SORRIDIAMO INNANZI ALLA NOVITÀ
Il settore degli stampi, in cui voi operate, in
particolare nell’ambito degli stampi per materiali plastici, incontra una trasformazione
radicale grazie alle nuove tecnologie. In questo numero della rivista, quindi,
apriamo il dibattito sull’Italia del sorriso, l’Italia che avvia la
trasformazione incessante avvalendosi delle nuove opportunità tecnologiche, che
però di per sé soltanto non sono sufficienti. Quali sono, dunque, le ragioni
del sorriso della sua impresa? Non avremmo ragione di sorridere, perché ho
l’impressione che, guardando alla sola tecnologia, rischiamo di non accorgerci
di ciò che effettivamente vale. Siamo talmente lanciati verso un futuro in
apparenza radioso, da dimenticare quel che abbiamo a disposizione e che invece
andrebbe sfruttato e stimolato: una buona qualità di aziende manifatturiere – mi
riferisco in particolare al nostro settore degli stampi – e le ottime capacità dei
nostri operatori. Il problema è che ci dobbiamo mettere in condizioni di
trasmettere ai giovani questo patrimonio culturale, in modo che non vada perso.
Lei ha tenuto alcune lezioni tecniche assieme ad altri
imprenditori del settore agli studenti diplomandi di un istituto tecnico di
Bologna… Tre anni fa, io e altri imprenditori abbiamo tentato un esperimento
in collaborazione con alcuni istituti tecnici di Bologna. È stato abbastanza semplice
risvegliare la curiosità degli studenti, ma è invece assai difficile trasmettere
la nostra esperienza a chi ha un’“educazione al non lavoro”, cioè a chi ha la
pretesa di avere le soluzioni tutte e subito, come accade cliccando un tasto
sul computer. Si pretende di essere “imparati”. Da che cosa dovremmo essere
quindi trasformati? Da una medicina? Dall’ascolto di regole magiche? Imparare
vuol dire sperimentare, provare e educare se stessi ad ascoltare gli altri, a
rischiare e a ragionare. Questa esperienza richiede tempo, mentre la pretesa di
vedere i risultati immediati finisce per frenare il desiderio a imparare. Ho constatato
come spesso nella scuola non vi sia la più pallida idea di cosa siano in realtà
le aziende, perché ho trovato ancora pregiudizi che ascoltavo cinquant’anni fa.
Abbiamo assunto da poco alcuni giovani che ho incontrato nella scuola in cui
avevo tenuto questi incontri: non solo hanno appreso molti elementi di cui
avevo parlato, ma hanno avanzato anche nuove proposte. Del resto, stimolare la
curiosità genera la capacità di ragionare e di proporre. Adesso assumeremo alcuni
apprendisti, sperando di trovare ragazzi che siano aperti alla curiosità. Noi
vogliamo continuare questo percorso, perché è necessario che entrino in azienda
sempre nuove forze. Ma questa necessità non è soltanto dell’azienda, perché è soprattutto
una necessità della comunità: lavorando si diventa uomini e donne, s’impara
l’umiltà per ascoltare i suggerimenti degli altri, per elaborarli e per
esprimere nel modo migliore le proprie capacità. Tanti enti si qualificano come
centri di formazione, ma nella mia esperienza ho riscontrato che sono strutture
vecchie, perché non hanno seguito l’evolversi delle esigenze delle aziende. Ho
l’impressione che queste strutture siano più impegnate a insegnare ai ragazzi quali
sono i loro diritti sacrosanti, anziché quali sono i loro doveri. In alcuni
casi, pare proprio che in questi enti vi sia la preoccupazione di evitare che
si produca la novità.
L’imprenditore non ha paura della novità, ma la ricerca e
la provoca. Allora la questione diventa: come educare alla novità? Per
stimolare la curiosità basterebbe visitare una fiera, per esempio. Le fiere non
sono più l’anticipazione di qualcosa che accadrà dopo anni, ma sono esposizioni
di ciò che viene sperimentato nell’attuale: quello che è possibile vedere in
fiera è già operativo all’interno delle aziende. Chi partecipa a quella fiera
vedrà gli imprenditori con il sorriso: sorridiamo al pensiero di vedere
qualcosa di nuovo.
La novità invita al sorriso. Qual è la novità a cui state
lavorando? I giovani della nostra officina meccanica lavorano molto bene
fra loro e si scambiano informazioni, però vorrei che non si limitassero a
questo, ma che proponessero come intervenire man mano nel loro lavoro. Questo approccio
è qualcosa di diverso che migliora l’avvenire, non solo dell’azienda.
Noi disponiamo delle tecnologie più avanzate del settore e
stiamo investendo nell’acquisto di ulteriori macchine per consolidare la nostra
produzione, ma la nostra attenzione ora è rivolta soprattutto alla cosiddetta fusione
laser selettiva, che mira a costruire qualcosa non prendendo più un pezzo di
materiale da cui asportare l’eccesso man mano, in modo da dare a quell’elemento
la forma desiderata. Questa lavorazione, invece, prevede di aggiungere polvere
su strati sovrapposti, secondo la forma dell’oggetto da produrre, senza sprechi
e senza inquinare. È una specie di stampa 3D, ma non è la stampa 3D. È un’altra
applicazione, la Selective Laser Melting, ossia la costruzione di componenti
meccanici mediante polvere e raggio laser.
La scommessa è quella di utilizzare queste tecnologie non
comuni nel nostro lavoro degli stampi, di cui ora possono giovarsi le aziende e
non soltanto i centri di ricerca. Applicare nel nostro settore questa nuova tecnologia
comporterà un cambiamento notevole nella progettazione e nella produzione,
senza più sprechi e con tanto di sorriso, perché queste invenzioni ci rendono
felici di andare incontro alla novità, che farà sorridere anche i nostri
giovani apprendisti.