QUANDO LO SCARTO DIVENTA OPERA D’ARTE
“Un
complemento d’arredo, un oggetto di design o una pavimentazione non sono
semplice materiale edile assemblato, ma costituiscono la realizzazione di un
sogno”. Con queste parole lei ha inaugurato il concorso “The B-Side 2.0”,
organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Architetti di Bologna e Bologna
Design Week, la manifestazione internazionale dedicata alla promozione della
cultura del design, che si svolge nel centro storico di Bologna in occasione
del Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e
dell’Arredobagno. Ci racconta di questo innovativo progetto?
La nostra
azienda da oltre ottant’anni si avvale dell’esperienza di esperti artigiani per
la lavorazione di marmi provenienti da tutto il mondo. Produciamo manufatti su misura,
secondo le diverse esigenze della clientela. Ogni mese, quindi, dobbiamo smaltire
almeno 50 quintali di sfridi – cioè di ritagli – di marmi, di graniti, di onici
e diversi metri cubi di fanghi. Ma i cosiddetti scarti delle lavorazioni sono
pietre pregiate, che è uno spreco smaltire, oltre al fatto che lo smaltimento
in sé è un costo economico. Ho contattato, quindi, alcuni designer perché interpretassero
i colori e il materiale degli sfridi ciascuna volta in forme diverse, per
trarne una collezione di oggetti d’arredamento unici. Abbiamo quindi ideato il
nuovo marchio The B-Side, con l’intento di recuperare e valorizzare proprio gli
scarti delle nostre lavorazioni.
È un
progetto imprenditoriale difficile, perché produciamo solo oggetti unici, ma è
anche un’occasione per ribadire il valore di un’impresa artigiana come la
nostra, che è in grado di recepire le diverse richieste del mercato attuale. La
crisi dell’edilizia di questi ultimi anni, infatti, ha trasformato il modo
d’intendere la casa. Oggi, il proprietario non si accontenta più delle finiture
che ha scelto l’impresa costruttrice, ma vuole scegliere direttamente i materiali
della propria casa, perché sono un investimento nel suo progetto. La soglia di
80 centimetri per 10, per esempio, come può essere quella di una comune
apertura di una porta, è pensata per completare una parte del suo sogno. Noi
intendiamo il valore di questo sogno e forse questo è il motivo principale per
cui la nostra azienda è diventata un punto di riferimento per la clientela. È
nata così anche l’idea di organizzare un concorso, che prende il nome dal
nostro progetto, The B-Side 2.0, rivolto a giovani designer invitati a
inventare nuove forme d’arredo per offrire una seconda vita agli sfridi di
produzione. Le loro opere saranno premiate ufficialmente nel mese di settembre,
durante lo svolgimento del Cersaie, all’interno della manifestazione Bologna Design
Week.
Con la
quantità anche la scarsità diventa opera d’arte…
Quantità e
qualità non sono opposti, soprattutto in un’azienda artigiana, e dovrebbe
essere così anche nell’industria. Apple è un esempio clamoroso per tutti.
Nell’impresa artigiana le quantità di prodotti non sono il risultato della
produzione in serie. Per l’allestimento di un hotel, per esempio, un
imprenditore mi ha chiesto di produrre venticinque tavolini uguali. Ma
venticinque tavolini sono già una piccola serie per un’impresa artigiana,
mentre è un numero esiguo che non giustifica una produzione industriale.
Avviare la produzione di venticinque o di un solo tavolino per noi è la stessa cosa,
trattandosi di una produzione artigianale in ciascun singolo caso. Ma
l’artigiano ha anche costi diversi da quelli della grande impresa, che industrializza
i processi di produzione in modo da ridurre al minimo, per esempio, gli sfridi.
Mentre, nel nostro caso, il valore aggiunto è costituito anche dai cosiddetti
scarti, come dimostrano i manufatti unici a marchio The B-Side.
E con la
quantità anche l’invenzione è infinita…
Nel nostro laboratorio abbiamo una vasca per la
decantazione delle polveri prodotte dal taglio del marmo. Nel pulire le
attrezzature dalla polvere e dai fanghi di segagione, ho notato che la pelle
delle mani diventa liscia, perché la polvere di queste pietre naturali ha lo
stesso effetto di un peeling. Allora, ho avuto l’idea di riciclare questi
fanghi nell’industria cosmetica, una volta che sono stati depurati, ma non ho
ancora trovato il tempo di cercare un partner per esplorare questa ipotesi.
Attualmente, il materiale riciclabile richiede una gestione che costituisce un
costo, che, invece, io voglio far diventare un reddito.