L'UTILE IN CUCINA NELLA TRADIZIONE MODENESE
Il Ristorante da
Danilo ha sempre avuto una clientela costante da oltre quarant’anni. In che
modo oggi un’azienda di ristorazione trova la via dell’utile?
L’utile di un
ristorante o di un bar non può essere raggiunto alla stregua di qualsiasi altra
azienda di produzione o di servizi, per il semplice fatto che deve gestire una
materia ad alta deperibilità. I panini o i piatti rimasti invenduti al termine della
giornata non possono essere riproposti il giorno successivo. D’altra parte, non
si può rischiare di rimanere a corto di prodotti da offrire ai clienti quando
ancora la giornata non è terminata. Allora, l’approvvigionamento quotidiano
deve basarsi su un calcolo molto approssimato, che non garantisce
dall’eventualità di vedere gli utili della giornata erosi dalla merce
invenduta, che si è costretti a gettare nella spazzatura.
Inoltre, è difficile
produrre utile nella ristorazione, perché non si può andare a scapito della
qualità, salvo in quei locali che si accontentano della clientela di passaggio,
che comunque non sarebbe tornata, per cui il gestore può permettersi di offrire
cibo di qualità scarsa, ricavando il suo margine dal risparmio sui costi.
Ma un ristorante o un
bar rinomati, con una clientela abituale, non possono cedere sulla qualità, ma
oggi non ci sono più gli utili esagerati degli anni Sessanta o Settanta.
Che cosa è
cambiato?
All’epoca la materia
prima costava meno, così le utenze e i costi di gestione; il costo dei
dipendenti incideva per il 20-30 per cento, mentre oggi arriva addirittura
all’80 per cento. Ciascun dipendente viene a costare dai 40 ai 50 mila euro
all’anno, per cui, chi ha otto o dieci dipendenti ha bisogno d’incassare tanto
ciascun giorno e a quel punto deve fare una scelta: alza il prezzo o tiene
qualche dipendente in meno? Tuttavia, deve fare i conti con il fatto che oggi
non sono in molti coloro che possono permettersi di spendere 40 o 50 euro a
pranzo. E, d’altronde, se vuole tenere tanti dipendenti, deve abbassare i
prezzi per avere un flusso di cassa costante. Noi abbiamo adottato questa
politica, anche se offriamo una cucina in cui non possiamo assolutamente cedere
sulla qualità, io devo controllare che la qualità della materia prima che
utilizziamo sia garantita ciascun giorno al 100 per cento. Da qui non si
scappa, anche se la qualità costa. Alcuni ristoranti a conduzione familiare
hanno scelto di mantenere la qualità per quei pochi clienti che sono disposti
ad aspettare almeno mezz’ora di essere serviti. Ma questo è improponibile a mezzogiorno,
soprattutto per chi lavora e ha una pausa pranzo limitata. Poi, oggi è tutto
così frenetico che le persone non riescono a godersi neppure una cena o un
pranzo domenicale, senza portarsi dietro la fretta abituale, per cui esigono di
essere serviti subito, anche se poi rimangono a tavola a chiacchierare.
Abbiamo parlato
dell’utile finanziario, ma il Ristorante da Danilo può vantare di essere utile
alla città, alla comunità, perché valorizza la memoria di alcuni piatti della
tradizione modenese…
Questo utile sta nel
piacere del riscontro che si ottiene quando i clienti di tutto il mondo si
complimentano con noi per i sapori che ormai siamo rimasti in pochi a proporre.
Sto parlando di Modena, ma lo stesso vale per altre città. A Firenze, per esempio,
in centro difficilmente si trovano ristoranti che propongono i veri sapori
della Toscana, bisogna cercarli fuori città, in piccole trattorie, dove si
assaggiano piatti che sono preparati in modo incredibile e seguono ricette più
o meno segrete, custodite gelosamente dalle famiglie. Purtroppo, la maggior
parte dei ristoranti oggi utilizza i “preparati” che acquistano nei grandi
magazzini – il preparato per il brodo, quello per le carni, quello per i dolci
–, così, i piatti hanno tutti lo stesso sapore, in tutti i ristoranti. Ma dove
trovano la gioia e la soddisfazione di preparare ciascun piatto come facciamo
noi, avviando la cucina alle otto del mattino? È impagabile il gusto della
pasta fatta ancora con la sfoglia tirata a mano con il matterello, utilizzando l’apposita
farina, anziché quella per le macchine industriali, che costa meno. Se ne
accorgono anche i turisti che vengono da altre città d’Italia e di altri paesi,
pur non conoscendo le nostre tradizioni, perché magari hanno assaggiato
tortellini e tortelloni in qualche ristorante che li acquista già fatti, e la
differenza si sente, tant’è che spesso c’è chi chiede di mangiare i tortelloni,
soprattutto quelli di zucca, senza condimento o soltanto con un pezzettino di
burro crudo.
Voi avete vinto il
premio della Camera di Commercio per il miglior carrello dei bolliti della
provincia di Modena…
Mi
dispiace dirlo, ma a Modena credo che ormai siamo rimasti gli unici, gli altri
ristoranti preparano il bollito e poi lo tagliano a pezzi e lo mettono in frigo
per scaldare al momento. Non è la stessa cosa: lo zampone riscaldato, per
esempio, produce una patina bianca in superficie che è persino fastidiosa da
vedere. Ecco perché la gente mi telefona per assicurarsi che ci sia il carrello
dei bolliti. E quante foto mi fanno i turisti mentre taglio i pezzi da mettere nel
piatto, prima di portarlo sulla tavola con la salsa verde, quella rosa e la
mostarda. Credo che sia il piatto del nostro ristorante più famoso nel mondo.