L’APPORTO DELL’EDILIZIA ALL’AMBIENTE
È ormai noto il caso bolognese dei 55
alloggi Acer, l’ente regionale che gestisce l’edilizia residenziale pubblica,
appena ristrutturati e rifiutati, a causa della mancanza di balconi, dalla
maggior parte delle 150 famiglie in attesa di essere collocate in una casa
popolare. Questo episodio è tanto più eclatante considerando, da una parte, l’aumento
dell’emergenza abitativa e, dall’altra, le critiche di istituzioni e di
comitati alla nuova edilizia, accusata di consumare territorio…
L’edilizia
sociale è un’edilizia pubblica, gestita dalle regioni o dai comuni e destinata
alle persone che non si possono permettere affitti con canoni a libero mercato.
Non mi sembra eticamente corretto che una famiglia indigente rifiuti l’assegnazione
di un appartamento, per esempio, per la mancanza del balcone.
Anche
a me sono capitate situazioni di questo tipo. Nel 2012, in occasione del sisma
in Emilia, ho messo a disposizione due appartamenti invenduti, nuovi e in classe A,
perché fossero abitati a canone zero dalle famiglie rimaste senza una casa. Uno
dei due appartamenti non aveva il garage e più di una famiglia non accettò la
proposta di comodato gratuito per questa ragione. Questi rifiuti sono frutto di
una mentalità sbagliata perché fondata sull’assistenzialismo.
A
Bologna si sta registrando un incremento demografico, che porterà
necessariamente a un aumento della richiesta di case, non solo per le fasce più
deboli ma anche per quelle più abbienti.
Il
problema del consumo di suolo può essere ridimensionato dalla riqualificazione
urbana, di cui peraltro una città come Bologna avrebbe bisogno. L’intervento
non sta solo nella ristrutturazione, ma anche nella demolizione e nella
ricostruzione di edifici. Inoltre, esistono interventi urbanistici in cui il
cosiddetto consumo di territorio è necessario e non dannoso. Mi riferisco, in
particolare, ad alcuni comuni della provincia di Bologna, che negli ultimi anni
hanno avuto uno sviluppo urbanistico senza un progetto di lungo periodo.
Ciascun contesto urbano richiede un diverso intervento urbanistico, per questo
l’espansione edilizia non va demonizzata e la riqualificazione non deve essere
limitata dalla burocrazia invadente.
Edilizia e ambiente sono due cose in
contrasto?
Assolutamente
no. Prima di essere approvato, un progetto urbanistico attraversa processi
molto complessi e lunghi, che coinvolgono i cittadini, le imprese e numerosi
organi di tutela, anche quelli ambientali. Il cittadino ha la possibilità di
presentare le proprie osservazioni in ogni fase della progettazione
urbanistica, direttamente in quella tra adozione e approvazione, indirettamente
attraverso le forze politiche che lo rappresentano, e la Pubblica
Amministrazione ha il dovere di rispondere a ciascuna osservazione, prima dell’approvazione
dei vari strumenti urbanistici.
Ciascun
provvedimento urbanistico esige questa procedura e, nel momento in cui è
approvato, diventa legge sia per il cittadino, sia per l’imprenditore, sia per
l’Amministrazione. Il diritto acquisito non può essere messo in discussione.
Nel momento in cui un Piano Strutturale Comunale, che rende virtualmente
edificabile un’area, viene approvato e l’area entra nel Piano Operativo
Comunale, non è più pensabile che un comitato cittadino possa intervenire per
bloccarlo, andando contro normative alla cui redazione, peraltro, i cittadini
hanno contribuito. L’Amministrazione, che rappresenta gli interessi di tutti,
non deve cedere ai ricatti di comitati di sorta, che esprimono interessi
particolari perché, se il cittadino non è intervenuto prima che il piano
divenisse legge, non può pensare di farlo dopo.
A
Bologna sono molti i casi in cui i diritti acquisiti, tutelati da una
normativa, sono stati messi in questione per problemi politici tra
Amministrazione e comitati, ma in questi casi più che mai si tratta di tutelare
anche l’interesse delle aziende ─ e dei loro lavoratori ─ che si sono messe in
gioco.
L’obiettivo
di questo iter complesso è quello di apportare qualcosa di positivo al
territorio. Non si può parlare di “colata di cemento” fine a se stessa,
soprattutto quando chi abita nei nuovi edifici gode di scuole, piste ciclabili e
parchi pubblici, realizzati grazie alle imprese edili che si sono fatte
carico delle opere di urbanizzazione, spesso molto onerose, che divengono
patrimonio di quel territorio.
La sua azienda sta lavorando a un nuovo
progetto edilizio nel centro di Bologna…
“Residenza
Porta Saffi” è un intervento di riqualificazione che si svolge all’inizio di
via Saffi. Si tratta di un’area in cui sorgeva un laboratorio di lattoneria,
che è stato demolito per realizzare una palazzina di nove appartamenti. La
palazzina ospiterà trenta autorimesse, più di quelle previste a copertura delle
persone che la abiteranno, in modo da poter soddisfare la diffusa richiesta di
parcheggio in quella zona. Anche in questo caso possono esserci benefici per il
territorio, per esempio perché viene ridotto il numero di automobili parcheggiate in strada. L’intervento
verrà realizzato con una tecnologia innovativa, in classe A. È previsto un
meccanismo di riscaldamento totalmente elettrico, per cui ogni appartamento
avrà il proprio scambiatore idronico, la propria pompa di calore e il
riscaldamento a pavimento. L’utilizzo del riscaldamento autonomo negli edifici
con oltre quattro appartamenti, infatti, non è in direzione del risparmio
energetico. Il riscaldamento centralizzato, d’altronde, comporta spese condominiali
importanti. Per uscire da questa empasse abbiamo progettato una modalità di
riscaldamento autonomo elettrico. Inoltre, sarà realizzato sul coperto della
palazzina un impianto fotovoltaico, il cui utilizzo è destinato a ciascun
singolo appartamento e non al condominio. Infatti, l’utilizzo del fotovoltaico
a uso condominiale, di norma serve a produrre corrente da vendere a Enel per
compensare i debiti derivati da consumi non adeguati.
Gli
appartamenti avranno in dotazione cucine con elettrodomestici con piano a
induzione, eliminando così il rischio che deriva dagli impianti a gas. Al piano
terra, saranno realizzate colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, a
beneficio non solo degli inquilini dell’edificio, ma anche dei loro ospiti.
Anche questo è stato pensato nell’ottica di apportare un beneficio al
territorio nel suo complesso.
Infine,
nell’interrato, sarà realizzato un locale che ospiterà una lavanderia, con
lavatrice e essicatoio di tipo industriale, grazie ai quali il ciclo di
lavaggio si completerà in un’ora. Per farli funzionare è previsto il costo di
un gettone, in modo da evitare spese condominiali che potrebbero portare a
diatribe tra gli inquilini. Il servizio a gettoni sarà dotato di sistema di
prenotazione online.
Quando si concluderanno i lavori?
Abbiamo appena iniziato e la consegna dell’immobile è prevista per la metà del 2016, anche se abbiamo già venduto qualche unità abitativa. Chi acquista prima, infatti, ha la possibilità di personalizzare l’appartamento, avvalendosi dei consigli dei nostri progettisti professionisti.