LA PAROLA AI PROTAGONISTI MONDIALI NELL’AUTOMAZIONE DEL FINE LINEA

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ingegnere, general manager di Clevertech Group Spa, Cadelbosco di Sopra (RE)

Nel cuore della Packaging Valley, a Cadelbosco di Sopra (RE), il vostro Gruppo Clevertech sta ampliando il suo quartier generale con uno stabilimento di 13.800 metri quadrati (che si aggiungono ai 9000 esistenti), sempre all’insegna della massima sostenibilità, per rispondere alle esigenze di crescita costante, mettendo a disposizione nuovi e più ampi spazi alla produzione e ai numerosi professionisti che ciascuna settimana incontrano i vostri 250 collaboratori. Oggi il vostro Gruppo ha filiali in Nord America, Cina, Francia, Asia e UK ed è partner di riferimento nella progettazione di soluzioni integrate di fine linea per grandi industrie che operano nei settori del food&beverage, dell’home care, del pet food e del personal care. Com’è nata e come si è sviluppata la vostra attività?

Nella prima metà degli anni ottanta, lavoravo come giovane ingegnere meccanico in uno scatolificio, un’azienda che produceva scatole metalliche per il confezionamento di pomodori e di altri generi alimentari. In quel periodo la tecnologia si era molto evoluta: dalla saldatura longitudinale a stagno di piombo eravamo passati alla saldatura elettrica, con grande vantaggio nella riduzione dell’inquinamento. Negli stessi anni, osservando il reparto presse, in cui venivano costruiti i coperchi delle scatole, mi accorsi che tante lavorazioni erano ancora fatte a mano e risultavano molto usuranti. Così, in quello stabilimento, progettammo una prima automazione integrale di una linea di taglio lamiera e di una linea di alimentazione presse. Era]no anni bellissimi, in cui gli amministratori delegati non pensavano tanto al payback, quanto ad alleviare le fatiche fisiche dei dipendenti e, in questo modo, andavano incontro alle richieste sindacali, che all’epoca provocavano molti conflitti all’interno delle aziende.

Rimasi molto colpito dal risultato e incominciai a chiedermi se altri scatolifici in tutto il mondo avessero adottato lo stesso tipo di automazione. Dopo alcuni anni, nel 1987, per una serie di ragioni mi licenziai da quell’azienda e, in società con una ditta di Carpi che produceva il gruppo serratura della Piaggio, fondammo la Clevertech, a San Martino in Rio (RE), per produrre le macchine cifratrici che codificano le chiavi. Tuttavia, dopo un anno, la mia esperienza nel settore delle scatole metalliche si fece sentire in modo pressante e, insieme ad alcuni imprenditori di Cadelbosco, decidemmo di abbinare all’attività di produzione delle macchine per l’industria della serratura quella di automazione delle aziende in cui si producevano scatole metalliche.

In breve tempo automatizzammo tutti gli scatolifici operanti in Italia e poi, nell’arco di qualche mese, visitai la maggior parte degli scatolifici sparsi per il mondo: andai in Cina, in Australia, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia e, dopo avere verificato che lavoravano ancora manualmente, decidemmo di scommettere nel nostro programma aziendale, che ha portato risultati eccellenti, con una crescita costante fino al 2001.

E, poi, che cosa è accaduto nel 2001?

Prima di arrivare al 2001 vorrei fare una premessa. La vera svolta per la Clevertech è intervenuta nel 1992, quando abbiamo acquistato una piccola azienda di San Polo d’Enza, che produceva pallettizzatori per la Nelsen. Questa acquisizione ci ha consentito di portare al nostro interno maestranze eccellenti e di completare la nostra attività: accanto all’automazione per il reparto presse, potevamo offrire agli scatolifici la pallettizzazione finale delle scatole e, inoltre, potevamo offrire i pallettizzatori finali anche all’industria alimentare che utilizzava le scatole.

Il settore dei pallettizzatori era un business molto più grande di quello dell’automazione e, quando la Nelsen è stata venduta alla Procter and Gamble americana, abbiamo fatto un passo enorme, perché questa multinazionale ha accompagnato il nostro sviluppo in Francia, in Portogallo, in Germania e in altri paesi europei, in cui aveva incominciato ad acquisire aziende per avere il controllo del mercato.

Tuttavia, nel 2001, con il crollo delle Torri gemelle, la Procter and Gamble è andata in crisi. Per due anni è sparita dall’orizzonte e noi abbiamo vissuto un periodo molto difficile. Comunque, forti dell’esperienza acquisita, siamo riusciti ad andare avanti. Quando è tornata in scena, intorno al 2006, la Procter and Gamble ci ha chiamati nel corso di una ristrutturazione dei suoi fornitori e ci ha selezionati come fornitori esclusivi per il fine linea in tutti i suoi stabilimenti nel mondo. Da allora, abbiamo acquisito anche i loro concorrenti. Per questo il nostro fatturato è cresciuto sempre di più, abbiamo incominciato a costruire il nuovo stabilimento qui e, oltre agli stabilimenti produttivi in Cina e negli Stati Uniti, abbiamo aperto filiali in Francia, in Germania, in Inghilterra e in India. Da due anni, inoltre, stiamo lavorando con grandi players del mercato e-commerce per imparare a sviluppare la tecnologia specifica per i loro magazzini.