello non ha condiviso, pertanto, insieme a mia sorella Moira, che è tuttora responsabile dell’amministrazione, lo abbiamo liquidato e abbiamo acquisito il 100% del pacchetto azionario, in concomitanza con la celebrazione dei 125 anni della fondazione della Ercole Marelli e con l’investimento in tecnologia e capitale intellettuale, che ci ha portato a una svolta fondamentale per la nostra attività.
Nel 2019, poi, per consolidare maggiormente la nostra incidenza a livello mondiale, siamo entrati a far parte del gruppo spagnolo Sodeca, che ha filiali e stabilimenti in tutta Europa, non ché nel Sudamerica, in Colombia, in Cile, in Perù, e questa per noi è stata una sinergia ci ha consentito di crescere velocemente, senza interferire sulla conduzione della nostra attività e sulle nostre scelte produttive, anzi, valorizzando il made in Italy e il patrimonio intellettuale di cui siamo orgogliosi eredi.
Voi vi occupate soltanto di ventilazione industriale?
Di quella civile ce ne occupiamo come Sodeca, ma è un ambito completamente differente. Con il marchio Sodeca seguiamo il settore dell’antincendio: per esempio, nei vani scale usati per l’evacuazione degli edifici in caso d’incendio, il ventilatore serve a crea re aree di depressione che respingono il fumo per un tot di tempo. Muoviamo sempre aria, ma in contesti e con interlocutori molto differenti fra loro: con il marchio Marelli Ventilazione, operiamo nei settori industriali della manifattura (costruttori di macchine, impianti, settore siderurgico, alimentare, vetrerie, cartiere e così via), con il marchio Sodeca, invece, ci rivolgiamo direttamente al consumatore finale o agli studi di progettazione di aeroporti, centri commerciali, parcheggi, ospedali e ambienti pubblici in genere.
È una partnership molto interessante…
È una sinergia che per noi è molto importante e ci dà ottimi risultati. Sicuramente il marchio aiuta e la collaborazione con Mario Magagnino ci ha consentito di approfondire la storia del fondatore, ma anche di tirare fuori dal cassetto aneddoti dell’esperienza imprenditoriale di nostro padre e della nostra famiglia. Ci fa piacere portare avanti questa collaborazione anche perché stiamo constatando, soprattutto nelle presentazioni del libro, che la storia della Marelli interessa molto ed è apprezzata da un vasto pubblico.
È una storia importante, anche per capire che, per alcuni versi, i problemi che le imprese devono affrontare oggi nei rapporti con la pubblica amministrazione purtroppo vengono da lontano: nel capitolo del libro intitolato Il Manifesto, leggiamo una serie di denunce sulla “sistematica mancanza di cooperazione da parte dello Stato del Regno verso le aziende italiane, mentre le aziende estere concorrenti della Ercole Marelli godevano di una politica di protezionismo sul mercato interno e di particolari favoritismi nel nostro paese”…
Purtroppo, è ancora così e continuerà a essere così, perché il problema di noi italiani è che siamo un popolo di lamentoni: per esempio, io e lei stiamo notando queste storture, ma quando ci salutiamo ciascuno di noi torna al proprio lavoro, si rimbocca le maniche e va avanti come sempre. Nessuno di noi ha il coraggio di organizzare un movimento che porti a una svolta decisiva per la nostra società, perché comunque mettiamo al primo posto il lavoro e la soddisfazione che ci dà.
Lavorare con arte e cultura dà sicura mente soddisfazione, non a caso i nostri prodotti sono apprezzati in tutto il mondo. Quali sono i paesi in cui sono installati principalmente i vostri ventilatori?
In tutta l’Europa: dalla Francia all’Austria, dal Belgio all’Olanda e alla penisola scandinava, oltre che in Spagna, dove hanno la sede i nostri soci, e in Portogallo. Inoltre, esportiamo in America Latina, dove alcuni siti produttivi costruiscono i nostri prodotti su licenza, dopo una prima fase di trasferimento del nostro know-how, anche perché i costi di tra sporto per un ventilatore industriale sarebbero esorbitanti. Tra parentesi, quello che potrebbe sembrare uno svantaggio si rivela un vantaggio perché frena la concorrenza dell’Est Europa e del Far East sul mercato europeo. In America latina stiamo facendo il contrario di ciò che aveva fatto Ercole Marelli all’inizio, quando costruiva su licenza dell’americana Buffalo, il più grande costruttore di ventilatori dell’epoca.
Nel libro leggiamo che all’inizio del se colo l’introduzione dell’elettricità aveva suscitato paure e resistenze, com’è sempre accaduto agli albori di ciascuna innovazione. Questo vale anche per i ventilatori?
Il nostro è un prodotto con una tecnologia abbastanza povera, eppure notiamo che porta con sé un po’ di spavento, perché noi trasportiamo aria e l’aria è un elemento che non si vede e non si tocca. In tanti anni di lavoro, non ho ancora capito perché i tecnici delle aziende clienti con cui ci confrontiamo non vogliono sentir parlare di innovazione, come se avessero paura di turbare qualche equilibrio in un meccanismo che sposta aria e per questo ci lasciano carta bianca. Ci sono aziende e grandi studi tecnici che acquistano ancora lo stesso prodotto che Ercole Marelli produceva nel 1911, uguale e identico. Se chiediamo il motivo della loro scelta, ci rispondono che è sempre andato bene fino adesso e quindi non han no nessun interesse a cambiarlo. È lo stesso prodotto che viene fornito nella stessa maniera, spesso con la stessa colorazione, da oltre cento anni, ad aziende che hanno fior di studi tecnici e hanno migliorato i loro prodotti con tecnologie sempre più moderne. E se alcune aziende assumono nuovi tecnici o nuovi responsabili degli uffici acquisti, può accadere che decidano di sperimentare altri prodotti; tutta via, dopo un po’, tornano al nostro amato ventilatore. Noi stessi a volte vorremmo proporre qualcosa di nuovo, di alternativo, ma nessuno lo accetta, non cambiano.
Nel vostro video aziendale si fa riferimento al vento come respiro e soffio. Curiosamente, il respiro è ciò che sta alla base del termine greco “psyche”, che è stato poi tradotto in latino con “anima”: il soffio come principio stesso della vita. Forse per questo fa paura intervenire in un’apparecchiatura che utilizza il vento, come se si trattasse di “toccare l’anima” di quell’apparecchiatura…
È incredibile. Fin da ragazzo ho accompagnato mio padre nelle sue visite ai clienti in Cina e in America Latina e ho avuto l’opportunità d’incontrare tecnici che, crescendo, avevano sempre fame di cambiare i prodotti, d’introdurre nuove tecnologie per essere sempre più all’avanguardia, ma quando si trattava del ventilatore si fermavano come davanti a un oggetto sacro. Anche gli altri costruttori che sono nati dalla Marelli e poi sono diventati concorrenti non hanno mai cambiato niente nei loro prodotti, a parte qualche minima miglioria a livello costruttivo, ma alla fine, se guardiamo un catalogo di Ercole Marelli del 1920 e uno della concorrenza attuale, troviamo gli stessi e identici ventilatori.