LA FORZA DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE ITALIANE
Il dibattito sul futuro della siderurgia in
Italia e in Europa, suscitato dai casi Lucchini e Ilva, negli ultimi anni ha
posto l’attenzione sull’opportunità d’investire in tecnologie green come quelle
che utilizzano forni elettrici a gas naturale per le lavorazioni dell’acciaio
cosiddetto pre-ridotto (depurato dalle impurità). All’estero, intanto, resta la
quasi indifferenza delle multinazionali del settore che hanno sedi in paesi
dove la salvaguardia dell’ambiente non è ancora una priorità nelle politiche di
produzione. La trasformazione in atto nel siderurgico, che in Italia conta la
perdita di oltre trentamila posti di lavoro in cinque anni, implica nuove
politiche di rilancio per le piccole e medie imprese del paese. Queste aziende
sostengono sforzi enormi per assicurare a clienti e partner il flusso regolare
di materie prime e garantire servizi sempre più efficaci, stando al passo con
competitor esteri non limitati, come in Italia, dalla miscela esplosiva di
esasperate politiche di tassazione, di burocrazia, di tassi esosi sui crediti
bancari e di alti costi dell’energia e della manodopera…
Siamo
testimoni di un periodo in cui diverse aziende espatriano e quelle che
mantengono la produzione in Italia non riescono a investire con regolarità in
produttività e sviluppo. La siderurgia viene percepita come un sistema chiuso e
inquinante, che non riguarda i cittadini ed è fonte di problemi, più che come
una risorsa. Eppure, l’incremento del tessuto industriale, in particolare di
quello alle attività siderurgiche, favorisce lo sviluppo globale del territorio
e, di riflesso, delle persone. Le infrastrutture, come ferrovie e autostrade, e
i mezzi di trasporto, come treni e automobili, per esempio, sono indispensabili
e dipendono dall’industria siderurgica. Inoltre, il paese ha bisogno di
prodotti durevoli, di cui possano usufruire le generazioni future, ma
l’attenzione è sempre più focalizzata su altri settori come quelli della
ristorazione, dell’agroalimentare e del turismo.
L’impressione è che in Italia la natura, la
tecnologia e l’impresa siano intese come contrapposte…
Il problema
è che mancano una programmazione e una strategia industriali, per cui le
imprese del siderurgico sono costrette a lavorare senza prospettive, e chi
mantiene gli investimenti in Italia deve limitarsi a una gestione
personalistica e di miope opportunismo. In Germania, per esempio, è stata
attuata una politica industriale che ha scommesso molto sul settore
automobilistico e sull’industria pesante, e i risultati sono sotto gli occhi di
tutti. Anche in Svezia, per esempio, c’è grande sensibilità per l’industria
siderurgica, perché apporta ricchezza, e l’investimento in nuove tecnologie si
traduce anche in salvaguardia dell’ambiente, attraverso la costante
manutenzione del territorio con il regolare trattamento delle acque dei fumi e
dell’aria.
In Italia,
invece, gli imprenditori che chiedono chiarezza e tassazioni più adeguate per
investire in nuove tecnologie e progetti di espansione sono accusati di
indulgere nel lamento. Questi, però, ciascun giorno devono fare i conti con
l’alto costo del lavoro e della burocrazia, che non permette di investire
nell’insegnamento di un mestiere che esige anni di apprendimento, per ricavarne
profitto soltanto successivamente. Nonostante tutto questo, noi abbiamo assunto
alcuni giovani, di cui potremo avvalerci in modo proficuo solo fra qualche anno,
quando saranno maturi tecnicamente per assumere responsabilità nei processi
aziendali. Inoltre, stiamo investendo in macchine utensili all’avanguardia per
il taglio dei metalli perché la tecnologia ci consente di essere più
competitivi. Nel frattempo, dobbiamo mantenere il ritmo delle consegne e dei
servizi, mentre il fatturato deve rimanere costante per pagare gli stipendi,
acquistare materie prime di alto livello e ripagare l’investimento. Non
dimentichiamo, poi, che nell’uomo c’è l’esigenza d’imparare e migliorare le
proprie conoscenze e per questo dobbiamo preoccuparci anche di incrementare
l’entusiasmo e la partecipazione dei nostri collaboratori.
Stiamo investendo su più fronti, fra cui
sicuramente l’ampliamento di alcune gamme di prodotti per il revamping del
magazzino automatico, che ci consentirà velocità maggiore nelle lavorazioni e
nelle consegne, maggiore precisione e lo stoccaggio di sagomari di prodotti più
ampi per soddisfare la clientela più esigente del settore acciai da stampi.
Inoltre, il nuovo servizio di Sefa Machine Center aprirà prospettive nuove per
accorciare la filiera tra fornitore e cliente. Ci avvaliamo della stima e della
proficua collaborazione della principale azienda siderurgica svedese, la
Uddeholm, per la quale siamo partner esclusivisti dal 1977, quando fui
contattato dai dirigenti all’epoca in cui era ancora di proprietà della
famiglia reale. Il nostro, infatti, è uno dei pochi paesi nel mondo in cui la
distribuzione degli acciai speciali non avviene solo tramite l’ufficio vendite
della produttrice o loro filiali, com’è invece altrove, ma si avvale di pochi
qualificati agenti autorizzati. Questo modello è un’eccezione nel mondo. È
importante il riconoscimento attribuito alle imprese italiane da importanti
partner esteri per l’affidabilità e la conoscenza del territorio e della sua
cultura. Tra l’altro, queste dovrebbero essere considerate come la vera e
propria forza delle PMI italiane.