L'ASCOLTO E' PRAGMATICO
Nell’era dell’automazione, nell’Officina Meccanica
Marchetti, leader nella progettazione e costruzione di stampi a iniezione, se
c’è qualcosa che non può essere automatico è proprio l’ascolto.
Nel dibattito che apriamo in questo numero della rivista,
l’accento è posto sull’ascolto come essenziale alla lucidità.
Quanto è importante per il proseguimento della sua
esperienza d’imprenditore? L’ascolto è indispensabile e deve essere
continuo, perché soltanto ascoltando i collaboratori, i clienti e quel che
accade nella città ciascuno può capire quale strada intraprendere.
Non è questione di vocazione o d’ispirazione: importano le
considerazioni logiche che intervengono ascoltando quanto accade intorno a noi.
Quest’anno abbiamo intenzione di sviluppare la nostra
attività con una struttura più solida che favorisca occasioni d’incontro e di
ascolto in azienda e con i clienti. Oggi i rapporti spesso sono gestiti tramite
strumenti informatici, a discapito della conversazione. Per questo abbiamo in
programma di potenziare la nostra struttura con l’ausilio di una figura
professionale che solleciti l’instaurazione di un dispositivo di parola con
ciascun cliente. A volte capita di mandare una moltitudine di mail e qualcosa
sfugge, mentre possono bastare poche parole per trovare subito il modo migliore
di proseguire. Instaurando un dispositivo di parola, con uno scambio d’idee
anche al di fuori dell’ambito lavorativo vero e proprio, è possibile favorire
la crescita di ciascuno.
Nel contesto attuale in cui viviamo, sembra che l’ascolto
sia diventato inutile. Siamo in un’epoca in cui disponiamo di così tanti mezzi d’informazione
che basta digitare una parola in internet per trovare subito una serie di
significati. Sappiamo cosa significa quella parola, ma poi sappiamo anche
interpretarla nel quotidiano? È questa la cosa più difficile: interpretare il
significato delle cose, collegandolo al nostro agire quotidiano. Ho
l’impressione che sia in atto la tendenza ad appoggiarsi agli strumenti
informatici, delegando la capacità di discernere le informazioni perché sembra
più redditizio trovare soluzioni pronte, anche se non sono maturate lungo il
ragionamento. Questo è un problema, perché porterà a una minore capacità di
ascoltare e di decidere.
La politica di “abbreviare i tempi” segue a quella di non
sprecare il tempo, inteso come un contenitore già definito, quindi secondo un
programma ideale.
Ma l’investimento nel tempo dell’ascolto pragmatico, per
dir così, si traduce invece nel migliore investimento del tempo… Il tempo
in azienda è sempre più importante. Dobbiamo, però, riuscire a capire qual è il
tempo in cui acquisiamo elementi che ci arricchiscono e quale quello che,
invece, non dà frutti. Potenziare l’organizzazione aziendale non vuol dire
soltanto strutturare l’azienda per andare nella direzione della cosiddetta Industria
4.0, ma implica anche avere il tempo di parlare di più con i collaboratori, per
esempio. Perché ci stiamo dotando di macchinari che producano in tempi più
brevi? Perché offrono la possibilità di dedicare più tempo alla conversazione
in azienda, tra le altre cose. Se, accanto a questo avanzamento, non riusciremo
a creare una struttura in cui ci sia più ascolto e comunicazione fra i reparti
dell’azienda, noi saremo forse più efficienti, ma meno efficaci.
Può fare qualche esempio? Oggi, sono tante le
opportunità della tecnologia per produrre con rendimenti maggiori. Però, la
trasformazione in atto non può avvenire soltanto in termini di efficienza, occorre
che sia anche in termini di crescita di chi lavora nell’azienda.
Cosa intendo con il termine “crescita”? Gli uomini e le
donne che contribuiscono all’azienda devono essere tutti più partecipi al
processo di crescita con idee e proposte, soltanto così potremo divenire
migliori e essere anche più efficaci.
L’altro giorno ho sentito che in Germania è stato proposto
di ridurre l’orario lavorativo settimanale da 35/40 ore a 28, a seconda del settore
di riferimento. Questa è una bella cosa, perché, se si può vivere lavorando
meno, aumenta il tempo da dedicare ad altro. Ma questo tempo in più a
disposizione sarà dedicato a migliorare o a non fare niente? In quest’ultimo
caso, forse sarebbe meglio lavorare 40 ore. Se, invece, dedicassimo questo
tempo a svolgere attività che promuovano la crescita dell’individuo, allora
sarebbe davvero una bella conquista.