UN VINO, UN TERRITORIO, UNA CULTURA: LAMBRUSCO WAY OF LIFE

Qualifiche dell'autore: 
già direttore del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi e di Piacere Modena

Quest’anno lei si avvia alla conclusione della sua carriera lavorativa e, dopo undici anni alla direzione del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi e sette di Piacere Modena, lascia il testimone a Giacomo Savorini. I traguardi che il Consorzio ha raggiunto in questi anni sono la prova del suo impegno assoluto per la valorizzazione in tutto il mondo non soltanto della qualità del prodotto, ma anche della cultura di un territorio e della tradizione di cui il Lambrusco è frutto… Quest’anno il Lambrusco di Sorbara, il Lambrusco Salamino di Santa Croce e il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro celebrano mezzo secolo dal riconoscimento della D.O.C.. È un traguardo importante e vorremmo che fosse propulsivo per i prossimi cinquant’anni.
Anche per questo stiamo raccogliendo tutta la documentazione storica che illustra le particolarità uniche e inconfondibili dei nostri vini.
Non dimentichiamo che il Lambrusco è il vino italiano più venduto nella grande distribuzione e, soprattutto nell’ultimo decennio, il consumatore esige informazioni sempre più precise e dettagliate. La Doc a Modena ha contribuito a uno sviluppo economico eccezionale del comparto agroalimentare dedicato alla coltivazione delle uve utilizzate nella produzione delle quattro Denominazioni di Origine Controllata – “Lambrusco di Sorbara”, “Lambrusco Salamino di Santa Croce”, “Lambrusco Grasparossa di Castelvetro” e “Lambrusco di Modena” –, con un indotto di cantine sociali, aziende vitivinicole e d’imbottigliamento molto importante: sono 42 le cantine consorziate, con una superficie vitata di 6.458 ettari e una produzione di 32 milioni di bottiglie l’anno, cui si aggiungono i 130 milioni di Lambrusco Igt, che hanno determinato un boom dell’export soprattutto negli Stati Uniti, in Messico e in Brasile.
Un prodotto che si vende bene all’estero è sempre più esposto a tentativi di contraffazione.
Il lavoro del Consorzio è anche quello di tutela delle denominazioni… Siamo perennemente in battaglia e abbiamo registrato il marchio Lambrusco nel mondo a suon di notevoli investimenti. La tutela è essenziale, insieme alla salvaguardia economica della denominazione controllata che è proprietà intellettuale dello stato membro. Una denominazione di origine ha un valore socio-economico fondamentale, è un sostegno politico, oltre che economico, alle azioni dei consorzi. Finora, siamo riusciti ad avere risposte positive in tutti i paesi del mondo: di recente, l’alta Corte di Madrid ha riconosciuto che la parola Lambrusco identifica una determinata zona dell’Emilia Romagna. Una conquista che fa letteratura giuridica e segna un importante spartiacque anche a livello mondiale ed extra UE.
Tra l’altro, alla fine dell’anno scorso è stata inaugurata al Centro Interdipartimentale Grandi Strumenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia una tecnologia che consente d’individuare l’origine geografica delle materie prime dei prodotti liquidi. È un impegno economico importante quello che abbiamo sostenuto insieme all’Università e alla Camera di Commercio di Modena per mettere a punto questa macchina che sarà in grado di fornire un servizio utile soprattutto all’estero, dove la grande distribuzione chiede forti garanzie a tutela del consumatore.
Inoltre, con questo strumento potremo offrire un servizio indispensabile in sede di contestazione, che potrà essere esteso a tutti i grandi consorzi del vino in Italia e che si aggiunge all’attuale service di vigilanza per tutti i consorzi vinicoli dell’Emilia Romagna, oltre che per il Consorzio Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e per quello di Reggio Emilia, per i consorzi delle Marche e per tutti i consorzi della Toscana, eccetto il Chianti classico.
Grazie alle numerose attività che svolgiamo siamo diventati un punto di riferimento a livello nazionale. Lo dimostra il fatto che quando ho assunto l’incarico di direttore, nel 2008, il consorzio contava 17 soci mentre adesso ne conta 42.
Nel processo di valorizzazione cui lei ha contribuito ricordiamo anche le numerose attività culturali… I soci mi hanno dato fiducia e io sono stato libero di proporre cose nuove, che hanno avuto un riscontro notevole.
A partire dalla brochure Lambrusco Filosofia Frizzante – tradotta in quattro lingue, con la prefazione di uno dei più grandi filosofi al mondo, Carlo Sini – fino ai tre cortometraggi che abbiamo realizzato in quattro anni con il regista Carlo Guttadauro: Lambrusco Breath Clay, Lambrusco Behind the Glass e Lambrusco Waiting Game, premiati ai festival internazionali di Berlino, Londra e Cannes. Non era nuova tanto l’idea in sé, perché anche altri consorzi hanno proposto cortometraggi, quanto i format di comunicazione: immagini ricche di arte e di cultura che fanno capire che cosa c’è dietro questo grande vino e raccontano con leggerezza, ritmo, fantasia e gioia di vivere la storia delle persone e del territorio in cui nasce il Lambrusco, facendo intendere che non si tratta soltanto di un vino, ma di una way of life.